Il focus Ismea sulle vendite di uova e carni avicole, presentato a Forlì lo scorso 28 ottobre in occasione del Poultry Forum, è stato al centro dell’appuntamento rivolto al settore avicolo a cui hanno partecipato gli operatori della filiera, rappresentanti delle associazioni, della Distribuzione Moderna Organizzata. «Il Poultry Forum ha fatto incontrare l’intera filiera avicunicola, che ricordiamo è una delle poche in ambito zootecnico completamente autosufficiente» ha dichiarato il presidente di Fieravicola Renzo Piraccini aprendo l’evento. «Vogliamo fare di Fieravicola l’appuntamento di riferimento delle carni bianche per il bacino del Mediterraneo e farla vivere 12 mesi all’anno: ecco perché il Poultry Forum sarà un evento autunnale permanente a Forlì, perché il settore ha bisogno di momenti di incontro e confronto, come avvenuto oggi sui tanti spunti che la ricerca di Ismea ha lanciato».
L’analisi sull’andamento del comparto, uno dei più importanti della zootecnia italiana, è stata inserita in un più ampio contesto di rilevazioni di macro-tendenze: dal consumo delle famiglie, oggi strette tra rincari e spinta inflattiva che le costringe a contrarre il carrello della spesa e ricorrere a pesanti strategie di risparmio, al rapporto costi/prezzi per gli operatori della filiera avicola, partendo dalla considerazione dei fattori che stano determinando l’incremento dei costi di produzione, energia e mangimi in primis.
Secondo l’Indice Ismea le voci di spesa che registrano gli incrementi più significativi sono proprio i prodotti energetici (+80% nel periodo gennaio-settembre) e i mangimi (+27% rispetto a gennaio-settembre dello scorso anno). E queste voci hanno pesantemente condizionato la redditività delle aziende avicole.
Per le carni avicole, che vengono da un 2021 decisamente difficile oltre che poco remunerativo per i prezzi all’origine del pollo, si registra tuttavia una redditività in recupero. All’aumento dei costi è corrisposto un andamento dei prezzi che ha garantito questo recupero.
Diversa la situazione per le uova in termini di redditività. Nonostante il trend dei prezzi in continua ascesa da un anno, nel 2022 l’incremento dei prezzi non riesce a far fronte alla crescita ben maggiore dei costi, con ulteriore deterioramento di redditività, espresso dall’indice della ragione di scambio. In termini di volume le carni avicole restano le preferite da 9 consumatori su 10 (indice di penetrazione) e rappresentano il 41% in volume tra quelle del comparto.
Ma cosa si preferisce acquistare? Il prezzo più basso non basta al pollo a busto per essere più competitivo tra le referenze (–4%), mentre tiene il petto di pollo malgrado l’incremento dei prezzi. Le carni elaborate rappresentano ormai la parte più consistente del mercato e quella le cui vendite appaiono più solide. L’ampia gamma, la facilità di preparazione, il contenuto di servizio e i prodotti orientati a ricettazioni sono quelli che intercettano l’interesse degli acquirenti più giovani, il cui consumo incrementa e si conferma nelle abitudini con un +20% rispetto al pre-pandemia.
«Nonostante l’aumento dei prezzi a doppia cifra, le carni avicole restano le preferite dagli Italiani. Ma lo scenario è critico», precisa il presidente di Unaitalia Antonio Forlini. «Secondo i dati Ismea nel 2022 abbiamo assistito ad un +18% dei prezzi rispetto allo scorso anno e ad un +22% rispetto al 2019. L’avicoltura rimane tra i settori maggiormente colpiti dalla crescita esponenziale dei costi di produzione, aumenti che generano preoccupazione soprattutto per i consumi e che mettono a rischio la redditività delle nostre imprese. Siamo decisi a intraprendere un percorso di dialogo e confronto col nuovo governo per tutelare il comparto, una eccellenza nella zootecnia italiana e del made in Italy.
La filiera avicola italiana vuole continuare a produrre e garantire proteine nobili a tutti i cittadini. In ragione di ciò, auspichiamo che nelle turbolenze che caratterizzano lo scenario attuale ci sia l’impegno di tutti gli attori, dalle filiere alla distribuzione e alle istituzioni, per rafforzare la fiducia reciproca e la stabilità delle imprese per limitare al massimo la ricaduta sui consumatori degli aumenti dei costi».
Il tema della sostenibilità
Anche per i prodotti avicoli si conferma l’importanza della sostenibilità: le referenze alimentari che in qualche maniera evocano la sostenibilità sulla loro confezione continuano infatti a crescere passando dal 30% al 35% in un anno (fonte: Nielsen). In generale emerge un quadro complesso per l’avicoltura, di fronte al quale però le imprese avicole, interpellate su presente e futuro, hanno risposto con un sentiment sostanzialmente positivo. Alla domanda sull’andamento del settore nel terzo trimestre 2022, due operatori su tre ritengono migliorata la situazione del comparto della prima trasformazione delle carni avicole rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In merito alle previsioni di vendita la metà degli operatori ritengono che saranno positive o stabili fino a fine anno (fonte: Indagine Ismea sul clima di fiducia dell’industria, terzo trimestre 2022).
L’analisi Ismea sui consumi dei prodotti avicoli è stata presentata da Fabio del Bravo di Ismea ed è stata approfondita nella tavola rotonda moderata dal giornalista Lorenzo Frassoldati, con Filippo Cerulli, vicepresidente Assoavi, Antonio Forlini, presidente Unaitalia, Massimiliano Lazzari, responsabile Carni Coop Italia, Claudio Merlo, buyer Avicunicolo Consorzio Conad. Le conclusioni dell’appuntamento sono state di Luigi Ricci, dirigente settore produzioni animali del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. In concomitanza si è svolto a Forlì il VII Simposio di Sipa (Società Italiana Patologie Aviare) con sessioni dedicate alle sfide sanitarie che interessano la filiera avicola.
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