Una Chianina più sostenibile e meno inquinante: con ridotte emissioni di metano e una dieta più efficiente. Detta così verrebbe da pensare ad un’auto elettrica, a basso impatto ambientale, parliamo invece del “ruminante del futuro”, allo studio nel centro di miglioramento genetico di ANABIC a S. Martino in Colle, Perugia. Il progetto ha come obiettivo l’efficienza ambientale degli allevamenti attraverso riduzioni di metano ottenute a partire dalla genetica animale e sposa la nuova etica della sostenibilità (ambientale, sociale, economica). Ma fa parte anche di una strategia di contro-informazione o, per dirla meglio, di lotta alla disinformazione di un certo ambientalismo malizioso che fa uso distorto dei dati sulla zootecnia, “colpevole” di fantomatiche emissioni da gas climalteranti. Gira in rete, ad esempio, ripresa da qualche impigrita redazione, la bufala dei 15.000 litri d’acqua necessari per produrre 1 kg di carne l’anno, tralasciando però un “particolare” e cioè che il 90% circa di quest’acqua proviene dalla pioggia e alimenta dunque le colture. Se poi fosse vera la relazione 1 kg di carne = 15.000 litri di H2O una Chianina “leggera”— di appena 500 kg di peso — dovrebbe consumare 7,5 milioni di litri l’anno, cioè 20.000 litri d’acqua al giorno! La Chianina spugna…
Sorridete? Non dovreste farlo tanto. Il punto è che le bufale confezionate ad arte passano nelle maglie larghe della rete e dei mass media, si sedimentano nell’immaginario collettivo e il consumatore distratto e senza tempo, giustamente (o no), non prende in mano la calcolatrice. In realtà, secondo Ispra, il settore dell’agricoltura nel suo insieme rappresenta circa il 7% delle emissioni nazionali di gas serra, il 79% delle quali proviene dagli allevamenti.
«I bovini da latte e da carne producono appena il 4% della CO2. Di cosa stiamo parlando?» si infervora il direttore di ANABIC Stefano Pignani. «E se pensiamo che in 100 anni il numero di vacche è diminuito del 30-40%, e che la loro efficienza è aumentata, siamo lontani anni luce da questa disinformazione».
Polemiche a parte, il progetto cui lavora l’Associazione Nazionale Bovini Italiani da Carne è ambizioso. Si chiama i-Beef (Italian Beef Environment Efficiency & Fitness) e coinvolge ANABORAPI, che tutela la razza Piemontese, e ANACLI con le Charolaise e le Limousine italiane. Il progetto è finanziato dal Ministero dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare e dall’Unione Europea con risorse sulla “Biodiversità Animale” (Misura 10.2 del Programma di sviluppo rurale nazionale). Ha come obiettivi, in sintesi:
razze più resilienti ai cambiamenti climatici;
razze che emettono meno CO2 e metano in atmosfera;
miglior benessere animale; allevamenti più sostenibili, produttivi e riproduttivi;
animali più resistenti alle patologie e minor uso di farmaci.
«Al momento — ci dice Andrea Quaglia, responsabile dei centri genetici di ANABIC e della tenuta del Libro Genealogico della Chianina — i dati sono in fase di elaborazione e consistono in informazioni su emissioni di metano rilevate 3 volte l’anno su 200 capi durante le prove di performance e messi in relazione con peso, forma, quantità di emissioni e benessere animale (longevità materna, resistenze a malattie e antibiotici, ecc…) di ogni singolo capo».
L’emissione di gas serra, ad esempio, è registrata con un rilevatore laser che misura la densità del metano emesso in un arco di tempo prestabilito; l’efficienza alimentare è misurata con strumenti elettronici per il controllo dell’ingestione di mangime e fieno (assunzione residua di mangime). La raccolta dati si è conclusa a giugno e i risultati saranno resi noti, a breve, in queste settimane entro l’anno.
«Vogliamo riprodurre in futuro animali più sostenibili economicamente e per l’ambiente» sottolinea il direttore Pignani. «L’obiettivo è quello di estrapolare linee genetiche più efficienti nella trasformazione dell’alimento in carne e con minor emissione di metano. Tutto questo incrociando le rilevazioni con dati fenotipici, morfologici e genetici della razza».
Un altro progetto di ANABIC che procede in parallelo è la realizzazione di un centro genetico 4.0 finanziato con risorse interne e in parte del MASAF per rilevare in tempo reale informazioni sul benessere animale e lo stato di salute: stress termico, malattie, riduzione dell’uso di farmaci, tempestività degli interventi, maggior attenzione a individuare gli effetti ambientali disturbanti, ecc… Il sistema si avvale di sensori messi a punto da un’azienda israeliana e impiegati per monitorare costantemente alcuni allevamenti pilota (si veda l’articolo “Allevare la Chianina” a pagina 104).
In un’area libera del centro di miglioramento genetico perugino è stata inoltre realizzata una zona d’adattamento al pascolo con l’idea di far ambientare per un paio di mesi giovani animali ad alto profilo genetico che saranno messi a pascolo nelle aziende che li acquistano.
Massimiliano Rella
In foto: “bilancia” del cibo mangiato.
ANABIC è l’associazione che tutela cinque razze autoctone italiane fondata nel 1961 dall’unione delle associazioni di Chianina, Marchigiana e Romagnola; in seguito, anche di Podolica e Maremmana. Dal 1980 la sede è a Perugia con uffici e centro di miglioramento genetico delle linee maschili di Chianina, Marchigiana e Romagnola, mentre quello della Podolica a Laurenzana (PZ) e quello della Maremmana ad Alberese (GR).
L’obiettivo principe di ANABIC è di migliorare le cinque razze attraverso la selezione genetica dei riproduttori e diffondere i migliori riproduttori negli allevamenti italiani. La scelta dei riproduttori maschi avviene attraverso prove periodiche di performance, con cui i capi sono messi in graduatoria per l’asta degli allevatori. Sono valutate: morfologia, efficienza riproduttiva, efficienza produttiva, ecc… Ogni 3 mesi, al termine della Prova di Performance, è prelevato il seme dei torelli approvati per la fecondazione artificiale per diffondere il miglioramento genetico. ANABIC detiene inoltre il Libro Genealogico unico che permette l’identificazione anagrafica e genetica degli animali attraverso il Dna delle cartilagini, depositato per ciascun animale iscritto: ben 50.000 Dna l’anno e un totale di oltre 700.000 campioni a partire dal 2008; un patrimonio genetico importante per la tracciabilità e l’accertamento di parentela di entrambe i genitori, utile anche in funzione antifrode. >> Link: anabic.it |
Prezzi, materie prime, inflazione
Con la guerra in Ucraina il prezzo dei cereali è aumentato del 40-50%, il prezzo al consumatore è salito, ma per le distorsioni del mercato e i movimenti speculativi i margini dell’allevatore si sono comunque ridotti, in controtendenza. Se prima un vitellino di Chianina era pagato € 1.800-2.000, oggi si aggira sui € 1.200. Prima della guerra l’animale veniva pagato al kg/peso morto € 7,20 + Iva; oggi € 6,30-6,40. Negli ultimi 4 anni, poi, c’è stato un incremento di 2.500 capi, che il mercato non ha assorbito, infatti la richiesta di certificazioni IGP non è aumentata. Anche questo è uno dei fattori del calo del prezzo a peso morto, di circa 1 €/kg e di € 800-900 a vitello da ristallo. |
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