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Ipes-Food smonta la carne sintetica

of Redazione


Il consumo di carne è costantemente sotto i riflettori, perché gli allevamenti sono accusati di essere tra le cause dei cambiamenti climatici. Ma le fake news diffuse sulla relazione negativa tra allevamento di bestiame e sostenibilità sarebbero tante: vengono completamente ignorati gli effetti positivi del bestiame sul territorio, la diversità dei sistemi di produzione e non si tiene conto che in molte comunità agricole gli animali costituiscono l’unica fonte di reddito. Essi forniscono cibo, cuoio, lana, lavoro, ma anche fertilizzanti naturali per le terre, aiutando la conservazione del paesaggio, a sfruttare le terre marginali e ad evitare l’instabilità idrogeologica. È un nuovo rapporto di IPES-Food (ipes-food.org), panel indipendente di esperti internazionali, intitolato The politics of protein, a mettere in luce proprio questi aspetti avvertendo che “le idee diffuse nell’opinione pubblica sono sbagliate e le proposte fatte a riguardo possono avere conseguenze ancora più dannose”.

Secondo IPES-Food, vengono proposte soluzioni che non risolveranno i problemi, tra cui la promozione dei sostituti della carne a base vegetale e della carne coltivata in laboratorio. Come sostiene Phil Howard, lead author del rapporto, «è facile capire perché le persone sono attratte dal marketing, ma le soluzioni tecnologiche per la carne non salveranno il pianeta. In molti casi — aggiunge Howard — peggioreranno i problemi nel nostro sistema alimentare industriale, come la dipendenza dai combustibili fossili, le monoculture industriali, l’inquinamento, le cattive condizioni di lavoro, le diete dannose e il controllo da parte di enormi società. Dobbiamo cambiare il sistema, non il prodotto».

Secondo la ricerca, i sostituti della carne a base vegetale e della carne coltivata in laboratorio non salveranno il pianeta. Per scoraggiare il consumo di carne tradizionale, vengono promosse diete completamente vegetali, imponendo tasse sulla carne o diffondendo fake news sui presunti danni ambientali e alla salute umana dovuti proprio al consumo di carne. Il nuovo rapporto rivela chiaramente che “la carne artificiale non mantiene le sue promesse di maggior sostenibilità e non è la soluzione. La corsa alle proteine alternative e l’ossessione delle proteine nel marketing e nei media aumentano la dipendenza dai combustibili fossili, promuovono diete standardizzate fatte di alimenti ultra-trasformati, danneggiando le popolazioni e il pianeta”. Ecco perché “si rende necessario garantire l’accesso a diete sane, complete e sostenibili, con una transizione dell’intero sistema alimentare, e non solo una transizione proteica che penalizza tutti gli allevamenti”.

Il rapporto propone di passare da una transizione proteica a una “trasformazione verso sistemi alimentari sostenibili, con riforme alimentari localizzate, bloccando i monopoli delle proteine e ponendo fine ai finanziamenti pubblici di tali tecnologie”. Gli allevamenti, infatti, svolgono un ruolo importante nell’alimentazione della popolazione mondiale: basti pensare che l’allevamento del bestiame contribuisce al sostentamento di 1,7 miliardi di piccoli agricoltori nel Sud del mondo e svolge un ruolo economico cruciale per circa il 60% delle famiglie rurali nei Paesi in via di sviluppo. Il settore dà anche lavoro a 4 milioni di persone nell’UE e oggi rappresenta il 40-50% del PIL agricolo. Tuttavia, ci sono ancora troppe persone che non hanno accesso alle proteine nobili di alta qualità derivanti dagli alimenti di origine animale, con 811 milioni di persone malnutrite nel 2020 secondo la FAO.

Sempre la FAO sostiene che l’allevamento del bestiame sia responsabile del 14,5% delle emissioni globali di gas serra: eppure, anche se la consapevolezza su questi temi è aumentata, la strada da seguire per risolverli non è ancora chiara e le proposte in merito sono diverse.

I governi stanno sostenendo investimenti, sia pubblici che privati, per sviluppare carne finta coltivata in laboratorio o cibi iperprocessati a base vegetale che imitano la carne. “I presupposti su cui si basano queste soluzioni — sostiene IPES-Food — sono sbagliati o fondati su prove incerte, ma ormai talmente ripetute che sono accettate come un dato di fatto”. Ad esempio, emerge da tutti i dibattiti un’eccessiva enfasi sulle proteine, quasi ossessiva.

Lo stesso vale per la sostenibilità, ridotta in termini di emissioni di gas serra e ignorando completamente altri problemi, come la perdita di biodiversità, l’inquinamento chimico, il degrado del territorio, la fame e le carenze di micronutrienti. “Vengono completamente ignorati — sottolinea il report — gli effetti positivi del bestiame sul territorio, la diversità dei sistemi di produzione e non si tiene conto che in molte comunità agricole gli animali costituiscono l’unica fonte di reddito. Essi forniscono cibo, cuoio, lana, lavoro, ma anche fertilizzanti naturali per le terre, aiutando la conservazione del paesaggio, a sfruttare le terre marginali e ad evitare l’instabilità idrogeologica.

Non viene preso in considerazione nemmeno il prezioso valore nutrizionale della carne, fonte di proteine biodisponibili di alta qualità e di importanti micronutrienti che le diete completamente vegetali non riescono a garantire. Anche i sistemi pastorali, la produzione su piccola scala e la diversità dei territori vengono del tutto trascurati, proponendo soluzioni universali che non tengono conto delle diverse realtà e potrebbero addirittura peggiorare la situazione.

Le soluzioni tecnologiche proposte si basano, infatti, su proteine alternative prodotte con metodi industriali ad alta intensità energetica che utilizzano ingredienti sintetici. Vengono così creati cibi ipertrasformati, che non portano alcun beneficio, né in termini di sostenibilità né per la salute” (fonte: EFA News European Food Agency).



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