Che il vino sia buono non basta più. Sostenibilità ambientale, tutela del paesaggio, ruolo culturale e sociale delle aziende vitivinicole nel territorio in cui operano: il valore del vino è molto di più che il piacere edonistico legato alla degustazione. Il vino è il prodotto di un’agricoltura che aiuta territorio, paesaggio e società. È il prodotto agricolo che ha maggior visibilità e riconoscibilità e che può essere elemento trainante e propulsore di una rivoluzione all’insegna della sostenibilità e della cura nella gestione di risorse e territorio a livello globale.
Questo in sintesi il messaggio e i presupposti della prima edizione di Sana Slow Wine Fair che si è svolta a Bologna, dal 27 al 29 marzo 2022. Edizione che si inserisce nel solco di un percorso tracciato a partire da almeno 15 anni fa, quando nel 2007 a Montpellier, in Francia, produttori di vino provenienti da tutto il continente si riunirono per Vignerons d’Europe. Era la prima volta che accadeva ed è stato il primo passo di un viaggio che ha portato alla nascita di Slow Wine e dell’omonima guida alle cantine, presto diventata punto di riferimento nel panorama nazionale, poi alla stesura del Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto.
Ad aprire la manifestazione Carlo Petrini, Don Luigi Ciotti e Mario Tozzi che si sono fatti portavoce dei temi discussi durante gli incontri on-line precedenti alla fiera, sintesi della rivoluzione nel mondo del vino che la Slow Wine Coalition desidera portare avanti. Oltre 6.000 appassionati, buyer e professionisti hanno visitato le 542 cantine arrivate dall’Italia e da 18 Paesi del mondo e partecipato alla tre giorni di conferenze, masterclass, dibattiti, ma soprattutto di dialogo sui temi cardine del Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto, sottoscritti da tutti i partecipanti alla manifestazione.
«Ora che i protagonisti della Slow Wine Coalition si sono finalmente incontrati e confrontati, abbiamo più strumenti e maggiore consapevolezza per affrontare le sfide del futuro del mondo del vino». Così Giancarlo Gariglio, coordinatore della Coalition, traccia il bilancio di questa prima edizione di Sana Slow Wine Fair. «Solo insieme possiamo affrontare al meglio la transizione ecologica e far sì che la viticoltura guidi progetti che uniscono elementi di sostenibilità ambientale, difesa del paesaggio e crescita sociale e culturale. D’altronde la viticoltura è sempre stato un settore all’avanguardia nel campo agricolo e lo deve essere oggi a maggior ragione», continua Gariglio.
Tra i buyer i Paesi più presenti quelli del nord Europa, con in testa Germania e Danimarca, e Stati Uniti.
L’impegno per la transizione ecologica
Centrale, negli incontri che si sono svolti a Sana Slow Wine, è stato il tema della crisi climatica, i cui effetti si manifestano ad esempio nella siccità straordinaria che condiziona sempre di più le annate vinicole. Molte le pratiche di sostenibilità ambientale che si possono mettere in campo: la necessità di abbassare l’impronta idrica nella produzione del vino, l’importanza di preservare la vitalità del suolo per combattere fenomeni dannosi come l’erosione, il dilavamento e l’impoverimento della vita biologica. Trainante il ruolo del viticoltore nella tutela del paesaggio e nell’applicazione di pratiche quali l’agroecologia e la multifunzionalità. E infine, il ruolo sociale che svolgono le cantine, dai progetti di condivisione dei macchinari, delle strutture produttive e della manodopera, alla crescita culturale dei territori grazie al coinvolgimento delle popolazioni locali.
L’appuntamento alla seconda edizione con Sana Slow Wine Fair è dal 26 al 28 febbraio 2023.
Federica Cornia
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