Abbiamo appena chiuso ombrelloni e ripiegato teli da spiaggia, svuotato borse, sistemato nell’armadio zaini, messo da parte costumi, pinne, infradito e scarponcini da trekking, ripreso il tran tran quotidiano e io già penso un po’ al Natale. Un po’ per deformazione professionale, un po’ per curiosità, mi sono messa a gironzolare nel mondo virtuale del web scuriosando qua e là per vedere con quali idee, quali proposte per la tavola poter deliziare i nostri palati e quelli di parenti e amici durante le prossime festività.
Il classico dei classici è naturalmente lui, il panettone, che negli ultimi anni è diventato sempre più un prodotto da curare e promuovere non solo a Natale. Ad esempio ad Arzignano, in provincia di Vicenza, la pasticceria Olivieri 1882 (www.olivieri1882.com), secondo Gambero Rosso tra i Migliori Panettoni Artigianali d’Italia, nel suo laboratorio quest’estate ha fatto lievitare panettoni alla pesca e basilico e alla ciliegia rossa e maraschino. Lo chef Antonino Cannavacciuolo invece, nel suo panettone Vesuvio Summer edition (shop.antoninocannavacciuolo.it), già ricco di arance e mandarini canditi, ha aggiunto mango, limone e passion fruit, una glassa al cioccolato bianco e perle croccanti di cioccolato al latte e cocco rapè.
Anche i fratelli Pepe, della Pasticceria Pepe Mastro Dolciere di Sant’Egidio del Monte Albino (SA), il passion fruit lo mettono nel Dolcestate Panettone farcito con mango, menta e lime, cocco e ananas (www.pepemastrodolciere.shop).
Insomma, specialità tradizionale meneghina, il panettone si è acclimatato bene un po’ in tutta Italia ed è sempre più creativo e destagionalizzato.
Naturalmente nei vari laboratori pasticceri continuano a lievitare proposte nel solco della tradizione. Sempre da Olivieri 1882, Nicola Olivieri, titolare e pastry chef, insieme alle versioni più esotiche del panettone sforna due ever green come il Panettone classico e quello al cioccolato, quest’ultimo per il Gambero Rosso terzo in classifica tra i migliori panettoni artigianali al cioccolato di sempre.
Anche per i fratelli Pepe i classici rimangono la base sulla quale si innesca la sperimentazione di gusti e sapori tipici del territorio: dal Panettone con panna e latte di bufala al Panettone alle Albicocche del Vesuvio a quello con Mela Annurca, cioccolato e caramello. E qui, guarda caso, ma poi non tanto a caso visto l’amore per “a pummarola”, dalle colline di Corbara, nell’agro nocerino-sarnese, collocato a metà strada tra Napoli e Salerno, entra nel panettone anche il pomodoro Corbarino, col suo tipico sapore agrodolce una delle più significative testimonianze della tradizione rurale locale.
Dal dolce al salato il salto lo fa anche la Pasticceria Di Ciaccio di Gaeta (LT)(www.diciaccio.com) col Pan d’Ulisse, il gran lievitato salato con olive di Gaeta cultivar Itrana. A Gaeta a Natale va forte anche un altro lievitato, il Dolce Regina Sofia, “dedicato alla città, alla sua storia e a Maria Sofia di Borbone che difese strenuamente Gaeta fino alla sua capitolazione il 13 febbraio 1861” (caduta che portò alla proclamazione del Regno d’Italia, NdR). Si tratta di una ciambella ricoperta di cioccolato, decorata a mano, con cotognata di mele, nocciole tostate e aroma di cannella.
Il panettone dei Mantovani invece è l’Anello di Monaco, dolce a quanto pare introdotto in città dai Putscher, pasticceri di origine svizzera trasferitisi in Italia verso la fine del ‘700. Anche questo dolce ha forma a ciambella e una farcitura in cui si alternano nocciole e mandorle tostate, zucchero e Marsala. È un lievitato altissimo, la forma simile ad un cappello, un cilindro col buco ricoperto da una glassa bianca fatta di zucchero a velo e acqua.
Molto più a nord, a Chiavenna (SO), si ritrova la sobrietà della Pasticceria Mastai (www.mastai.it), che del panettone artigianale ha fatto il proprio prodotto di punta, mettendo grande cura e attenzione nella scelta delle materie prime e nella lavorazione. Disponibile tutto l’anno, il panettone della Valchiavenna si può acquistare anche on-line.
Il territorio coi suoi prodotti tipici torna ad esprimersi nel panettone con Aceto Balsamico di Modena Igp dell’Acetaia Giusti (www.giusti.it), in cui l’aceto viene usato prima nell’impasto, poi per la macerazione dell’uvetta, così da acquistare più aroma, e, infine, per la farcitura. L’Aceto Balsamico di Modena Igp finisce però anche nei cioccolatini: Giusti infatti rivisita la famosa pralina cuneese di cioccolato fondente aggiungendo il gusto intenso del Balsamico.
La storia del Pan del ton, quel pane di tono, di valore, quel pane bianco che solo a Natale i poveri riuscivano a consumare, non può che ricondurci a Milano, dove il legame fra la città e il panettone dura da secoli, almeno a partire dal Medioevo. Vari i racconti che, fra leggenda e realtà, accompagnano la nascita del più famoso dolce meneghino. Quel che è certo è che nel 1395 un decreto consentiva a tutti i forni di Milano di cuocere a Natale il cosiddetto Pan del ton e originare la cerimonia del “ciocco”, rituale natalizio delle famiglie milanesi durante il quale il padre di famiglia divideva fra i propri cari, riuniti attorno al focolare, un Pan del ton porgendone a ciascuno un pezzo.
Le Boutique Vergani, in Corso di Porta Romana 51 e in Via Mercadante 17 (panettonevergani.com), omaggiano la tradizione del panettone meneghino non solo a Natale ma tutto l’anno: in qualsiasi giorno è infatti possibile iniziare la giornata con l’originale colazione milanese che abbina una fetta di panettone a una tazza di Barbajada, bevanda molto in voga nella prima metà dell’800 a base di caffè con cacao, acqua bollente e latte miscelati e sormontata da un soffice strato di panna montata.
A Reggio Emilia, snodo dell’alta velocità mediopadana tra Milano e Bologna, c’è anche chi approda al Capolinea, che in questo caso è una Cremeria (www.cremeriacapolinea.com), come Simone De Feo, ex informatico e ora maestro gelatiere appassionatosi ai lievitati, che ha scelto di “darsi tempo, il tempo lento della doppia lievitazione”. Tutti i panettoni, realizzati con materie prima selezionate a filiera corta e metodi di lavorazione artigianali, riposano e lievitano per almeno 24 ore prima di essere infornati. Per una morbidezza che duri nel tempo c’è poi l’edizione limitata di panettoni chiusi ermeticamente in un vaso di vetro. La vasocottura ne mantiene infatti la freschezza e ne conserva la corretta umidità. E a questo punto, chiudere il pranzo o la cena con gelato e panettone è un gioco da ragazzi.
Federica Cornia
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