Ho iniziato il 2023 con una vacanza, giusto per prendere la rincorsa e dar forza ai buoni propositi per l’anno nuovo. I biglietti per il viaggio sono stati il regalo di mio fratello. Siamo andati assieme, lui ed io, da soli, per la prima volta. Quattro giorni nell’eclettica Berlino, saltellando dalla comunità vietnamita alla fondazione giapponese, il ristoro armeno, il museo nazionale, il mercato turco e notturne “tisane” alcoliche in locali misteriosi e fumosi.
Francesco è nato che avevo undici anni e ho tantissimi ricordi di quando non ero ancora una sorella. Sono ricordi perlopiù silenziosi con brusii di sottofondo. Dopo è stato il caos e il mio nome gridato da un’altra stanza, dal giardino, dal fondo della strada.
A vent’anni sono andata a vivere da sola una vita agitata e nomade. Mio fratello ha scelto invece una vita stanziale, turbolenta nei moti dell’anima.
Abbiamo ritmi di vita frenetici, non siamo mai veramente sereni, mai abbastanza soddisfatti, abbiamo molte comunicazioni demenziali, esilaranti ed insignificanti, qualcuna più seria, di confronto, quando serve.
Quando siamo assieme, per magia ci quietiamo, come se ritrovassimo un universo nostro senza dimostrazioni e giudizi.
Scendiamo dall’aereo, ci viene a prendere Giovanni, è l’ora di cena, andiamo nella mia pizzeria preferita. Ci sediamo, ordiniamo e nell’attesa Salvo ci porta un vassoio di focaccia appena sfornata e mortadella profumata, l’abbinamento migliore che vi sia. Sorrido, guardo Francesco mangiare focaccia e mortadella.
La Mortadella ha la sua casa privilegiata a Bologna, è un salume antico e piuttosto documentato nel suo passaggio tra i secoli, compresa la codifica della sua produzione nel 1661 e l’apposizione del sigillo della Società dei Salaroli come garanzia di qualità.
Nel 1998 è stata dichiarata IGP, nel 2001 è stato fondato il Consorzio Italiano Tutela Mortadella Bologna per la protezione, la valorizzazione e la promozione.
Tecnicamente è un salume cotto, miscela di carne a pasta molto fine e lardelli, aromatizzato con spezie. La pezzatura ovale, la fetta circolare, il colore rosa vivo, il profumo di paradiso. Mi piace abbinare la mortadella con pan dolce tostato e amarene brusche, ma mi perdo immancabilmente in un morso di focaccia e mortadella.
La mortadella è un simbolo italiano nel mondo, come testimonia anche l’omonimo film di Mario Monicelli del 1971 dove il personaggio interpretato da Sofia Loren vola fino a New York per unirsi al suo promesso sposo portando seco il regalo degli ex colleghi, una mortadella, che viene bloccata dalle leggi statunitensi ma che lei si rifiuta di lasciare in aeroporto.
Nel mio ricordo più sereno non c’è mio fratello, c’è la mortadella, ma giuro che è soltanto una questione anagrafica.
Estati, libri illustrati, vestiti di cotone, Romito, linea turchese del mare, pini, cicale, Aurelia, asfalto che tremola e cangia, alla radio “Notte rosa” di Umberto Tozzi, l’auto sportiva di mio padre, le gambe che si appiccicano alla pelle dei sedili.
Sosta bordo strada, mamma scende dall’auto, attesa, ritorno, profumo di mortadella in auto, attivazione sistema limbico, rilascio di serotonina, serenità.
Sì, dovrebbero annoverare la mortadella negli antidepressivi naturali, senza controindicazioni.
Da domani il solito tormento, ma ancora per stasera, siamo sereni entrambi.
E, non l’ho detto, non gliel’ho mai detto, ma quando è nato Francesco la mia vita è diventata da serena a bella.
Testo di Alessia Morabito
Illustrazione di Alessia Serafini
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