Purché se ne parli. Ma cerchiamo di capirci.
Conoscere veramente l’olio extravergine d’oliva di qualità è un viaggio lungo e piacevole. Inizia con un’illuminazione, un profumo, un’emozione. Si tramuta poi in un primo contatto con un corso professionale, per svilupparsi in conoscenze, scorribande in lungo e in largo per l’Italia, visite in azienda, frantoi, assaggi, chiacchierate confidenziali coi produttori, consumate davanti ad un caminetto acceso, pronti ad ascoltare storie di campagna, di nonni contadini e di nipoti agronomi.
Viaggio che, in realtà, non finisce più. E durante il percorso, mentre trasforma la passione in professione, ti dà l’opportunità di conoscere persone veramente uniche, meravigliose. Ma su queste ci torneremo in chiusura. Poi inizi a fare rete. Ed ecco i social, così temuti e così amati, tanto vessati quanto desiderati. Dai, analizziamo insieme i pro ed i contro.
Parto dalla mia esperienza. Sono uno chef Euro-Toques Italia, un sommelier dell’olio FIS e un assaggiatore di formaggi ONAF; scrivo su alcune riviste di settore e uso spesso i social per lavoro. I miei profili Facebook e Instagram sono mirati a rendere pubblico tutto ciò che, a parer mio, desti interesse intorno alla professione: fiere, mostre, eventi, nuove pubblicazioni, botteghe, produttori, colleghi, ricette, oltre che, naturalmente, evidenziare le mie serate, le degustazioni, le mie location, i miei piatti e articoli.
I miei profili li seguo io, non avendo social media manager (anche se ricevo spesso proposte di collaborazione dagli stessi) e ci sono delle ragioni. All’altrui strategia preferisco la mia credibilità. Ai reel costruiti preferisco la spontaneità. Non ho più l’età per i TikTok con ammiccamenti, vocine, smorfiette e slogan dialettali (mi ci vedreste?). Ma, soprattutto, al totalizzatore dei follower preferisco la competenza e la preparazione, il colloquio, lo scambio di pareri (non a caso sui miei profili liberi ci sono i riferimenti e-mail e telefonici per tutti).
Tornando alle persone uniche di cui parlavo, oggi, a seguito della sua prematura improvvisa scomparsa, il mio tributo non può che riferirsi all’amico Fabrizio Fazzi, un salentino adottato dal Molise, uomo di comunicazione catapultato quasi casualmente nel nostro mondo EVO, che ha saputo abitare con stile, senza mai smettere di approfondire, ma col sorriso e la leggerezza di chi ne sa. Quindi decisamente divulgatore. Estratto dal testo “Il raccolto dei racconti” di Maurizio Saggion e Nicola Di Noia, vi regalo il suo pensiero in materia, che sia da guida per voi come lo è stato e lo sarà sempre per me: “Avendo capito immediatamente l’importanza della formazione, iniziai a studiare, a incontrare i migliori comunicatori di questo settore, a conoscere i grandi produttori illuminati e molti tra i migliori esperti. Frequentai tutti i corsi che mi capitarono a tiro, partecipai agli eventi specializzati e transitai negli ambienti più disparati dell’EVO, soggiornando per ore nelle prime oleoteche romane. Tuttavia, nonostante questo processo di raccolta di informazioni, mi considero ancora oggi ai blocchi di partenza. Ho ascoltato tanto, ho imparato qualcosa, i confronti sono stati sempre utili, le critiche percepite sempre come costruttive”.
Chiudo con i soliti consigli.
Aprite profili, approfondite, condividete, ma, soprattutto, studiate, assaggiate e fate assaggiare. L’olio extravergine non è uno solo. Ci sono regioni, profumi, sapori ed aromi diversi. E, soprattutto, tra le miscele comunitarie da 3 euro e 90 in offerta e l’olio extravergine da premio… C’è l’olio buono per tutti, a costi accessibili.
Vi lascio con Veronelli, uno che non aveva profili, né follower, tantomeno visualizzazioni: “attraverso l’opera degli esperti, in particolare degli chef e dei sommelier, si riuscirà a stabilire l’elettivo matrimonio tra gli oli ed i piatti. Non più l’olio d’oliva, ma gli oli d’oliva”.
A presto, il vostro chef dell’olio.
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