La Calabria è terra sorprendente, ricca di curiosità e rarità. Una è senza dubbio il “padre” di tutti i bovini europei, l’altro è il cedro, un frutto sacro per gli Ebrei che, infatti, vengono ad acquistarli sulla costa ionica, a Santa Maria del Cedro, per fare scorta in vista della festa delle Capanne, celebrata nelle comunità ebraiche di tutto il mondo.
Ma andiamo con ordine. Il progenitore preistorico dei bovini si trova nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, in un borgo curioso e isolato: Papasidero, il cui nome deriva dal greco Papàs Isidoros, un monaco bizantino basiliano membro di una comunità che si ispirava alla regola di San Basilio (330-379 d.C.) e la cui presenza è testimoniata sul territorio dal Sentiero del Monaco, un’antica mulattiera. La principale attrazione di Papasidero è però la Grotta del Romito, risalente al tardo Pleistocene. Qui è custodito un grande masso inciso con un imponente graffito di un “toro”. Era il Bos primigenius, cioè l’uro, un grande bovino europeo estinto, originario del Paleolitico superiore e da cui discesero i bovini domestici. Accanto a questa che è considerata la più grande espressione d’arte verista del Paleolitico, in area mediterranea, sono collocate due sepolture con due inumati. La penombra e la monumentalità della grotta, in cui in oltre 60 anni di ricerche sono stati individuate 9 sepolture, inducono allo stupore, così come la figura dell’uro che si trova all’ingresso della cavità, tra stalattiti e stalagmiti, disegnata con linee stilizzate a configurare quest’animale dalle gigantesche corna.
La cavità è la maggiore emergenza preistorica della Calabria: si trova in uno stretto canyon che offriva protezione e riparo alla comunità di Homo Sapiens che lo abitò, sfruttando il fiume Lao come via di comunicazione e fonte di risorse alimentari e litiche. Grazie all’uro inciso sulla roccia migliaia di visitatori si accalcano curiosi nel sito contribuendo alla ricchezza del territorio. Nei pressi della grotta del Romito c’è un Antiquarium che ripropone con ricostruzioni e pannelli didattici il racconto del sito, dei suoi ancestrali testimoni e del Bos primigenius, a cui un pasticcere di Praia a Mare ha pure dedicato un dolcetto di ricotta e di cedro. Alcuni l’hanno battezzato “Bacio del Bos”. Papasidero si trova nelle aree interne e più impervie dell’Alto Tirreno Cosentino, ad una trentina di chilometri dalla costa e dalla Riviera dei Cedri, un territorio che prende il nome dal tipico agrume della varietà Liscio Diamante, un frutto che attira ogni anno, tra luglio e settembre, decine di rabbini delle comunità ebraiche internazionali in arrivo in Calabria per raccogliere gli esemplari più puri e perfetti, scelti uno ad uno con una lente d’ingrandimento e spediti ai fedeli di tutto il mondo per le celebrazioni del Sukkoth, la Festa delle Capanne. Questa dura sette giorni e rievoca agli Ebrei il viaggio nel deserto verso la Terra Promessa. I cedri devono essere puri, cioè nati senza innesti, avere la buccia “liscia”, priva di fori e macchie, pesare tra gli 80 e i 250 grammi e avere una forma che assomigli il più possibile ad un muscolo cardiaco. Tradizione vuole che durante le preghiere del Sukkoth il capo famiglia tenga nella mano sinistra un fascio di rami di mirto, salice di fiume e palma e nella destra un grande cedro a forma di cuore col peduncolo rivolto verso l’alto. Il paese di Santa Maria del Cedro, fondato nel XVII secolo, è la patria di questo frutto prezioso pagato dai rabbini da 30 a 50 euro l’uno. Possiamo scoprire di più su questa storia e sull’utilizzo del cedro in cosmesi, nell’alimentazione e nelle bevande al Museo del Cedro.
Massimiliano Rella
>> Link: www.museodelcedro.com
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