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Dolci

La zuppa inglese più bella del mondo

of Borghi G.

Girato a Bologna, tra il portico di San Luca, la chiesa sconsacrata di San Barbaziano e il Pio Istituto delle Sordomute povere di via della Braina — un luogo in cui il tempo pare essersi fermato ma che riprende vita, almeno nella parte degli Antichi Orti, nel mese di maggio grazie alla manifestazione Peonia in Bloom e in estate grazie al trasferimento di sede del Ristorante Scacco Matto dello chef Mario Ferrara (che diventa Scacco Matto agli Orti, appunto) — “Le pupille” è un’opera della regista italiana Alice Rohrwacher. Un racconto poetico della durata di meno di quaranta minuti filmati in pellicola 35mm e Super 16. «Quando Alfonso Cuarón mi ha chiesto se volevo realizzare un piccolo film sulle feste di Natale. subito si è affacciata alla mia mente l’immagine di una grande torta rossa» ha raccontato alla stampa la Rohrwacher. «La torta era su un tavolo e  tante pupille la guardavano affascinate. Quell’immagine era emersa nella mia memoria da una storiella che avevo letto molti anni prima: si trovava in una lettera che la scrittrice Elsa Morante aveva inviato all’amico Goffredo Fofi per augurargli buon Natale. La lettera raccontava le sorti di una zuppa inglese capitata in un collegio religioso durante le festività, tanto tempo prima».

E così il corto di Alice Rohrwacher racconta appunto i due giorni — la Vigilia e il giorno di Natale — di un piccolo gruppo di orfane e delle religiose che gestiscono la comunità rimaste sole durante le festività. Il periodo storico è quello della seconda guerra mondiale; la povertà e la miseria regnano sovrane fuori e dentro il cancello del collegio, dove le giornate scorrono noiose nella rigidità dell’etichetta e dell’obbedienza imposte dalla temuta Madre Superiore. Nessuna emozione, nessuna sorpresa, fino all’entrata in scena di una sontuosa zuppa inglese, preparata con “ben 70 uova!” —, una vera e propria epifania color rosso fuoco — come il peccato —, che scuote fantasia, desideri e appetiti delle bambine, così come quelli degli spettatori.

Italianissimo a dispetto del nome — come sottolinea la ricca signora che lo porta in dono alle orfane perché le loro preghiere si facciano “più forti”, così che il fidanzato che l’ha abbandonata ritorni presto da lei — “la zuppa inglese era il dolce classico e insostituibile per chiudere in bellezza sia la festa di famiglia che il pranzo in occasione della sagra paesana, specie in alcune città dell’Emilia, e la bravura della padrona di casa, cioè della ‘rezdora’, la si valutava proprio dopo avere assaggiato tale specialità” scrive Clara Scaglioni nell’articolo dedicato proprio a questo dolce (La zuppa inglese, in Premiata Salumeria Italiana n. 5/2001). E ancora: “Tale dolce al cucchiaio ha come base una crema pasticcera per metà gialla e per l’altra metà scura perché realizzata con il cioccolato. Va ricordato che sarebbe bene usare un contenitore a forma di “morule”, cioè scannellato per disporre i biscotti savoiardi, imbevuti in una bagna ottenuta con alchermes e sassolino, negli incavi dello stampo in modo da dare un bell’aspetto al dolce quando rivoltatolo verrà presentato in tavola. Dopo avere sistemati in bell’ordine i biscotti si dovrà riempire lo spazio interno con due letti di crema gialla e scura separati dai savoiardi e tenere in luogo fresco. Così spiegato sembrerebbe un dessert facilissimo da realizzare, ma, come sempre succede con le cose troppo facili, richiede invece tantissima cura per essere eseguito come si deve”.

La zuppa inglese è una specialità apprezzata anche in Toscana e a Siena, dove viene chiamata “Zuppa del duca”, così come in Campania e in alcune città della Sicilia, dove si usa portarla in tavola in una versione più “ricca”, ovvero ricoperta con una meringa fatta con chiaro d’uovo e zucchero e passata velocemente a dorare nel forno caldissimo. Nel film, invece, dopo aver rotto gli schemi e gli equilibri interni al collegio, scatenando una piccola ma fondamentale “rivoluzione”, la rossa zuppa inglese della discordia avrà un destino inaspettato. Per saperlo, però, dovrete guardare “Le pupille” con i vostri occhi e, possibilmente, mangiarne una FETTONA con gusto e senza sensi di colpa o pentimenti durante o dopo la visione: soltanto così giustizia sarà fatta.

Gaia Borghi



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