Situata a circa 30 minuti da Liegi, l’Abbazia di Val-Dieu (www.val-dieu.net) è una fra le poche autorizzate in Europa a produrre birra trappista, la birra dei monaci, regolamentata dalla International Trappist Association (www.trappist.be): 12 birrifici in totale, di cui uno italiano, a Roma, nell’Abbazia delle Tre Fontane, zona Eur. Ma torniamo alle nostre bionde e ambrate dei monaci belgi, nella terra delle grandi birre, perché in effetti il Belgio sta alla birra come l’Italia e la Francia stanno al vino.
Val-Dieu (valle di Dio) è un’abbazia domenicana e cistercense fondata nel 1216. Fino al 2001 era abitata dai monaci, oggi da una piccola comunità cristiana che gestisce anche le visite turistiche oltre a presiedere le varie attività. L’Abbazia cominciò a produrre birra nel XVI secolo, poi dovette fermarsi a causa della Rivoluzione francese e della successiva Révolution belge (1830-31) che portò alla secessione delle province del sud dal Regno Unito dei Paesi Bassi e alla nascita del Belgio indipendente. La produzione brassicola fu ripresa soltanto nel 1997 e oggi conta su 12 etichette, più i formaggi artigianali. Tra queste troviamo ad esempio l’ambrata Val-Dieu Noel (7% alcol), le scure Val Dieu Gran Cru (10,5%) e Val Dieu Brune (8%) o le chiare Val Dieu Blonde (6%) e Val Dieu Triple (9% alcol).
La storia della birra trappista dell’abbazia belga, tra scoperte e interruzioni, si intreccia coi fatti della storia. La chiesa venne infatti distrutta e bruciata per quattro volte, però sempre ricostruita secondo l’originale progetto cistercense, sintesi perfetta tra la “ricerca di Dio e il compimento dell’umanità”. Dopo le Rivoluzioni, a metà XIX secolo, il ritorno dei monaci e l’ultimo restauro permisero a Val-Dieu di rimanere l’unico sito cistercense originale oggi esistente in Belgio. Gli ultimi tre monaci hanno lasciato nel 2001 per andare a risiedere in altre abbazie cistercensi in Europa e da allora si è insediata una piccola comunità cristiana, attenta a mantenere viva anche la produzione brassicola.
Per definizione la birra trappista è brassata da monaci trappisti o da personale addetto sotto il loro controllo. Come accennato, tra gli oltre 170 monasteri trappisti nel mondo, soltanto 12 producono birre autorizzate dall’International Trappist Association e identificate dal logo Authentic Trappist Product. Al contrario, la definizione di “birra d’abbazia” identifica birre che si richiamano nello stile e nella presentazione ai prodotti monastici, spesso però prodotte da birrifici commerciali e non da monasteri autorizzati dalla ITA. Dunque, da non confondere.
L’ordine dei Trappisti fu fondato in Francia nel monastero cistercense di La Trappe. Nel 1664 l’abate decise d’introdurre regole severe, tra cui l’obbligo di bere solo acqua. Col tempo però le prescrizioni si allentarono e in tanti monasteri sottoposti alla “stretta osservanza” veniva ormai prodotta la birra, anche per finanziare le abbazie e le attività.
La popolarità delle birre trappiste crebbe nel tempo e alcuni pensarono di sfruttarla, ma nel 1997 otto abbazie (6 i Belgio, 1 in Olanda e 1 in Germania) fondarono la International Trappist Association. Le regole principali del Disciplinare prevedono che per essere trappista la birra vada prodotta tra le mura di un’abbazia trappista, da monaci o sotto il loro controllo; inoltre, la produzione e la commercializzazione devono dipendere dagli stessi e i ricavi devono essere diretti al loro sostentamento, alla beneficenza e non al profitto.
Dal 2015 tra i birrifici autorizzati c’è anche l’Abbazia delle Tre Fontane (www.abbaziatrefontane.it), edificata nel luogo dove si dice venne decapitato San Paolo (la sua testa sarebbe rimbalzata tre volte nei punti in cui oggi sorgono appunto le tre fontane sacre). Si trova sulla Laurentina a ridosso del quartiere Eur ed è un’abbazia con clausura (6 monaci e 5 suore), uliveti (3.100 ulivi in 25 ettari), birrificio interno certificato, produzione di miele (60 arnie), vendita di ortaggi, bar con “aperitivi trappisti”, negozio di articoli e arredi sacri, bottega per la vendita dei propri prodotti e quelli di altre abbazie e monasteri italiani e stranieri. È anche l’unica “azienda” a produrre olio evo dentro i confini di Roma.
Massimiliano Rella
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