Cinque espressioni di Ciliegiolo in un sol “colpo”
5 etichette di Ciliegiolo in una singola cantina sono un caso più unico che raro, ma per Edoardo Ventimiglia e la moglie Carla Benini, romano, regista di documentari lui, agronoma trentina lei, e proprietari di Sassotondo, a Sovana, Grosseto, questa varietà un tempo considerata “minore” e diffusa principalmente in Toscana e Umbria è un vitigno che può dare grandi risultati, contraddicendo vecchie convinzioni del passato. «Abbiamo trovato questa varietà che veniva chiamata in senso spregiativo dolciume, a causa del sapore dell’uva e della bassa qualità del vino, in un vigneto di 3 ettari a Pitigliano, acquistato nel ‘91» ricorda Ventimiglia. «Così, su consiglio dell’enologo Attilio Pagli, che da anni ci segue in azienda, dopo un’iniziale incertezza abbiamo deciso di valorizzarlo e nel ‘97 lo abbiamo cominciato a produrre».
Oggi sono appunto ben 5 (su 13) le etichette da uve Ciliegiolo in purezza, una varietà decisamente versatile che viene coltivata a guyot, un sistema d’allevamento capace di contenere bene la vigoria del grappolo, con equilibrio. Il vitigno, che matura qualche giorno prima del “parente” Sangiovese, soffre gli eccessi di umidità, sopporta il freddo e resiste senza problemi alle estati calde e siccitose, adattandosi meglio ai terreni ben drenanti e poco argillosi come quelli di tufo vulcanico della Maremma interna e dell’antica Tuscia. Il merito di Sassotondo è d’aver dato pregio ad una varietà un tempo sottovalutata, grazie a vini che esprimono carattere ed eleganza: il rosato Lady Marmalade Igt Toscana, color buccia di cipolla, minerale e di bella acidità; il Ciliegiolo Maremma Toscana DOC, color rosso rubino, note di frutti rossi, prugna, liquirizia e pepe bianco; il cru San Lorenzo Ciliegiolo Maremma Toscana DOC, dal nome di una vecchia vigna, un rosso elegante, persistente, dal bouquet di ciliegia, ribes e chiodi di garofano; il Poggio Pinzo Maremma Toscana DOC, note di ciliegie sotto spirito, mirto e pietra focaia; infine il Monte Calvo Maremma Toscana DOC, naso di erbe aromatiche, in bocca morbido, avvolgente e persistente.
www.sassotondo.it
Calici dalle terre dei minatori
Iglesias, in provincia di Cagliari, è un comune noto per i siti minerari: il complesso di Monteponi, la miniera di San Giovanni, la Laveria Lamarmora e lo spettacolare Porto Flavia, grande opera d’ingegneria e testimonianza d’archeologia industriale affacciata sul mare. Ma in questo splendido territorio della Sardegna sud-occidentale si producono anche vini interessanti. Tra questi il Punta Arbona Moscato di Sardegna Dop di Cantina Arriali dell’enologo Paolo Pitzolu, esperienze in Toscana, Piemonte, Cile, Sudafrica e Argentina: un bianco che fa criomacerazione di 72 ore e fermentazione malolattica completa, come un vino rosso; un bianco complesso, dai profumi caratteristici del moscato, di buona freschezza.
www.arriali.com
A metà ‘800, quando Giovanni Rubiu comprò i terreni dalla famiglia Rodriguez, erano già presenti vitigni di Alicante, una varietà spagnola oggi viene vinificata in uvaggio con il carignano, ma presto in purezza per un rosso da dessert; un’uva — l’Alicante — dalla polpa croccante e dolce, lievemente colorata. Oggi l’azienda è guidata da Franco Rubiu e dal figlio Roberto, quinta generazione, una tenuta di 70 ettari in un unico corpo con 11 ettari di vigneto. La prima bottiglia a marchio nel 2012; oggi 5 etichette per un totale di 80.000 pezzi. Tra queste il Barilotti Isola dei Nuraghi Igt, blend di Alicante e Carignano, un rosso rubino brillante dalle note di frutti di bosco e frutta secca, al palato caldo e armonioso; anche versione Riserva, con 18 mesi di barrique di rovere ungherese.
www.cantinarubiu.it
Cantina Aru è un’altra realtà vinicola dell’Iglesiente, del produttore Mario Aru, quarta generazione di un’azienda con una bella fattoria rurale ottocentesca sumerau, come sono chiamate in Sardegna queste strutture con varie corti, mura di mattoni di fango e paglia, tetto incannucciato, travi e coppi, ecc…; uno spazio che ospita un piccolo museo della civiltà contadina ma ricco d’oggetti e strumenti d’epoca. In campo vinicolo la prima annata risale invece al 2006 e da dieci anni è praticato l’inerbimento totale dei filari, macinando parti legnose delle potature, per ripristinare l’equilibrio naturale del terreno e delle vigne, coltivate con metodi di lotta integrata. Tra proprietà e gestione 25 ettari, 200.000 litri di vino, di cui 60.000 bottiglie in 7 etichette: due Vermentino (una vendemmia tardiva), un rosato di Cannonau, un Carignano e due spumanti.
www.facebook.com/wineryaru
Bollicine rosè del Gattopardo e un bel rosso “Sul Vulcano”
Cambiamo isola per un vino come il Rosè Metodo Classico Donnafugata 2018, spumante brut da uve Pinot nero coltivate nelle vigne della tenuta di Contessa Entellina, 36 mesi sui lieviti per queste bollicine, note di ribes e pompelmo rosa e sentori speziati di pepe bianco, al palato fresco e di buona struttura, sapido, persistente, raffinato. Una flûte da tutto pasto, ma anche ottima compagna di crostacei e crudi di pesce.
Sul Vulcano è l’Etna Rosso Doc ancora di Donnafugata, da uve Nerello mascalese in purezza e come da repertorio un’etichetta artistica di forte impatto visivo e cromatico. Al naso note speziate di cardamomo e anice stellato e frutti rossi, accompagnate da sentori balsamici. Al palato un vino setoso, avvolgente e dal finale lungo ed elegante; ideale compagno di pasto per piatti mediterranei di verdure e zuppe di pesce ma anche carni arrosto e in umido.
www.donnafugata.it
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