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Storia e cultura

Con la schiscetta è sempre Mezzogiorno!

of Manicardi N.


Mangiare bene quando e dove ci pare e piace, spendendo poco e, soprattutto, nutrendoci con ciò che preferiamo o che riteniamo per noi più salutare. Potendo concederci, oltretutto, di godere di un corroborante pasto caldo anche in mezzo ai rigori invernali. Tutto questo oggi è più che mai realtà grazie alla schiscetta in versione moderna, il contenitore per i cibi della pausa pranzo che ora è commercializzato anche nella versione elettrica facilmente riscaldabile ovunque, anche con presa USB o tramite l’accendisigari dell’autovettura.

Il termine schiscetta, oramai entrato nel vocabolario italiano, appartiene al dialetto milanese e deriva da schiscià, che significa “schiacciare”, in quanto il cibo viene appunto schiacciato nel contenitore. Corrisponde alla “gavetta” o “marmitta” o anche “portavivande”, più conosciuti generalmente con riferimento alla vita militare. Con la schiscetta si è invece sempre indicato l’utilizzo da parte di operai, impiegati e studenti.

Il termine milanese è prevalso rispetto, per esempio, al barachìn piemontese, forse perché Milano è stata la città in cui l’industrializzazione è stata più veloce e diffusa, coinvolgendo anche con più urgenza l’aspetto del nutrirsi fuori casa da parte dei suddetti gruppi di persone.

Il mercato offre oggi moltissime proposte, adatte a tutte le esigenze e comunque poco costose.

Ma chi e come si è avuta l’idea di dotare questo contenitore di una chiusura ermetica, soluzione che ne ha sancito l’affermazione definitiva e a tutti gradita? Il primo fu il signor Renato Caimi. Era su un tram che collegava i dintorni di Milano al capoluogo e che lui, come tanti altri, prendeva tutti i giorni per motivi di lavoro quando una gavetta appoggiata sulla cappelliera si rovesciò sporcandogli il cappello. Da lì l’intuizione, che ebbe anche la determinazione di trasformare in realtà progettando “La 2000”, da lui prodotta industrialmente a partire dal 1952, in società con il fratello Mario, dalla Pentolux di Nova Milanese e in seguito dalla Caimi Brevetti.

Ebbe subito grandissimo successo, diventando una vera e propria icona del boom economico non solo milanese e lombardo ma anche italiano, tanto che il modello “La 2000” è esposto permanentemente al Museo del Design della Triennale di Milano. È stata inoltre celebrata da Assolombarda nel gennaio 2018, mentre il brevetto originale è stato esposto a Roma presso l’Ara Pacis. Nel 2021, infine, la delegazione di Museimpresa in visita al Quirinale in occasione del ventennale dell’associazione ha donato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella una schiscetta “La 2000” originale del 1952 come “simbolo del lavoro, dell’impegno di uomini e di donne nella rinascita post bellica, oggetto della memoria che, scandendo un momento della giornata, quello dedicato al pasto in fabbrica, racconta quel fare impresa che fin da allora è innovazione, creatività e inclusione sociale”. Va sottolineato, tra l’altro, che la Caimi Brevetti fondata da Renato Caimi (morto nel 2023 all’età di 97 anni), tuttora con sede a Nova Milanese, non è, come evidenziato anche da Il Sole 24 ORE, una piccola azienda, perché ha un fatturato di 15 milioni e una cinquantina di dipendenti.

Le prime schiscette erano in metallo, di solito di forma rotonda e a un piano solo; in seguito sono andate sempre più evolvendosi nel numero dei piani, due per contenere il primo e il secondo piatto, poi oggi anche tre e, soprattutto, divisi in scomparti o in contenitori più piccoli per frutta o salse. Possono davvero contenere di tutto, dal minestrone all’insalata e a qualsiasi altro cibo. Di solito sono anche accessoriati con le posate. I materiali sono acciaio inossidabile o plastica.

Che cosa mettere, in conclusione, nella schiscetta? Ovviamente tutto quello che si vuole. Sono stati scritti anche appositi libri di ricette, anche da chef rinomati, concepite appositamente per resistere alcune ore nel contenitore, essere trasportate, eventualmente riscaldate e consumate, il più delle volte, nel contenitore stesso.

Nunzia Manicardi



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