L’appuntamento con “Storie di acquacoltura sostenibile”, rubrica creata in collaborazione con API, Associazione Piscicoltori Italiani, lo dedichiamo alla maricoltura, il settore dell’acquacoltura che si occupa dell’allevamento di pesci, alghe, molluschi e crostacei in ambiente marino. E lo facciamo attraverso un’intervista a due rappresentanti — Ludovica Lococo e Federica Trepiccione — di una delle aziende italiane leader del comparto, il Gruppo Del Pesce, proprietario di sei siti produttivi sia a mare che a terra dislocati in ben quattro regioni italiane (Lazio, Sicilia, Toscana e Liguria). Una filiera “corta”, controllata e completamente italiana, che occupa oltre 200 dipendenti e che ha nell’attenzione e nel rispetto dell’ambiente in cui opera e delle sue creature la propria forza e caratteristica distintiva. In proposito giova ricordare che, come riporta il sito di API, nel confronto con gli altri sistemi di produzione animale, “l’acquacoltura risulta il sistema più efficiente (FAO, 2018) per uso di risorse (acqua, suolo, energia), impatti generati sull’ambiente e oggi rappresenta il sistema con la più bassa impronta ambientale”. Questo significa che l’acquacoltura, la maricoltura nello specifico, resta attualmente l’unica alternativa sostenibile alla pesca e all’impoverimento dei mari, una produzione agricola necessaria al sostentamento di una popolazione mondiale in crescita che ha “fame” e necessità di proteine di origine animale, macronutrienti di elevato valore, di grande importanza nella composizione di un’alimentazione sana e equilibrata.
Made in Italy, Animal Welfare, Antibiotic Free, Circular Economy: come ti declino la sostenibilità in acquacoltura
Il Gruppo Del Pesce trova nello splendido mare siciliano la sua origine e per la precisione a Licata, in provincia di Agrigento, con un allevamento off-shore di spigole e orate realizzato alla fine degli anni Ottanta. «Nel 2011 il Gruppo si è arricchito di un impianto a mare nel Golfo di Gaeta, al quale se ne sono via via aggiunti uno nel 2017 a Portovenere, uno nel 2018 a Follonica, uno a terra nel 2019 nella laguna di Orbetello e un altro nel 2020 a mare sempre nel Golfo di Follonica» mi dice Federica Trepiccione. «Nel 2016 abbiamo iniziato la costruzione di un’avannotteria a Petrosino, in provincia di Trapani, con la quale serviamo sia i nostri impianti che diversi impianti in Italia che all’estero, e, contestualmente, sempre a Petrosino, è stato costruito un impianto a terra».
«Nell’avannotteria, fin dalla sua nascita, il Gruppo ha investito fortemente nella ricerca relativa alla selezione genetica, al fine di aumentare il benessere animale e lo standard qualitativo delle produzioni» aggiunge Ludovica Lococo. «Inoltre, nel 2022, l’azienda che si occupa della commercializzazione della produzione del Gruppo e della gestione della sua qualità è diventata un’organizzazione di produttori (OP), il cui Disciplinare è stato riconosciuto dal Ministero». Il Gruppo Del Pesce è quindi in grado di controllare internamente tutte le fasi produttive, dalla nascita fino alla commercializzazione del prodotto finito: spigole, orate e, dal 2020, anche ombrine, sia intere che eviscerate e sfilettate.
Oltre ad una filiera completamente italiana, il Gruppo Del Pesce garantisce il controllo dell’alimentazione dei propri pesci, con mangimi adatti alle diverse specie e alla stagionalità, contenenti sì farina e olio di pesce ma anche con progetti sperimentali come mangimi soia, insetti e altre proteine provenienti da produzioni sostenibili. «La nostra produzione è certificata Antibiotic Free» puntualizza Federica Trepiccione. «Questo significa che non solo non ci sono antibiotici nei mangimi (e naturalmente nemmeno ormoni della crescita), ma, grazie ad una doppia vaccinazione per migliorare le difese immunitarie delle specie marine, la prima effettuata in avannotteria e la seconda all’arrivo negli impianti, riusciamo ad evitare l’uso successivo di antibiotici sui pesci, tutelando al contempo il loro benessere e quello dei consumatori».
«Come Gruppo, e in linea con quella che prevede l’agenda Onu sul tema, abbiamo poi avviato un “percorso di sostenibilità” ambientale, sociale ed economica, sviluppando o mettendo in previsione azioni da intraprendere nel breve, medio e lungo periodo in ogni ambito della filiera produttiva» aggiunge Ludovica Lococo. «Pensiamo ad esempio al riciclo delle reti che già viene effettuato in diversi impianti o al riuso di alcuni materiali che, in un’ottica di “economia circolare”, vengono trasformati in poliammide PA utile all’industria automobilistica o a quella degli elettrodomestici, come le macchine del caffè».
Ma non solo, continua Ludovica, perché sostenibilità vuol dire anche tanto altro. «Dalla certificazione Global Gap — il cui protocollo definisce le buone pratiche agricole relative agli elementi essenziali per lo sviluppo della best practice applicabili agli allevamenti nei suoi aspetti ambientali, di prodotto, alla salute degli animali, alla salute e sicurezza dei lavoratori e le loro condizioni di lavoro e agli elementi relativi alla gestione aziendale —, al fotovoltaico, già attivo per il centro logistico di Guidonia e in funzione a breve nei vari impianti di produzione, ai corsi di formazione destinati ai dipendenti fino all’aumento delle figure professionali femminili in azienda, tecniche, biologhe e non ultime anche operatrici in stabilimento. Vorrei ricordare infine il sostegno all’associazione di Guidonia Cieli azzurri, che opera con ragazzi disabili».
La spinta propulsiva alla sostenibilità proviene anche dalla GDO, che costituisce il canale di commercializzazione dei prodotti del Gruppo, a marchio del distributore e a marchio privato, e in cui questo tema è divenuto sempre più centrale, anche in seguito alle richieste dei consumatori oggi più attenti e sensibili. «API sta facendo un ottimo lavoro di comunicazione su quella che è l’acquacoltura, un comparto molto piccolo nel mare magnum del settore agricolo, che ha bisogno di attenzione e sostegno a livello istituzionale, più che mai in un momento come quello attuale, tra le difficoltà normative e i rincari di materie prime ed energia elettrica».
Gaia Borghi
Chi è API, l’Associazione Piscicoltori Italiani
API, che non ha fini di lucro, si propone come scopo la tutela, lo sviluppo ed il consolidamento di tutte le attività di allevamento ittico sia in acque interne che in acque marine e salmastre. Pertanto promuove tutti gli interventi in campo economico, scientifico, tecnico, assicurativo, professionale, sindacale e legale che sono necessari per conseguire tale obiettivo. L’assistenza in campo economico vuole incontrare le esigenze degli allevatori sulle possibilità di ottimizzazione delle proprie risorse, ed eventuali opportunità di finanziamenti pubblici. L’interesse dell’API in campo scientifico si concretizza attraverso la collaborazione con le diverse istituzioni scientifiche per arricchire le conoscenze da mettere a disposizione delle aziende, sia per quanto riguarda le innovazioni tecnologiche che per l’eventuale assistenza veterinaria da fornire agli associati. La competenza e la professionalità dei consulenti sono caratteristiche che l’Associazione Piscicoltori Italiani ritiene necessarie per garantire agli associati un’adeguata assistenza. In campo sindacale e legale, API si impone come obiettivo un rapporto sempre più stretto con le istituzioni e gli organismi territoriali competenti in materia di acquacoltura concertando le esigenze istituzionali e quelle degli acquacoltori. >> Link: www.acquacoltura.org |
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