Coldiretti, l’organizzazione italiana di agricoltori e allevatori, e l’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRBIM) hanno realizzato il progetto “Co4SSF – Sviluppo co-partecipato di un sistema innovativo di raccolta dati, analisi e supporto alla gestione per la piccola pesca”, finanziato nell’ambito della Misura 1.39 del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP).
L’obiettivo è stato quello di introdurre nuovi approcci per gestire le attività di pesca in modo più organizzato e razionale, proteggendo le aree costiere e coordinando quelle che sono le diverse attività, con particolare riferimento al settore della piccola pesca. La piccola pesca infatti rappresenta un’attività di grande valore economico, sociale e culturale, ricoprendo un ruolo cruciale nell’ambito della Politica Comune della Pesca (PCP).
Con il termine piccola pesca artigianale inoltre si fa riferimento a quella parte di pesca costiera praticata da barche di lunghezza inferiore ai 12 metri che operano nell’area costiera locale.
Si tenga presente che, delle 12.000 imbarcazioni da pesca professionale facenti parte della flotta italiana, il 67% ha una lunghezza inferiore ai 10 metri ed è responsabile di circa il 38% del pescato nazionale. Per questo tipo di attività vengono utilizzati attrezzi da pesca passivi, quali reti da posta, palangari e trappole, considerati molto più selettivi e a basso impatto sugli habitat. Sono pertanto escluse dal novero delle barche della piccola pesca costiera quelle unità inferiori a 12 metri in possesso in licenza di attrezzi quali traino pelagico, traino demersale e draghe idrauliche.
Con il suo approccio sostenibile e la sua connessione profonda con le comunità locali, la piccola pesca contribuisce all’economia delle regioni costiere, con un impatto minore sugli ecosistemi marini rispetto a quello di altre flotte. In quest’ottica, il progetto Co4SSF ha previsto attività di raccolta dati e di descrizione metodica delle attività della piccola pesca tramite il coinvolgimento e la conoscenza dei pescatori e dei diversi soggetti interessati.
Una volta acquisite le informazioni necessarie, queste sono state indagate attraverso uno strumento di analisi che ha permesso di pianificare come utilizzare lo spazio marittimo, in modo tale da minimizzare l’impatto sull’ambiente e risolvere eventuali conflitti con altre attività marine.
La necessità di questa raccolta dati è scaturita dalla carenza, in questo settore, di una solida base informativa, facendo nascere così l’esigenza di promuovere un approccio che favorisse una gestione integrata, tenendo conto di tutti gli aspetti sociali, economici ed ecologici legati ad una determinata area e consentendo allo stesso tempo un uso sostenibile dello spazio e delle risorse marine.
La raccolta, la standardizzazione e l’analisi dei dati, in particolare di quelli spaziali, sono processi fondamentali per colmare le lacune conoscitive che riguardano il settore della piccola pesca. Si è cercato quindi di raggiungere tale obiettivo attraverso un approccio integrato, basato, da un lato, sull’adozione di un sistema di tracciamento low cost, che raccoglie informazioni in modo automatico sulle operazioni di pesca e dall’altro sulla raccolta di informazioni mediante questionari e confronti periodici con i pescatori, le quali sono state poi messe a sistema con i dati raccolti dai sistemi di monitoraggio. Il tutto è avvenuto in una logica “partecipativa”, con i pescatori coinvolti attivamente nell’interpretazione delle informazioni ottenute, al fine di contribuire alla definizione dei risultati.
Le prime analisi condotte, sulla base delle rilevazioni effettuate sulle 24 barche coinvolte nel progetto, hanno permesso di stimare lo sforzo di pesca nelle due aree di studio, ovvero l’Adriatico centro-settentrionale e l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi. In Adriatico, in particolar modo entro le 3 miglia nautiche dalla costa, nonostante la pesca al traino sia vietata, diverse attività entrano in conflitto assiduamente, competendo sia per l’utilizzo dello spazio che delle risorse.
Questi conflitti sono notevoli, specialmente per il settore piccola pesca, che si sovrappone spazialmente con le draghe idrauliche, gli allevamenti di cozze, la pesca a strascico illegale o le aree interdette alla pesca. Tutto ciò evidenzia un bisogno incombente di un piano di gestione per la piccola pesca e di una pianificazione dell’utilizzo del litorale marchigiano.
D’altro canto, la AMP delle Egadi è stata decretata per tutelare il delicato e complesso sistema submarino presente nei canyon che separano le isole fra loro. Inoltre, i fondali dell’arcipelago ospitano la più grande e meglio conservata prateria di Posidonia oceanica del Mediterraneo (12.500 ettari), nella quale sono presenti circa il 25% delle specie protette o vulnerabili, riscontrando una biodiversità tra le più elevate del Mediterraneo che va assolutamente tutelata.
Il progetto ha raccolto informazioni fondamentali per adattare e ottimizzare le strategie di gestione e pianificazione della pesca, garantendo la protezione degli ecosistemi marini e uno sfruttamento sostenibile delle risorse biologiche.
La facile replicabilità nell’uso di approcci innovativi e collaborativi, come la raccolta dati tramite tecnologie di tracciamento a basso costo e la mappatura partecipativa, fanno sì che il progetto Co4SSF possa rappresentare un esempio di gestione integrata e innovazione nel settore della pesca artigianale, col potenziale di essere proposto anche in altre aree simili, per garantire un futuro sostenibile per le comunità locali e la tutela del mare.
Un altro aspetto rilevante che deriva da questa iniziativa è stata la capacità che questo approccio fornisce di realizzare analisi di tipico appannaggio gestionale, da utilizzare come possibile strumento per le amministrazioni competenti, al fine di stabilire come poter gestire la piccola pesca, tenuto conto dei fattori ambientali e delle interferenze con altre operazioni. L’Unione Europea sta infatti adottando misure per promuovere una pesca a piccola scala sostenibile e garantire il rispetto delle regole e degli standard ambientali. A tal fine sono state avviate due direttive, la UE 2019/883 e la UE 2019/904, che mirano a ridurre l’impatto negativo della pesca sull’ambiente marino e sulla biodiversità.
Le norme varate dalla Commissione europea hanno l’obiettivo di rafforzare la nuova Politica Comune della Pesca prediligendo le attività di pesca costiera artigianale, a cui si affiancherà, al fine di valutarne la sostenibilità, un più ampio tracciamento delle catture. Questo monitoraggio coinvolgerà tutte le unità da pesca, comprese quelle con una lunghezza inferiore a 12 metri (comprese quelle di Paesi Terzi autorizzate a operare nelle acque dell’Unione), tenendo conto della necessità di adattamento della nuova strumentazione e cercando di non gravare finanziariamente sul settore della pesca artigianale. Le imprese della pesca costiera artigianale potranno a tal fine beneficiare di aiuti e sostegni finanziari attraverso il FEAMPA – Fondo Europeo per gli Affari Marittimi la Pesca e l’Acquacoltura.
Nota
Si ringraziano per il lavoro svolto Tonino Giardini, Claudia Benassi Franciosi, Adrian Patrick Prociuc di Coldiretti e Pamela Lattanzi, Adriana Riccardi, Vita Gancitano, Sergio Vitale, Anna Nora Tassetti, Emilio Notti del CNR-IRBIM. Infine si ringraziano i pescatori, le cooperative e le O.P. che hanno aderito e o partecipato al progetto.
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