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La ricerca scientifica a sostegno della gestione del Granchio blu: l’esempio virtuoso dell’Università Politecnica delle Marche

of Olivotto I. – Gioacchini G.


L’estate 2023 passerà alla storia grazie ad un protagonista proveniente da lontano, il Granchio blu (Callinectes sapidus), introdotto accidentalmente in Mediterraneo a causa delle acque di zavorra delle navi provenienti dall’Atlantico occidentale. La specie in oggetto ha trovato un ambiente fertile soprattutto nell’Alto Adriatico, dove ha velocemente invaso gli ambienti lagunari.
Questa specie aliena ha trovato in questi habitat, caratterizzati da bassa salinità, alte temperature e abbondanza di cibo, l’ambiente ideale per riprodursi e diventare addirittura invasiva. E se questa abbondanza potrebbe quasi sembrare vantaggiosa per l’economia locale, va purtroppo evidenziato che il Granchio blu è un predatore assai vorace e, in pochi mesi, la sua presenza ha avuto un effetto devastante soprattutto sugli importanti allevamenti di bivalvi presenti nell’area, con conseguenze catastrofiche sull’economia degli allevatori e dei pescatori.
Ad oggi sono numerosi gli studi scientifici messi in atto soprattutto per capire come questa specie aliena stia interagendo in un ecosistema diverso da quello di origine, ma purtroppo non sono ancora arrivate risposte concrete in grado di contenere questa sua espansione e ridurne gli ingenti danni.
Il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, grazie ad una stretta collaborazione con Federpesca e pescatori della zona di Goro, è uno dei pochissimi centri di ricerca a possedere un elevato numero di esemplari di granchi blu mantenuti in cattività presso la moderna infrastruttura acquari. Nello specifico, i due autori stanno ottimizzando una serie di attività di ricerca relative all’alimentazione, alle qualità organolettiche delle carni, alla riproduzione e all’allevamento di questa specie. In aggiunta, si stanno studiando anche veri e propri dissuasori in grado di allontanare i granchi da eventuali fonti di cibo, sistemi che stanno dando dei risultati estremamente interessanti.
Tutte queste attività di ricerca sono svolte in condizioni di cattività, permettendo quindi di variare a piacimento le condizioni ambientali, i parametri chimico-fisici e l’alimentazione degli animali, oltre che svolgere delle e vere e proprie osservazioni comportamentali, e sono volte ad individuare una serie di risposte necessarie ad aiutare i pescatori e gli allevatori. Gli autori sottolineano infatti l’importanza di ottenere queste informazioni al più presto sfruttando quel naturale “periodo finestra” che andrà presumibilmente da fine ottobre ad aprile 2024, durante il quale, con l’abbassarsi delle temperature dell’acqua, la presenza del granchio blu e la sua aggressività dovrebbero diminuire e lasciare un attimo di tregua a pescatori ed allevatori.
Tuttavia, è doveroso non farsi trovare impreparati alla successiva primavera in quanto, con elevata probabilità, il problema, dopo l’innalzamento delle temperature, si riproporrà forse anche in maniera più estesa, in quanto studi condotti in campo hanno già evidenziato che le femmine rilasciano la prole in mare dopo una breve migrazione dalla zona lagunare. Le larve, una volta entrate a far parte del plancton, potranno raggiungere nuovi siti da colonizzare, rappresentando così una vera a propria minaccia per l’intero Adriatico occidentale.
L’Università Politecnica delle Marche, insieme a pescatori, alle associazioni di categoria ed altre associazioni ed enti di ricerca, si trova quindi in prima fila per fornire reali soluzioni a pescatori ed allevatori attraverso studi condotti in cattività su questa specie.


Ike Olivotto
Prof. di Acquacoltura presso il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, Ancona

Giorgia Gioacchini
Prof.ssa di Biologia della riproduzione dei vertebrati marini e acquacoltura presso il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, Ancona



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