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Gli assaggi di Max Rella

Sardegna

di Rella M.


Il Torbato è un vino caratteristico di Alghero, un bianco fresco e sapido le cui origini discendono da un’antica varietà, il Turbat, introdotta dai Catalani a fine ‘300 durante tre secoli di dominio de l’Alguer, la loro roccaforte nel Nord-Ovest della Sardegna. Così chiamato per la leggera torbidezza del vino dell’epoca — dovuta a scarse conoscenze enologiche e ai trasporti via mare — il vitigno rischiò di sparire con l’arrivo della fillossera, a fine ‘800, l’insetto fitofago che “rosicchia” la vite alle radici. Appartenente alla famiglia delle Malvasie è però sopravvissuto e oggi vinificato con la Dop Alghero, grazie soprattutto alla cantina Sella & Mosca (www.sellaemosca.com), per anni l’unica a coltivare e vinificare il Torbato; ancora oggi l’azienda detiene la grandissima parte delle superfici vitate, per lo più circoscritte all’Algherese e qualcosa in altri territori della provincia di Sassari. Sella & Mosca dedica al torbato 150 ettari della sua storica tenuta alle porte di Alghero (650 di proprietà; 520 a vigneto). Negli ultimi tre anni l’azienda sarda — dal 2016 del Gruppo Terra Moretti — ha reimpiantato 170 ettari, in larga parte di Torbato, il vitigno più presente a pari passo con il Cannonau e poco sotto il Vermentino, le tre varietà comunque più coltivate (80% ca. del vigneto). Dal Torbato nascono tre spumanti e quattro fermi. Ad esempio, l’Alghero Torbato Spumante Doc, un Brut Metodo Charmat (presa di spuma in autoclave) ottenuto da grappoli selezionati per la spiccata acidità e coltivati su terreni ricchi di calcare. Di colore paglierino brillante, ha profumi di fiori d’acacia, note agrumate di pompelmo e sentori di crosta di pane; al palato è fresco, balsamico e verticale. L’Oscarì è invece l’interpretazione del Brut in chiave Metodo Classico, ottenuto con le migliori uve selezionate ad inizio settembre: le bollicine affinano un anno sui lieviti (rifermentazione in bottiglia) e si esprimono con un naso floreale di biancospino e fiori d’arancio, al palato delicate, briose e verticali.
Infine, tra i fermi, segnaliamo il Torbato DOC Terre Bianche Cuvée 161, la massima espressione aziendale del Torbato in purezza. Le uve sono macerate 24 ore a 10 °C prima della fermentazione, che avviene in acciaio a temperatura controllata di 18 °C e in barrique per una quota del mosto (15%). Idem l’affinamento: gran parte 6 mesi in acciaio, il resto prosegue nel legno. Bianco dalle sfumature dorate, colpisce al naso per le note di macchia mediterranea e di erbe officinali. Al palato tornano i fiori bianchi accompagnati da note di frutta matura. Bella sapidità e freschezza, quasi salmastro.
La degustazione guidata (lunedì-domenica, varie formule, da 15 euro a 50 euro) può essere l’occasione per visitare quest’azienda dalla storia interessante, fondata nel 1899 come vivaio per fronteggiare l’emergenza della fillossera da due pionieri piemontesi, l’ingegnere Erminio Sella, nipote del noto Quintino Sella, ex ministro del Regno d’Italia, e dall’avvocato Edgardo Mosca; successivamente subentrò anche Vittorio Sella, cugino di Erminio, cognato di Edgardo e avventuroso fotografo alpino al seguito del Duca d’Aosta. Nei primissimi del ‘900, però, oltre alle barbatelle, i due fondatori cominciarono a produrre vino e presto, in un clima di bonifiche e opere pubbliche, acquistarono a buon prezzo altri 600 ettari, costituendo un unico corpo aziendale, rimasto tale per estensione, con magazzini, case per gli operai e scuole per i figli, una chiesetta, negozi, strade, canali e tante opere di bonifica idraulica e spietramento dei terreni. In 15 anni trasformano il podere e ad ogni famiglia venne dato in comodato d’uso un piccolo terreno, motivo per cui durante il fascismo il latifondo fu preservato, e non frazionato, perché considerato “azienda modello”.
In particolare nell’area paludosa era presente una grande piattaforma d’arenaria che Sella e Mosca fecero sbancare e spietrare, scassando terreni, realizzando canali e interrando di nuovo le pietre per il drenaggio, un’opera di bonifica realizzata su buona parte della proprietà in 10-15 anni. Altri 150 ettari lasciati a pascolo furono bonificati invece tra il 1985 e il 1995, quando la tenuta apparteneva ormai ai Bonomi, nota famiglia di finanzieri lombardi. Nacque allora l’etichetta Le Arenarie.
Negli anni ‘-70 l’azienda convertì le coltivazioni ad alberello col più ombreggiante sistema a tendone per produrre vini meno alcolici. La conversione permise di lanciare, ad esempio, il fenomeno Vermentino, un bianco che tradizionalmente sfiorava i 16 gradi alcolici e che Sella & Mosca, studiando le maturazioni in vigneto e la vinificazione, portò a 11 gradi, dandogli il carattere del bianco fresco, moderno e versatile che oggi conosciamo. Nel ‘79 fu sviluppata la struttura aziendale con una nuova cantina, in aggiunta a quelle del 1903 e del ‘22, e ad inizio anni ‘80 fu recuperato il Torbato. I vini vennero promossi con campagne pubblicitarie incentrate su Alghero e il suo territorio. Acquisita nel 2002 dal Gruppo Campari e nel 2016 dai Moretti, produce circa 5 milioni di bottiglie in varie tipologie per i canali Ho.re.ca. e Gdo, ha un 30% di export e un forte radicamento in Sardegna. È certificata Equalitas per l’attenzione alla sostenibilità.


Massimiliano Rella



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