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Storia e cultura

Il Partito della Bistecca

di Gaddini A.


Tra il 1951 e il 1953 fu attivo in Italia un partito il cui nome ufficiale era Partito Nettista Italiano (PNI), ma che era più noto come “Partito della bistecca”, perché nel suo programma prometteva una bistecca al giorno ad ogni cittadino e il suo simbolo rappresentava una vitella.

Nascita del PNI
Nel maggio del 1951 Corrado Tedeschi, editore della rivista “Nuova Enigmistica Tascabile”, fondò un nuovo partito, il cui nome derivava proprio dall’acronimo del nome della rivista, perché “nessuno dei partiti politici esistenti ci contentava interamente”. Una dei punti più importanti del programma del partito era la distribuzione gratuita a ogni cittadino di una bistecca, specificando che: “Per essere veramente tale, una bistecca deve pesare almeno 450 grammi. Se pesa un chilo, tanto meglio. Ma non meno di 450 grammi, perché altrimenti diventa una cotoletta e quindi il mio partito non sarebbe più il Partito della Bistecca». Il PNI arrivò a contare oltre 20.000 iscritti, denominati “nettisti” ma anche “passatempisti” o “aginet” (Ceccarelli). La scheda d’iscrizione al partito era contenuta nella rivista, in un inserto di 24 pagine con “il primo grande discorso elettorale di Corrado Tedeschi ai Militanti” e “Programma: Cruciverba, Concorsi, Pagliacci, Bistecche”.

Chi era Corrado Tedeschi
Corrado Tedeschi (nell’immagine a lato, photo © Wikipedia) nacque a Firenze il 22 settembre 1899, figlio di genitori ebrei. Mentre studiava all’Istituto tecnico, collaborò a un settimanale mazziniano di Firenze e poi fondò il “Perla”, che definì un “trombone delle idee futuriste”. Partecipò come volontario alla prima guerra mondiale, durante la quale perse lo zio materno Umberto Orefici, al quale dedicò un libretto di poesie, intitolato “Odi umane”, pubblicato nel 1918. Durante la guerra iniziò a studiare economia e commercio a Torino e, al termine del conflitto, si laureò, avendo come relatore Luigi Einaudi, futuro Presidente della Repubblica. Nel 1924 pubblicò “La Nuova Religione”, un insieme di brevi scritti para-filosofici e di poesie, che restituiscono un’immagine piuttosto confusa delle sue idee. Tedeschi fissava la “Nuova Legge”, basata soprattutto sul praticare la virtù, cioè agire in ogni azione a fin di bene, come unico mezzo per conseguire un generale benessere, senza dare ulteriori chiarimenti “perché non è possibile render chiaro ciò che ancora non esiste che allo stato embrionale”. Nel libro si scagliava contro la guerra, correggendo il suo iniziale interventismo, perché non si può “desiderare che milioni di uomini muoiano per poter poi salire su un mucchio di cadaveri a dire commoventi parole di rimpianto”. Infine, sul nascente fascismo, non si sbilanciava, assumendo una posizione estremamente prudente.
All’inizio della dittatura fascista fu nominato attaché presso l’Ambasciata di Costantinopoli (oggi Istanbul) e professore presso l’Istituto tecnico italiano della città. Alla fine degli anni ‘20 scrisse per La Stampa diretta da Curzio Malaparte e lo convinse ad inviarlo come corrispondente in Manciuria per seguire la guerra sino-sovietica del 1929. I suoi racconti su questa guerra, comparsi su Il Ponte, diretto da Piero Calamandrei, sembrano altrettanto fantasiosi che i suoi programmi politici, tanto da far dubitare qualche esagerazione.
Tedeschi sarebbe stato l’unico giornalista a seguire il conflitto, grazie all’amicizia con il signore della guerra della Manciuria Zhang Xueliang (o Giang-Sue-Liang). Il dittatore gli avrebbe “regalato” un treno, una nave, un ministro e una donna, e avrebbe voluto donargli anche una provincia, ma Tedeschi avrebbe rifiutato. Dalla consultazione de La Stampa del periodo della guerra sinosovietica risulta però che il conflitto fu coperto dal corrispondente da Mosca Pietro Sessa, a volte da quello da Shanghai Giacomo Carboni e da notizie assunte dal quotidiano francese Le Petit Parisien. Il nome di Tedeschi non compare negli articoli, nemmeno in sigla.
Dopo la Cina, Tedeschi si sarebbe spostato in Giappone, dove l’imperatore gli avrebbe “regalato” il suo interprete personale, un certo Kawamoto, che però lo avrebbe tradito, costringendolo a fuggire a nuoto, nudo e con la valigia legata sulla testa. Sarebbe stato salvato da un piroscafo di pirati di diverse nazioni, tutti enigmisti, che lo avrebbe portato a Singapore. Sulle sue esperienze asiatiche Tedeschi scrisse nel 1931 il libro Siberia rossa e Manciuria in fiamme, nel quale però le rocambolesche vicende sopra indicate non sono descritte.
Secondo la figlia Anna, nel 1933-34 Tedeschi fu sollevato dall’incarico di insegnante per non aver preso la tessera del partito fascista. Nel 1937, però, pubblicò Pericolo russo, che fu probabilmente la sua prima esperienza come editore, un libro violentemente anticomunista, in cui considerava i bolscevichi come mostri assetati di sangue che volevano distruggere l’Europa, e contro i quali bisognava prendere posizione, sposando la tesi di Joseph Goebbels. Tedeschi auspicava che “contro il mostro bolscevico facciano buona guardia l’Italia fascista e la Germania hitleriana”, mentre esaltava “la granitica compattezza dell’Italia fascista” e “le legioni di Mussolini, baluardo granitico della civiltà del mondo”.
L’anno successivo, il 1938, vide l’entrata in vigore delle leggi razziali fasciste. Tedeschi si era trasferito a Milano, dove aveva acquistato la rivista di enigmistica Marco Polo da un ebreo che intendeva espatriare per sottrarsi all’antisemitismo crescente. Tedeschi ribattezzò la rivista Enigmistica tascabile, ma fu costretto a chiuderla e ad abbandonare l’attività di editore in quanto ebreo e fu assegnato per quattro anni al confino a Rocca di Mezzo, Camerino e Norcia (A. Tedeschi).
Durante la guerra collaborò con il servizio segreto britannico e fu un acceso sostenitore del sionismo. Fondò un “Centro di studi ebraici” e tradusse dall’ebraico il diario di prigionia di un reduce dal campo di sterminio di Treblinka: “Un anno a Treblianka. Il campo della morte dove furono massacrati e bruciati due milioni e mezzo di esseri umani. Narrazione di un superstite”. Nel 1945 rimise in attività a Firenze la casa editrice, pubblicando il 18 agosto 1945 la Nuova Enigmistica Tascabile, che ebbe un grande successo specialmente quando ideò un concorso a premi, detto Armi e costumi, basato su una raccolta di figurine di costumi tradizionali e soldati del mondo che dava in premio biciclette e palloni di cuoio (A. Tedeschi).
In seguito la casa editrice, tuttora esistente, pubblicò le riviste: Passatempi, la Nuova Enciclopedia Scientifica e, all’inizio degli anni ‘70, Il Giornale dei Misteri, specializzato in ufologia, psicologia, parapsicologia, scienze occulte, attualità. Inoltre, pubblicava dischi e nel 1959 fu la prima a mettere sul mercato un 45 giri di una giovane cantante cremonese, nota come Baby Gate, in seguito famosa con il nome di Mina.
Tedeschi viveva con la famiglia in una villa alla periferia di Firenze, detta “Villaggio NET”, con un parco di 40 ettari che la separava dallo stabilimento tipografico, un trenino interno e una grande piscina sulla quale Tedeschi si spostava con una zattera, dalla quale dettava alla segretaria articoli e comunicati. Vestiva pantaloni di seta azzurra o rosa e a volte si presentava agli ospiti in tenuta da scherma, sport che aveva praticato fin da giovane.
Corrado Tedeschi morì il 26 aprile 1972 a Firenze.

La repubblica universale
Durante la navigazione coi pirati enigmisti, Tedeschi aveva concepito l’utopia di una Repubblica universale, con un mondo diviso in spicchi come un’arancia, ciascuno dedicato ad una produzione: uno per la carne bovina, sulle Montagne Rocciose e in Argentina, uno industriale, uno intellettuale, uno agricolo in Siberia. L’Italia aveva diritto ad uno spicchio privilegiato, per il divertimento, il turismo e la coltura dei garofani, in quanto patria del Partito Nettista. Tedeschi partiva da tre postulati base:
gli uomini sono tutti uguali;
gli uomini sono tutti disuguali;
l’uomo può vivere, ma è libero di morire perché può privarsi degli alimenti.
Questi postulati, trasformati in punti, si univano con altri punti, i bisogni umani, a formare un angoloide complesso, risolvibile solo da un Comitato di Liberazione Mondiale, ma solo dopo un lavoro di almeno venti secoli. Ciascuno avrebbe poi avuto automobiline e aeroplanino razzo, con cui spostarsi rapidamente, abolendo i trasporti collettivi. Tedeschi mise fine ad una diatriba interna sulla forma istituzionale della futura Repubblica universale, chiarendo che non era importante se fosse retta da un presidente o da un monarca, ma che l’essenziale era di essere tutti d’accordo sulla bistecca (Mocci).

Scopo del partito
L’intento goliardico del partito era chiaro, come anche quello satirico, scimmiottando le promesse fatte dai politici, ma elevandole all’ennesima potenza. Tedeschi evocava una specie di Paese della Cuccagna, con qualche eco della Città del Sole di Tommaso Campanella. Probabilmente anche la menzione dei “pagliacci di stato” non era casuale, nell’anno in cui era stata varata la nuova legge elettorale, la cosiddetta “Legge truffa” che aveva scatenato furibonde polemiche politiche.
La campagna elettorale
Il partito nettista si presentò per l’unica volta alle elezioni politiche del 7 giugno 1953, per tre collegi della Camera dei deputati, Roma, Firenze e Milano. Il PNI fece una campagna basata sul simbolo del partito, un vitello, con motti come: “La vita è una vitella”, “W la pacchia!”, “Meglio una bistecca oggi che un impero domani” (con chiaro riferimento alle passate esperienze coloniali dell’epoca fascista) e “Votate vitella oggi se non volete mangiare pane ammuffito domani”. Si invitava a votare “facendo una croce sulla vitella” e uno slogan recitava: “Rurali nettisti, inneggiate al vostro partito scrivendo ‘viva la NET’ sulle pance dei vostri animali” (Ceccarelli). L’inno del partito consisteva in una serie di muggiti e il saluto nettista consisteva nell’alzare entrambe le braccia e nel ruotare velocemente i polsi da destra a sinistra (Bernardinelli). Il programma del PNI prevedeva l’abolizione della pena di morte, tranne che per coloro che avessero cucinato la bistecca in modo non conforme alle buone regole, in quanto deviazionisti da colpire inesorabilmente. In realtà la pena capitale era già stata abolita in Italia dal 1o gennaio 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione.
Tedeschi e Cavallini giravano con un furgone Chevrolet con annessa roulotte, ripreso dal cinegiornale La Settimana Incom, e attrezzato con una cucinetta per cuocere le bistecche da distribuire durante i raduni elettorali. Tedeschi prevedeva anche di dotarsi di un quotidiano come organo del partito e di condurre, nell’ultimo giorno della campagna elettorale, una vitella viva, da assegnare poi per sorteggio tra coloro che si fossero iscritti al partito in quella giornata. Inoltre fu eletta una “Miss bistecca”, sotto il patrocinio del partito, nella persona di Anna Tedeschi, figlia del fondatore e leader del partito. L’adesione al PNI prevedeva medaglie (a pagamento) e onorificenze, tra le quali la massima era “Il Gran Collare”, che dava il diritto a diventare cugino di Tedeschi. Un operatore di cinema di Castelfiorentino, essendo gobbo, riceveva uno stipendio da Tedeschi, molto superstizioso, per portare fortuna al partito, e fu nominato presidente onorario ed effettivo del partito (Ceccarelli, P.P.).
La campagna elettorale del 1953 si svolse in un Paese ancora in preda alla povertà e alla fame causata dalla guerra; un’inchiesta parlamentare del 1951-52 sulla miseria in Italia rivelò le condizioni drammatiche in cui viveva ancora una parte degli italiani. La campagna elettorale fu quindi caratterizzata dai temi del cibo: il candidato monarchico Achille Lauro, sindaco di Napoli, distribuiva pacchi di pasta agli elettori e offriva pasti in mense da campo, mentre altri candidati democristiani distribuivano pacchi alimentari, spesso ai bambini.
Da parte loro, i comunisti sbeffeggiavano i democristiani chiamandoli “forchettoni”, in polemica per casi di corruzione venuti alla luce, e liberavano palloncini con appese forchette giganti ai comizi democristiani. A Catania fu addirittura eretto un monumento alla forchetta, poi rimosso dalla questura (Ceccarelli). Il settimanale del PCI Vie nuove riportò la foto di un murale di 7 metri per 3 dipinto sulla parete della sezione comunista del quartiere romano della Garbatella, rap­presentante dirigenti democristiani come De Gasperi e Scelba raffigurati come nani che portavano enormi posate, come parodia del manifesto pubblicitario di una casa di posaterie sotto l’insegna Club della bistecca.

Risultati elettorali
Prima ancora delle elezioni, il 23 aprile 1953, Tedeschi ed altre sei persone furono arrestate a Massa con l’accusa di aver comprato per 300 lire ciascuna le firme necessarie per la presentazione delle liste elettorali nel collegio locale (Avanti!). Dopo l’arresto Tedeschi non perse l’umorismo, e dichiarò: “Dal giorno che fummo gettati in prigione a Massa, il PNI È diventato un grande partito di popolo, un grande partito di… Massa” (A. Tedeschi). L’editore considerò l’arresto un’ingiustizia, ma commentò “se anche non avessimo un grande successo elettorale, che conta?” (Ceccarelli). In effetti il partito raccolse in tutto 4.305 voti, pari allo 0,02% del totale, e nessun deputato. Il PNI non fu comunque l’ultimo nella graduatoria: quattordici liste presero meno voti a livello nazionale.
Il partito ebbe il suo massimo successo nel collegio di Roma-Viterbo-Latina-Frosinone, con 1.706 voti, pari allo 0,09%, dove Tedeschi ebbe 117 preferenze, 1.102 (0,14%) a Firenze-Pistoia, con 34 preferenze per Tedeschi e 1.497 a Milano-Pavia (0.08%) con Tedeschi non candidato. I 47 candidati del PNI ottennero 617 preferenze, pari al 3,8%.
Oltre al PNI si presentarono il Partito Cristiano Militante, il Partito della Volontà Nazionale, il Partito Esistenzialista Universale, il Partito della Volontà Nazionale, l’Unione Nazionale Democratica Impiegati Pubblici, la Forza ascendista e il Gruppo contadini di centro-destra sul cui contrassegno figurava un Sant’Antonio che offriva gigli a una statuina della Madonna (Cervi e Montanelli, Galli, Piretti).
La presenza di ventuno liste che non ottennero seggi ebbe comunque il risultato di disperdere 578.000 voti, impedendo alla coalizione guidata dalla Democrazia Cristiana di ottenere la maggioranza assoluta e di far scattare il premio di maggioranza previsto dalla “legge truffa” (Farneti, Galli).

Partiti simili
Il partito della bistecca era un partito eminentemente goliardico, nato senza nessuna velleità di prendere il potere, al contrario del “Fronte dell’Uomo Qualunque”, attivo tra il 1944 e il 1949, di stampo populista e reazionario, che divenne una forza politica non indifferente, fino a risultare il quinto partito alle elezioni dell’Assemblea costituente, per poi sparire. Il Partito Nettista è invece assimilabile ad altri partiti satirici e goliardici di altri paesi, che parodiavano le promesse dei partiti tradizionali, promettendo cose impossibili, e in particolare la gratuità perenne di derrate alimentari, soprattutto alcoliche. Non sembra ci siano stati altri partiti che abbiano promesso carne gratis, fatta eccezione per il partito svedese delle polpette di IKEA, di cui però si trovano scarse tracce, mentre il partito neozelandese The Civilian Party promette una vaschetta di gelato a ogni cittadino. In Italia nel 2001 si presentò il Partito della gnocca, il cui simbolo raffigurava uno gnocco di patate, ma il cui nome evidentemente alludeva a tutt’altro. Il simbolo fu bocciato perché richiamava lo stemma della Repubblica e fu poi ripresentato come Partito dello gnocco (Maestri).
Uno degli esempi più antichi è il Partito del Moderato Progresso entro i limiti della legge (Strana Mírného Pokroku v Mezích Zákona) fondato a Praga nel 1904. Il partito si presentò alle elezioni del 1911 con un programma che comprendeva, tra l’altro, l’obbligo di alcolismo. The Vrije Socialistische Groep o Rapaille Partij (“Partito della Marmaglia”) era un partito fondato nel 1921 nei Paesi Bassi il cui programma prevedeva la distribuzione gratuita di alcolici e la libertà di cacciare e pescare nel Vondelpark di Amsterdam. Vari partiti hanno invece promesso birra gratis per tutti come il Partito austriaco della birra (Bierpartei Österreich), il Partito ungherese del Cane a due code (Magyar Kétfarkú Kutya Párt) e quelli degli amanti della birra in Bielorussia (Partyja amataraŭ piva), Russia (Partiya lyubiteley piva), Ucraina (Ukrainska Partija Shanuvalnikiv Piva), Repubblica Ceca (Strana přátel piva) e Polonia (Polska Partia Przyjaciół Piwa), che nel 1991 arrivò a conquistare 16 seggi in Parlamento.
Si può ricordare il partito australiano per la riduzione delle tasse sul carburante e sulla birra (Lower Excise Fuel and Beer Party) e il McGillicuddy Serious Party della Nuova Zelanda, che propose di usare la birra come arma di difesa nazionale, lasciando bottiglie di birra sulle spiagge, in modo che eventuali eserciti invasori si ubriacassero appena sbarcati, rinunciando all’invasione. In Germania, nel 2004, il comico Martin Sonneborn ha fondato Die PARTEI (il PARTITO), che ha nel suo programma un calmiere a livello nazionale al prezzo della birra, che doveva entrare in vigore all’apparire di due indicatori: grande sete e percentuale di boccali vuoti. Il candidato sindaco di Piacenza alle elezioni del 2017, Stefano Torre, prometteva la realizzazione di un vinodotto per distribuire il vino nelle case direttamente dal rubinetto.


Andrea Gaddini

Bibliografia
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Ceccarelli F. (2000), La cottura veloce del Partito della Bistecca, in: Lo stomaco della Repubblica. Cibo e potere in Italia dal 1945 al 2000, Longanesi, Milano, pp. 67-72.
Cervi M., Montanelli I. (2012), L’Italia del Miracolo, 14 luglio 1948-19 agosto 1954, in: La storia d’Italia, Rizzoli Ed., Milano.
Farneti P. (1983), Il sistema dei partiti in Italia, Il Mulino, Bologna.
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Kostioukovitch E. (2009), Why Italians Love to Talk About Food: A Journey Through Italy’s Great Regional Cuisines, From the Alps to Sicily, Farrar, Straus and Giroux, New York.
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Tedeschi C. (1937) Pericolo Russo, C. Tedeschi, Firenze (Tip. Bandettini).

Siti consultati

Ministero dell’Interno, Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali, Archivio Storico delle Elezioni.
Corrado Tedeschi editore, corradotedeschieditore.com/it
Archivio dell’Istituto Luce, www.archivioluce.com
Wikipedia, voce “Partito Nettista Italiano” (it.wikipedia.org/wiki/Partito_Nettista_Italiano).
Maestri Gabriele, I simboli della discordia, www.isimbolidelladiscordia.it/2012/09/alle-radici-di-bunga-bunga-il-partito.html



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