A Portoscuso, in provincia di Cagliari, resiste all’usura del tempo l’antica tonnara Su Pranu. Costruita durante la dominazione spagnola a metà ‘500, è rimasta in attività fino ai primi anni ‘70 e, dopo lungo abbandono, nel 1983 alcuni pescatori e abitanti ha costituito la cooperativa Tonnare Sulcitane per riportarla in vita e rilanciarne le attività economiche e sociali. Inizialmente vennero impiegate le vecchie reti e barche di legno, oggi residuo museale a cielo aperto, poiché in seguito, non essendo più autorizzate dal Registro Navale, entrarono in funzione barche di ferro e strumenti al passo con i tempi. Man mano le attività si spostarono in una tonnara più moderna. Così il sito storico di Su Pranu fu dimesso e la struttura cadde in abbandono.
Nel 2020, il Comune di Portoscuso è diventato il proprietario di quest’ampia area che comprende magazzini e spazi un tempo adibiti ad officine per la conservazione di reti, ancore, sale e strumenti di lavoro; alcune strutture sono ancora da recuperare e al momento non agibili.
Su Pranu (“sul piano”, cioè su un pianoro che digrada sul mare) rinasce dunque come sito turistico culturale, aperto a visite giornaliere, eventi, attività enogastronomiche, gestita attraverso l’associazione Sa Fabbrica (biglietto 5 euro, su prenotazione; telefono: 349 8402482). Vi troviamo residui di imbarcazioni, la Baracca – Museo del Tonnarotto, pannelli esplicativi, vecchi barattoli di conservazione e vendita del tonno e una chiesetta intitolata a Sant’Antonio, a navata unica, scarna, con belle arcate e un controsoffitto in canniccio intrecciato, un metodo di costruzione tradizionale.
Su Pranu fu fondata a Portoscuso per volere di Filippo II di Spagna, che autorizzò la nascita di tonnare lungo la costa occidentale della Sardegna, da Stintino, a nord, fino all’Iglesiente, a sud. A Puerto Escuso (“porto nascosto”) fu individuato un punto strategico e molto favorevole per la cattura dei tonni che attraversano da sempre il canale fra la terraferma e l’isola antistante di San Pietro, dove opera ancora oggi la tonnara di Carloforte.
Mediamente a Su Pranu lavoravano 130 persone a mare (oggi nella “nuova” struttura una trentina), che costituivano una piccola comunità in cui le donne erano impegnate a filare il cocco, cioè il filo di corda utilizzato per fare le pareti delle reti fisse. Negli annali risultavano pescati 15.000 tonni, mentre oggi il tonnellaggio consentito è di 180 tonnellate fra le tre tonnare esistenti in questa zona della Sardegna. La prima stagione di pesca ufficiale è datata all’anno 1591, di cui c’è testimonianza negli archivi di Cagliari.
L’area del pianoro di Su Pranu era adibita anche alla lavorazione del tonno, in particolare per la produzione della bottarga e la trasformazione delle interiora. Il tonnarotto era sia un pescatore di tonnara che un trasformatore. Dopo la mattanza i tonni venivano aperti per essere svuotati delle interiora, a loro volta trasformate nelle baracche dai tonnarotti. I tagli pregiati e le parti meno nobili venivano conservate sotto sale in contenitori di legno. Dal “maschio” veniva poi prelevata la sacca spermale, bollita e utilizzata per le frittelle di lattume (lattumini) oppure in soffritto con cipolla e olio, due specialità tipiche locali.
Oggi, nonostante il successo del tonno sui banchi del fresco e nello scatolame, il comparto è ormai andato in crisi per una serie di ragioni concomitanti e la domanda interna è in buona parte assicurata da massicce importazioni. Negli anni passati la politica delle “quote” produttive si è infatti saldata con la difficoltà imprenditoriale di ottimizzare i processi di trasformazione industriale. Il risultato è che è diventato più conveniente pescare vivi i tonni e rivenderli alla concorrenza straniera, ad esempio a Malta, trasferendo dunque il valore aggiunto della fase finale di filiera ad altri territori e operatori. Così, una dopo l’altra, le tonnare a reti fisse dei nostri mari hanno tirato su le reti, quella di Favignana nel 2007, e da allora in Italia sono rimaste attive a fasi alterne soltanto tre tonnare nel mare tra Carloforte, sull’isola di San Pietro, e la costa antistante di Portoscuso, nella Sardegna sud-occidentale.
Massimiliano Rella
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