In origine il kayak era esclusivamente un tipo di canoa utilizzata dagli Inuit — quelli che un tempo venivano chiamati Esquimesi — nelle gelide acque dell’Artico, dalla Groenlandia all’Alaska e al Canada. Era l’unico mezzo per sopravvivere in quegli ambienti estremamente difficili perché consentiva la caccia e la pesca, che erano le uniche fonti di sostentamento possibili, e i necessari spostamenti.
Il kayak era costruito con il legno che il mare aveva portato a riva e che, dopo essere stato accuratamente lavorato e intagliato, veniva ricoperto con pelli di foca impregnate con il grasso dei medesimi animali e tenute assieme con i loro nervi, le loro ossa e quant’altro fosse utilizzabile per questo scopo.
Veniva fabbricato su misura, come se fosse un abito, dalla stessa persona che l’avrebbe utilizzato: poteva essere un uomo (infatti kayak significa “barca degli uomini”) oppure donna (e in tal caso prendeva il nome di umiak).
Non è facile percepire al primo impatto la differenza tra un kayak e una canoa propriamente detta (o canoa canadese): il kayak si manovra con pagaia a doppia pala curva (la canoa è a pala singola piatta) e la pagaiata di conseguenza è completamente diversa anche se l’impugnatura è la stessa. Ha il ponte chiuso e soltanto la prua appuntita (la canoa ha il ponte aperto e anche la poppa appuntita); essendo più sottile è anche più leggero e quindi galleggia sempre a pelo d’acqua (la canoa affonda un po’) e inoltre raggiunge velocità maggiori; difficilmente imbarca acqua, ma la pagaiata è meno comoda e agevole.
La differenza maggiore consiste nella seduta: nel kayak, a causa dello scafo molto più stretto, si può stare soltanto seduti con le gambe stese in avanti mentre nella canoa, per il motivo opposto, si sta inginocchiati con una o entrambe le gambe. Per la guida del kayak sarebbe dunque meglio utilizzare la gonna, ma pochi lo fanno.
L’introduzione del kayak nel mondo occidentale è avvenuta abbastanza di recente e per motivi essenzialmente turistici e sportivi (soprattutto gare di discesa e velocità, individuali e di gruppo). C’è però, anche in Italia, chi sta riproponendo, e con risultati soddisfacenti, l’originario uso finalizzato alla pesca. Esistono 3 tipi di kayak da pesca:
a remi (pagaia);
a pedali;
a motore.
Tutti e tre sono equipaggiati con almeno un gavone per riporre l’attrezzatura e un vano a poppa per piccoli oggetti quali giacca a vento, portadocumenti e simili.
Il tipo più comune è ovviamente il kayak a pagaia, con modelli a costi contenuti e preferibilmente con un seggiolino dalla seduta di almeno 65 cm di larghezza per la comodità sia della pesca che della pagaiata. I kayak a pedali sono invece concepiti esclusivamente per la pesca.
I pedali a loro volta sono a di due tipi: a spinta o a rotazione.
I pedali a spinta azionano due pinne che si trovano sotto lo scafo e che grazie al loro movimento avanti e indietro producono la spinta desiderata. Sono abbastanza faticosi, specialmente se non si è allenati.
Anche i pedali a rotazione azionano delle pinne che si trovano sotto lo scafo oppure un’elica, ma lo fanno con un movimento analogo a quello della bicicletta. Si fa meno fatica e si sforza meno l’articolazione del ginocchio.
I pedali, in entrambi i casi, offrono inoltre il vantaggio di lasciare sempre le mani libere, facilitando così il gesto del pescare.
Per coloro che non vogliono o non possono fare sforzi fisici c’è poi il kayak a motore. Il tutto in proporzione, naturalmente: basta dunque un piccolo motore elettrico da 4 kg, con funzione anche di timone, per una velocità di 10 km orari.
Con il kayak si pesca a spinning e a traina. La pesca a spinning è un tipo di pesca sportiva al lancio, con la canna dotata di mulinello, mirata alla cattura dei pesci predatori sia in mare che nelle acque dolci. Può essere praticata sia da terra che dalla barca. La tecnica consiste nel cercare di lanciare il più lontano possibile l’artificiale cercando di farlo sembrare vivo in modo di scatenare l’istinto predatorio del pesce.
La traina è una tecnica di pesca sportiva in barca e in mare tra le più diffuse al mondo e consiste nel navigare trainando, con l’utilizzo di apposite canne, degli artificiali o del pesce vivo. Si distingue ulteriormente in traina costiera e traina d’altura.
Il kayak consente di utilizzare anche due canne montate contemporaneamente e con esche o profondità diverse.
Nunzia Manicardi
Nota
In foto, una gara di Kayak fishing nelle acque davanti a Marbella, sulla Costa del Sol, in Andalusia.
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