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La Grigia ucraina

di Gaddini A.

La Podolia, regione dell’Ucraina, repubblica ex-sovietica, è tradizionalmente considerata zona di origine del ceppo podolico o della steppa, un gruppo di bovini grigi dalle lunghe corna, di grande rusticità, con forte attitudine al lavoro, ma con buona produzione di carne. In Ucraina è tuttora presente una razza, la Grigia ucraina (Seraya ukrainskaya o Seroukrainskaya), che manifesta gli stessi caratteri delle altre razze del ceppo podolico, con alcune particolarità, come grandi dimensioni, basso peso alla nascita e ottima qualità delle pelli.

Storia

Volodymyr Kozyr, accademico delle scienze dell’Ucraina, tra i principali sostenitori delle razze autoctone scrisse: “Il bestiame Grigio ucraino è un monumento vivente di un’era della cultura preistorica Trypilliana”. Il riferimento è alla cultura preistorica di Cucuteni-Trypillian, attiva tra il 5400 e il 2700 a.C. tra le attuali Ucraina, Moldova e Romania, i cui manufatti ritraggono bovini dalle lunghe corna a lira, oppure edifici o figure antropomorfe ornate con tali corna. Tuttavia, i bovini rappresentati potrebbero essere uri, antenati selvatici dei bovini domestici (Nikitin et al.). Come tutte le razze zootecniche, la Grigia nasce da un bisogno vitale della popolazione locale, legata al sistema di produzione del luogo e dell’epoca. La razza era infatti usata principalmente come animale da lavoro, resistente, frugale e ben adattato all’ambiente delle steppe meridionali dell’Ucraina e della Russia.

Il bestiame grigio era parte importante della ricchezza del Sič di ZaporiŠ¾Š¾ja, protostato dei cosacchi in Ucraina, attivo dal 1552 al 1775 (Chegorka). Questi animali erano essenziali nel Chumakstvo, tradizionale trasporto ucraino su lunghe o lunghissime distanze, su carri tirati da buoi, per il trasporto, soprattutto di sale dalla Crimea, ma anche di pesce, legname e granaglie. Il Chumakstvo fu attivo dal tardo Medioevo a fine ‘800 su percorsi noti come “Via Lattea” ed è molto presente nella cultura, nel linguaggio e nel folklore ucraino. I buoi preferiti erano i Grigi ucraini, in particolare della varietà Bessarabiana, verso i quali i carrettieri, i Chumak, avevano un rispetto quasi superstizioso (Chegorka). I buoi Grigi erano caratterizzati da grande docilità e resistenza alla fatica, potevano lavorare nei campi per 10-12 ore consecutive oppure trasportare pesi fino a 2000 kg. Questo, insieme alla frugalità, la capacità di nutrirsi di foraggi molto grezzi, ne faceva gli animali ideali per le piccole aziende agricole nell’ambiente della steppa, alle quali fornivano lavoro e carne. Erano adibiti al lavoro dall’età di quattro anni e fino ai quindici, con maggiore produttività tra i sette e i dieci anni. I buoi erano chiamati con nomi caratteristici, e nel dizionario di Boris Grinchenko ne erano menzionati oltre cinquanta, come Bilan (bue bianco), Karaman (bue nero), Buyan (bue capriccioso), Kyslitsia, ossia frutto agro (bue testardo), Khalabuda, ossia capanna (bue con grandi corna).

Fin dal 1843, alla prima fiera di Odessa, la razza era presente con molti esemplari (Guziev et al., 2009b), e nel 1845 nella regione di Poltava c’erano oltre 782.000 capi. Nello stesso anno i bovini erano 3,5 volte i cavalli, il che dà una misura della loro importanza nell’economia dell’epoca. La situazione cambiò in modo radicale dal 1861, con la scoperta e lo sfruttamento del ferro e del carbone in Ucraina. La nascita di insediamenti industriali, con la concentrazione in centri urbani, determinò una domanda di latte, latticini e carne, e indusse l’incrocio del bestiame locale con razze migliorate. Inoltre, i bovini da lavoro furono sostituiti con cavalli da tiro, più produttivi e dalla carriera più lunga (fino al doppio rispetto a un bue). Lo sviluppo delle ferrovie, legato all’industrializzazione, rese poi progressivamente obsoleto il trasporto su veicoli con trazione animale (Chegorka). Già nel 1866 i bovini erano diminuiti di 15.000 unità (Zhitnyak). Quindi, al contrario di quello che accadde in altri Paesi, le razze rustiche tradizionali da lavoro furono messe in crisi dalla sostituzione con i cavalli da tiro prima che con i trattori. Nonostante ciò, fino all’inizio del XXI secolo la Grigia ucraina era ancora la razza bovina principale dell’Ucraina. Alcuni allevatori, come il proprietario terriero di Ekaterinoslav Stepan Dekonski, cercarono di mantenere la razza e di propagandarne le qualità. Nel 1900 scrisse: “Sono uno di quegli allevatori che crede fermamente in tutte le migliori qualità del bestiame ucraino. Io ritengo che questa razza sia universale”.

Nel 1908 si contavano 7,5 milioni di capi (French) e nel 1910-11, da un censimento dei bovini della provincia di Ekaterinoslav, di oltre 787.700 capi bovini quasi il 70% era rappresentato da Grigi. È da notare che nella zona di Ekaterinoslav (oggi Dnipro) si trovavano gli allevamenti del nobile Konstantin Brodskij, che nel 1900 acquistò a Ravenna dei riproduttori di razza Romagnola, dopo averli ammirati su una rivista, probabilmente trovandoli molto simili ai bovini grigi ucraini (si veda di Gaddini A., La Belle Époque della Romagnola, in Eurocarni n. 8/2018, pag. 107). Il Libro Genealogico fu istituito nel 1909 dalla Società di Kharkiv, su iniziativa della prof.ssa P.A. Pahomova, e fino al 1918 sono riportati i dati di 1250 bovini adulti (Guziev et al., 2009b). La crisi della razza emerge dalle parole dell’esperto allevatore Mitrofan Shchepkin e le sue impressioni sul bestiame Grigio ucraino presentato alla Fiera zootecnica di Kharkiv nel 1913: “Sono stati spazzati via dalla steppa vergine che ha mantenuto la sua copertura dal tempo dei Peceneghi … nel passato” (i Peceneghi erano un popolo nomade delle steppe, invasore dell’Europa alla fine dell’Impero romano). Nel 1916 nel Paese si allevavano 2 milioni 813.000 capi (Chegorka), ma una spinta ulteriore verso la quasi sparizione della razza fu la lunga guerra civile che seguì la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, con le conseguenti devastazioni e la carestia. In questa situazione molti tori riproduttori furono abbattuti, in quanto ritenuti improduttivi (Zhytniak). Si introdussero allora tori di altre razze, in modo non programmato, e la produttività scese. Comunque, nel 1922, il bestiame di razza Grigia raggiungeva ancora i 2,6 milioni di capi (Zhytniak) e nel 1923 nacquero aziende per l’allevamento della Grigia, il cui allevamento era pianificato in Ucraina insieme a quello della Rossa della steppa, della Testa bianca ucraina e della Poliska.  Ancora nel 1926, M.D. Potemkin scriveva: “La razza Ucraina è un monumento vivente a un’intera epoca dell’allevamento, alle steppe del sud e alla zootecnia: non si può non amarla” (Guziev et al., 2009b). Nel 1928 esistevano 1,6 milioni di capi e fu istituito il libro genealogico (French), nel 1929 il Libro delle mandrie di razza, nel quale si legge che nel 1932 erano iscritti 5.430 capi e nel 1935 nacque il Libro genealogico di stato (Porter).

Negli anni ‘30 la selezione sulla razza avveniva in tre aziende agricole di stato: Oktyabry (Ottobre) nella regione di Poltava, Liubomirovka e Polivanivka nella regione di Dnipro, oltre al primo allevamento di stato per la razza a Gradizhsky, alimentato da ciò che restava del bestiame delle piccole aziende private (Guziev et al., 2009b). Nei decenni seguenti, però, la zootecnia sovietica scelse di importare e allevare razze estere, arrivando anche all’incrocio di assorbimento delle razze locali in esse. Come risultato, se nel 1935 la Grigia ucraina rappresentava ancora circa il 6,4% dei bovini ucraini, prima della Seconda guerra mondiale era solo l’1% del totale e dopo la guerra la popolazione fu ancora dimezzata (Zhytniak).

Dal 1948 e fino al 1965 a Polivanivka iniziò l’incrocio con tori della razza da latte Kostroma, seguito dalla prof.ssa M.F. Rostovtseva, per migliorare la produzione di latte ma con scarsa attenzione al valore genetico dei tori e dal 1961 al 1965 si incrociò la Grigia con tori di razze da carne Charolaise e Shorthorn, sotto la guida del prof. I.F. Sul’zhenko (Guziev et al., 2009b). Nel 1955 restavano oltre 200.000 capi in sei regioni dell’Ucraina, che rappresentavano il 3,7% del numero totale dei bovini in Unione Sovietica, ma già nel 1968 il numero crollò a 17.000 capi, concentrati in molte aziende delle regioni di Dnipro, Kherson e Cherkasy, e nel 1974, nella regione di Dnipro, c’erano meno di 10.000 vacche e giovenche della razza Grigia, oltretutto molte di esse erano incrociate con la Rossa della steppa (Zhytniak). Dimitriev et al. nel 1980 contava 1.000 capi, 410 dei quali puri, Wezyk nel 1989 ne riferiva 650, con grave rischio di estinzione, mentre la DAD-IS nel 1990 dava una consistenza di 1.500 capi, di cui 684 vacche (73% in purezza) e 13 tori. Kozyr, nel 1995, contava solo mille capi, e nel 2007 il livello di conservazione della razza era definito dalla FAO come “critico”.

Diffusione e consistenza

L’ampia zona di diffusione della razza, specialmente in passato, determinò la presenza di diverse varietà locali (un lavoro di Bodó et al. ne menziona 14), o comunque di diversi nomi con cui questi bovini erano noti nell’Impero russo e poi in Unione Sovietica, e solo all’inizio del XX secolo il nome è stato unificato in “Grigia ucraina”.  La razza era nota come Malorussa, Poltava, Cherkasy (Circassa), Podolsk, Hutsul, Bessarabiana o Chersoneso (oggi Sebastopoli). Nel Caucaso settentrionale era nota come razza Ciornomorska (razza del Mar Nero) o del Kuban, regione del sud della Russia, sul mar Nero. Nell’Ottocento il maggior numero di bovini di razza Grigia era nelle province di Kiev, Kharkov, Ekaterinoslav, Kherson e Tauride. Per French, i bovini Grigi erano diffusi anche nel Caucaso settentrionale e nelle regioni russe di Stalingrado (oggi Volgograd) e Rostov. Nel 2015 in Ucraina c’erano circa 850 capi, tra i quali 13 tori e 364 vacche, allevati in tre luoghi: il principale era l’azienda sperimentale Markeyevo di Polivanivka (Sicheslavshchina), dell’Istituto ucraino di agricoltura della steppa, nella regione di Dnipro, con 266 vacche, che è tuttora l’azienda i cui riproduttori hanno il più alto valore, con costituzione robusta e peculiare qualità del pelo e della pelle e sono sotto continuo controllo. Inoltre, si contavano l’azienda di sussistenza Kyiv-Pechersk Lavra, con 62 vacche, e l’azienda dell’Istituto di zootecnia della steppa nella storica riserva naturale di Askaniya-Nova, nella zona di Kherson, con 36 vacche (Kozir). Per il 2018, DAD-IS riporta 952 capi in 2 aziende, di cui 12 tori e 352 vacche in produzione. Altri capi sono forse ancora allevati in Russia: infatti, da Askaniya-Nova 125 capi furono spostati dal 1982 in Siberia, nella regione di Shebalin, nel centro di allevamento sperimentale dell’Accademia russa delle scienze, sezione siberiana, di Cherga, nella repubblica russa dell’Altai, da cui in seguito alcune decine di capi hanno costituito un nuovo nucleo, in un’azienda sperimentale della stessa Accademia russa delle scienze a Elbashi, nel distretto di Iskitim, regione di Novosibirsk. Tuttavia, DAD-IS non segnala capi di razza Grigia ucraina nella Federazione russa.

Morfologia

Gli animali sono alti con scheletro grande e arti lunghi e solidi, articolazioni sviluppate e asciutte, appiombi molto corretti e struttura robusta e proporzionata; gli unghioni hanno un corno molto resistente, l’andatura è vivace. La testa è lunga e stretta, ma può avere profilo camuso ed essere pesante, il ciuffo del sincipite è folto, chiaro e a volte rossiccio, gli occhi sono piccoli, vivaci e a fior di pelle, il profilo è rettilineo.

Le corna sono grandi, di colore bianchiccio con punte nere ed escono verso l’esterno dalla nuca, si curvano in avanti e a volte indietro, dando una forma a lira. Il collo non è lungo, con giogaia abbondante, il treno anteriore è molto sviluppato, tipico degli animali da lavoro, ma questa morfologia si attenua negli animali selezionati.

Il torace è largo e profondo, e costituisce il 53% dell’altezza al garrese, le coste sono ben arcuate o piane, lo sterno è ben sviluppato, il garrese è stretto e prominente, con muscoli ben sviluppati e pelle spessa. Il tronco è allungato e la linea dorsale è dritta e robusta, i lombi sono lunghi, di frequente bassi, con attacco della coda alto. I fianchi sono profondi, l’addome è voluminoso ma non pendulo.

I quarti posteriori sono mediamente sviluppati, la coscia è dritta, leggermente flessa, e lo sviluppo insufficiente del posteriore è il difetto principale di molti animali, che riduce il potenziale di produzione carnea (French).

La mammella è arrotondata, di volume ridotto, con quarti anteriori più sviluppati dei posteriori. I capezzoli dei quarti anteriori sono ben diretti, mentre i posteriori sono spesso troppo ravvicinati.

La pelle ha pigmentazione scura, protettiva contro i raggi del sole, e sono scuri anche il musello, il margine palpebrale, la maggior parte della lingua, il palato, le mucose anali, la rima vulvare, il fondo dello scroto, unghioni e unghielli, e il nappo della coda, che può portare peli grigi, come i peli del bordo del padiglione auricolare, il cui interno è grigio, grigio scuro, rosso-giallastro. Anche gli occhi sono neri ed espressivi, con lunghe ciglia nere. Ci sono depigmentazioni tra le cosce, lo scroto, la mammella, le orecchie e sopra le labbra.

Il mantello varia dal grigio argentato al nero, spesso con sfumature scure su collo, torace e ventre e macchie nere o rossastre. È frequente una bordatura bianca del musello (Guziev, 2001).

I tori sono decisamente più scuri delle vacche. I lati della giogaia sono scuri, spesso neri nei tori, nei quali sono spesso presenti “occhiali”, bianchi su mantello nero o neri su mantello grigio. La linea dorsale in alcuni capi è nera, su mantello chiaro, o chiara su mantello scuro (Guziev et al. 2009b).

I vitelli alla nascita hanno il classico colore fromentino delle razze della steppa, definito localmente come arancio bruciato, e cambiano il pelo a 4-6 mesi, ma possono anche essere grigi alla nascita. Il pelo è fitto, e insieme alla pelle spessa serve per difesa dalle avversità climatiche e biologiche.

Dimensioni

Il peso medio dei tori è 780 kg (secondo DAD-IS 850 kg), con punte di 1.000 kg per animali in ottime condizioni di alimentazione e fino a 1.400 a 1.500 kg per esemplari alimentati e ingrassati in modo speciale (French). Il peso medio delle vacche è di 580-600 kg, (DAD-IS-500, French 400-500) con punte di 700 kg con razione ideale. L’altezza al garrese media è di 137 cm per i tori e 129 cm per le vacche (DAD-IS). Per Guziev et al. (2009b), l’altezza al garrese dei tori è di 155-158 cm e per le vacche di 133-135. Secondo French, nelle vacche della razza la lunghezza del tronco è di 166 cm, la circonferenza toracica di 185 cm, la profondità del torace è di 75 cm e la larghezza di 44-48 cm. La mammella ha lunghezza di 31-36 cm e profondità di 23-29 cm. La lunghezza delle corna varia tra 61 e 92 cm e la distanza tra le punte può raggiungere 213 cm.

Zhitnyak riferisce di un toro-record che, prima della seconda guerra mondiale, raggiunse 1.572 kg di peso vivo, 160 cm di altezza al garrese e 200 di lunghezza del tronco in un’azienda dell’allora distretto di Oposhnia. Il corpo del toro fu anche esposto nel museo delle tradizioni popolari di Poltava ma andò distrutto in un incendio che devastò il museo durante la guerra.

Negli ultimi decenni la taglia della razza si è ridotta (Guziev et al., 2009a). Dalla fine della guerra la conformazione è cambiata, attenuando i caratteri da lavoro e accentuando quelli da carne, con aumento di circonferenza toracica (12 cm), larghezza (di 6 cm), indice di consistenza (da 118,8 a 124,2) peso (da 132 a 150,3) e indice di estensione da 116,9 a 121,0.

Caratteristiche produttive

La razza è nota per la resistenza alle malattie e alle condizioni climatiche avverse della steppa, con inverni molto freddi ed estati calde ed aride. I bovini sono longevi, con carriera produttiva media di 13 anni e frugali, riuscendo a sostentarsi al pascolo anche per tutto l’anno, e a riprendersi con una notevole crescita compensatoria dopo periodi di privazioni di alimento. Come integrazione sono di solito somministrati fieno, paglia, insilato di mais, fieno di erba medica, granella di cereali in miscuglio, mangimi composti e mangimi minerali. Hanno ottima vitalità, longevità e capacità riproduttiva, con forte istinto materno. Le piccole dimensioni del vitello alla nascita (27-29 kg per Dimitriev et al.) garantiscono una grande facilità di parto.

La razza ha un alto tasso di fertilità: viene riferito che per molti anni il livello dei vitelli nati per 100 vacche è stato intorno al 90-99%. L’età media al primo parto è di 28 mesi e l’interparto medio per DAD-IS è di 375 giorni e per Guziev et al. (2009a) di 367 giorni. La durata media della gravidanza è di 282,5 giorni, la percentuale di vacche fecondate è del 92%, la gemellarità è del 9,7%, il peso delle giovenche alla prima fecondazione è di 370 kg (Guziev et al., 2009b).

L’attitudine oggi prevalente è la produzione della carne. Localmente la sua qualità, in particolare quella della varietà Cherkasy, è paragonata a quella della Chianina e della Charolaise e nel 1917 fu riconosciuta come miglior razza da carne in Russia. La selezione non era inizialmente orientata alla produzione di carne, alla quale erano destinati solo gli animali a fine carriera e quelli malati o infortunati, ma quando si selezionò per l’attitudine, la razza manifestò un ottimo potenziale per la costruzione di massa muscolare, pur soffrendo la concorrenza delle razze cosmopolite, ma rimanendo più produttive nelle condizioni avverse delle steppe meridionali. La maturazione è tardiva ma il ritmo di sviluppo e le dimensioni sono determinate in gran parte dai livelli nutritivi e dalle pratiche di allevamento (French). Questo determina una certa difformità nei dati sulla produzione.

La carne è magra con scarsa marezzatura e spessore medio del grasso sottocutaneo ed è molto apprezzata anche per il brodo. La risposta all’ingrasso è buona (Zhytniak). L’accrescimento medio giornaliero all’età di 9-12 mesi è di 766-822 g (Dimitriev et al.). Per Guziev et al. (2009a) se i vitelli sono allattati il peso allo svezzamento a sette mesi va da 177 a 215 kg. All’età di 16 mesi i vitelloni arrivano a 439 kg (intervallo 420-480), con un consumo di 7,8 unità foraggere per kg di incremento di peso (Dimitriev et al.), a 18 mesi pesano 500 kg e a due anni 670 kg (Slow Food). La resa al macello riportata è del 58,7% (Dimitriev et al.), del 59-61% (Slow Food) e del 60,1% (Ferma.org), mentre per French è del 54%, che però può arrivare al 65% con adatta alimentazione. Nel periodo in cui la Grigia era usata per il lavoro, la produzione del latte era destinata ai vitelli e non era oggetto di selezione. Nel 1910 la produzione di latte nelle migliori vaccherie era da 1.100 a 1.500 kg, ma dagli anni ‘60 con la selezione arrivò a valori medi tra 2.900 e 3.200 kg, con tasso di grasso tra 4,23 e 4,53% e proteina tra 3,20 e 3,45%.

La produzione record di latte si ottenne nel 1971: la vacca Iriska 5180 produsse 5.365 kg di latte con il 5,02% di grasso (Dimitriev et al.). I record di produzione si ottenevano tra la 5ª e la 9ª lattazione, a testimonianza della longevità produttiva della razza (Guziev et al., 2009a). Dal 1979 le vacche non sono più munte e il latte è destinato all’allattamento. Le vacche, dato il loro carattere mite, accettano di allattare anche altri vitelli, oltre al loro. Va anche considerata la produzione delle pelli, di alta qualità per il loro spessore, l’elasticità e la durezza del cuoio. Per French le pelli grezze dei vitelloni della Grigia a 12 mesi pesavano 33.4±2.25 kg, erano trattate come pelli pesanti e molto quotate sul mercato locale. Il rapporto tra peso finale e peso grezzo era del 10,21%, la lunghezza della pelle grezza di 208±4.5 cm. Lo spessore all’ultima costola è di 12,3 cm, con notevole variabilità (13,1-14,7%). I vitelloni maschi a 15-16 mesi hanno pelli pesanti, tra 41-42 kg, pari all’8-10% del peso alla macellazione, di buone dimensioni, lunghe 244 cm e larghe 177.

Caratteristiche genetiche

Nonostante la grande mole di ricerche sulla variabilità fenotipica dei caratteri zootecnici rispetto a geni strutturali, DNA mitocondriale, polimorfismi inter-microsatellite, ecc…, le caratteristiche biologiche della Grigia ucraina e la sua storia genetica e zootecnica non sono ancora state studiate in modo esaustivo e il lavoro scientifico di ricerca è ancora in atto (Kozyr). Gli animali della razza sono portatori di geni rari e la Grigia dovrebbe esistere almeno come potenziale fonte di materiale genetico da usare nel futuro. Studi recenti sul sangue e sul latte hanno scoperto combinazioni genetiche inusuali nel genotipo, come specifici alleli dei gruppi sanguigni del sistema B o rare unità ereditarie di alleli di caseine del latte. Negli eritrociti è stata trovata una variante della proteina fosfoglucomutasi, e nel plasma una nuova proteina, la post-transferrina 3. L’uso di un numero limitato di tori sta però riducendo la variabilità osservata negli antigeni dei gruppi sanguigni. La mandria di Polivanivka comprende cinque gruppi imparentati che variano per produttività e sistemi polimorfici e tutte le femmine derivano da due linee genealogiche: Petushka (62%) e Shamrin (38%). I dati indicano anche un rilevante cambiamento della struttura genetica degli animali di Askaniya-Nova, a partire dal 1994, forse per aumento della popolazione e per peggioramento delle condizioni ambientali (Glazko et al. 2009b).

Conservazione

Per Volodymyr Kozyr la Grigia ha un assortimento di caratteri genetici di grande valore, importante per l’allevamento del futuro, e che sarebbe un grave errore perdere. Il principale scopo di conservazione è mantenere il pool di geni che determinano le caratteristiche specifiche della razza e mantenere la variabilità genetica e i caratteri di fertilità, aspetto esteriore, alto tasso di grasso nel latte, adattabilità alle condizioni ambientali locali. La Stazione statale di allevamento si è aperta nel 1935, insistendo sulla produzione di latte e carne (French), e negli anni ‘60 è partito un programma di conservazione, e furono creati i gruppi di conservazione di Polivanivka e di Askaniya-Nova e, a partire dal 1982, quelli di Cherga e Elbashi. A Polivanivka e Askaniya-Nova dal 1990 è stato raccolto del seme congelato. Nel 2005, con l’assistenza del WWF, sono stati liberati 17 capi di Grigia ucraina sull’isola Tătaru del Delta del Danubio, in territorio ucraino, per ristabilire il naturale carico di pascolamento ed arrestare il degrado delle foreste adiacenti. L’adattamento degli animali è stato buono e la loro attività di pascolo ha portato ad un arricchimento della composizione in specie della flora e ha garantito un incentivo allo sviluppo e al rinnovamento degli ecosistemi naturali (Chegorka). Da notare che il Delta del Danubio è anche vicino alla zona rumena di Pardina, sede di allevamenti della razza Sura de Stepă (si veda di Gaddini A., Dascalu D.L., La Sura de Stepă, in Eurocarni n. 3/2018, pag. 72) e non lontana dagli allevamenti prossimi al mar Nero della razza bulgara Balgarsko Sivo Govedo (Gaddini A., La Grigia bulgara, in Eurocarni n. 3/2019, pag. 120). La Grigia ucraina è inserita nell’Arca del Gusto di Slow Food, nominata da Yuri Stolpovsky. Un gruppo di scienziati ucraini ha elaborato una proposta per dare alla Grigia ucraina lo status di patrimonio nazionale, per consentirne la conservazione e lo sviluppo (Chegorka).

Influenza su altre razze

La Grigia è stata incrociata con razze da carne e da latte e ha contribuito a formare nuove razze: la Rossa della steppa è nata dall’incrocio con Frisona rossa orientale e Angeln e in seguito con Bruna svizzera e Frisona orientale, la Poliska myasna viene da un complesso incrocio con Simmental, Charolaise, Chianina e razza Inguscia. La razza Lebedin (Lebedinskaya) è nata dall’incrocio con tori Brown Swiss (Dimitriev et al.), la Simmental ucraina e il tipo Simmental della steppa sono nate dall’incrocio con tori Simmental. La Testa bianca ucraina (Ukrain-ska biligolova) nacque tra fine ‘700 e inizio ‘800, probabilmente quando i Mennoniti, seguaci di una chiesa anabattista che si stabilirono in Ucraina, invitati dall’imperatrice Caterina II, portarono con se dei capi della razza olandese Testa bianca di Groningen, che furono incrociati con la Grigia ucraina ed altre razze locali. Anche la razza turca estinta Malakan derivava dalla Grigia ucraina. DAD-IS cita un’altra razza podolica oggi estinta, la Oldenburg ucraina o Pezzata nera podolica, razza da latte diffusa in Kamenets-Podolsk, Ucraina occidentale, della quale esisteva il libro genealogico, ottenuta da incrocio di Oldenburg su bestiame locale alla fine dell’Ottocento, poi assorbita dalla Pezzata nera.

Andrea Gaddini


Statistiche nazionali

In Ucraina FAOSTAT conta per il 2018 3.530.800 capi bovini vivi e 2.145.900 capi macellati, per un peso totale di 358.900 tonnellate, con una media di 167,25 kg per carcassa.


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Sitografia




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