È un tema che, pur molto tecnico, scuote gli animi e risveglia lo spirito patriottico: le etichette semaforiche adottate da alcuni Paesi europei, Francia in testa, giocano sul filo della scorrettezza nei confronti del consumatore.
Questa è la linea principale nel Belpaese. Non solo gli forniscono informazioni poco trasparenti e parziali, ma lo influenzano nelle scelte. E non sempre nella giusta direzione.
Quel tipo di strumento di comunicazione riportato in etichetta non solo non è condivisibile per come si presenta, ma di fatto suscita forti dubbi sotto il profilo della concorrenza sleale. Un metodo che utilizza i colori del semaforo, elementi fortemente intuitivi, per esprimere un giudizio sui singoli prodotti alimentari, ma tralascia informazioni importanti sulla relativa composizione e sull’incidenza degli stessi nell’ambito di una corretta alimentazione, non può che essere disequilibrato e incompleto. In più, potrebbe giocare a favore di certa categoria di prodotti ai danni di altre, indispensabili invece in termini nutritivi.
Il logo del Nutriscore siamo abituati a vederlo sugli imballaggi degli elettrodomestici. Riporta cinque varietà cromatiche, dal verde al rosso, con gradazioni intermedie e cinque lettere, dalla A alla E combinate tra loro in base alla presenza di elementi considerati positivi, come le vitamine, i minerali e le fibre, e negativi come gli zuccheri, il sale e i grassi saturi. Un concetto di base discutibile, poiché nessuna sostanza tra quelle citate sarebbe consigliabile o meno.
Così come non esistono cibi buoni o cibi cattivi di per sé, ma solo diete più o meno equilibrate. Pertanto ogni alimento può essere consumato, purché lo si faccia nella giusta misura. Tutto va visto in relazione alla quantità assunta nell’ambito di un regime alimentare complessivo.
I cibi tipici della Dieta Mediterranea, per esempio, secondo il criterio di valutazione utilizzato nelle etichette a semaforo, sarebbero in buona parte segnalati con colori allarmistici, come rosso o arancio, scoraggiando così il consumatore all’acquisto.
La contrarietà dell’Italia non è però unicamente basata sul merito, se ne fa una questione anche sotto il profilo giuridico. Secondo parte della dottrina, il sistema Nutriscore non rientrerebbe infatti nell’ambito di applicazione dall’art. 35 del Regolamento UE 1169/2011, perché non ripete le informazioni della dichiarazione nutrizionale in quanto tali, ma fornisce elementi sulla qualità nutrizionale complessiva dell’alimento, nello specifico con lettere e colori.
La conseguenza potrebbe pertanto essere quella di una sovrapposizione col Regolamento CE 1924/2006 relativo ai claims, con tutte le conseguenze del caso. Se ci si imbatte in quest’ambito, infatti, l’indicazione data dal produttore deve essere basata su prove scientifiche, non deve essere fuorviante, è consentita solo se il consumatore medio ne può comprendere gli effetti segnalati e può essere utilizzata esclusivamente nello Stato Membro che ne ha rilasciato l’autorizzazione all’uso. Nel caso dei cugini d’Oltralpe, dall’Agenzia Francese per la Sanità Pubblica, un’autorità che dipende dal Ministero per la Salute e che regolamenta e rilascia alle imprese il marchio Nutri-Score, di cui è titolare.
La risposta tricolore è un progetto similare, ma basato su tutt’altri presupposti. È realizzato in Italia dai quattro Ministeri Salute, Politiche Agricole, Esteri e Sviluppo Economico — quest’ultimo titolare del marchio —, e prevede un sistema che richiama quello di una batteria, in cui riporta parametri relativi a calorie, grassi totali, grassi saturi, zuccheri e sale, così come fissati nella tabella XIII del Regolamento UE 1169, in linea con quelli dei LARN (Livelli di riferimento dei nutrienti per la popolazione italiana), da cui si evincono le porzioni determinate sulle base delle evidenze scientifiche nutrizionali disponibili. In questo sistema, il livello di riempimento della batteria
corrisponde alla percentuale di quello specifico nutriente che la porzione consigliata dell’alimento apporta alla dieta del consumatore, facendo riferimento alle Assunzioni di Riferimento (parte B dell’Allegato XIII del Regolamento UE 1169/2011).
Il Nutrinform Battery non classifica nessun cibo come insalubre in sé, ma ne illustra la giusta quantità da assumere quotidianamente. Attraverso i numeri esposti nelle caselle e il simbolo grafico della batteria è possibile capire facilmente sia la quantità di calorie e di nutrienti che si assumono consumando un prodotto, sia l’incidenza di questi nutrienti sulla dieta giornaliera.
Per la sua realizzazione, sono scesi in campo gli esperti nutrizionisti dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e del Consiglio per la Ricerca Economica e Alimentare (CREA), congiuntamente ai rappresentanti delle Associazioni di categoria della filiera agroalimentare e dei consumatori.
In questo sistema che, sia chiaro, è volontario e non obbligatorio, ognuna delle 5 batterie offre al consumatore l’indicazione sia percentuale che quantitativa della variabile che rappresenta, relativamente a una porzione del prodotto da acquistare. “Pertanto – si legge nel sito del MISE – semplicemente guardando ogni singola batteria il consumatore potrà immediatamente rendersi conto della esatta percentuale del nutriente che sta introducendo con la porzione di cibo consumata rispetto alla quantità massima raccomandata, e quindi quanto di quel nutriente gli resta da assumere durante il resto della giornata”.
Tra gli aspetti interessanti di questo meccanismo vi è la possibilità, per l’impresa, di costruire gratuitamente la propria etichetta nel portale del Ministero, seguendo le istruzioni di un generatore semplice e intuitivo nell’utilizzo.
È sufficiente inserire i dati nutrizionali del prodotto per generare la relativa etichetta Nutrinform Battery, che potrà poi essere scaricata nei formati grafici ad alta o bassa risoluzione e adattata per i diversi possibili scopi (artwork per la stampa delle etichette o uso sui siti web aziendali).
La parte carica della batteria rappresenta graficamente la percentuale di energia o nutrienti contenuta nella singola porzione, permettendo di quantificarla anche visivamente, con immediatezza.
Per una dieta equilibrata, infatti, la somma di ciò che si mangia durante il giorno non deve superare il 100% delle quantità di assunzione giornaliera raccomandate. In questo modo, viene garantita una quantificazione visiva dell’apporto di questi nutrienti, rispetto al totale di un determinato alimento, da assumere nella giornata. Non rientrano però nell’ambito dell’applicazione del decreto gli alimenti confezionati in imballaggi la cui superficie maggiore misura meno di 25 cm2 e i prodotti IGP, DOP, STG.
Altro elemento di rilievo è il fatto che gli operatori che utilizzano volontariamente il logo Nutrinform Battery si impegnano ad estenderlo progressivamente a tutti i prodotti appartenenti alla medesima categoria merceologica. Come anticipato, titolare del marchio è il MISE, che lo
concede a titolo gratuito a persone fisiche o giuridiche, produttori e distributori di prodotti alimentari commercializzati in Italia e nel mercato unico europeo senza mai trasferirne la proprietà, a seguito di registrazione sull’apposita sezione del sito web del Ministero della Salute.
Il soggetto utilizzatore a sua volta si impegna a rispettare il manuale d’uso e — tra le varie cose — a riprodurre il marchio come depositato presso l’EUIPO, Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale — e come rappresentato nel decreto istitutivo. In particolare, non è ammessa la riproduzione parziale del marchio, né è possibile modificare le caratteristiche grafiche, sia per quanto riguarda la forma e il colore, sia la posizione degli elementi figurativi e la forma tipografica del marchio stesso. Non è inoltre possibile aggiungere al marchio un testo o qualsiasi altra indicazione che non ne faccia già parte.
Gli operatori sono gli unici responsabili di eventuali conseguenze dirette ed indirette che potrebbero derivare dal suo utilizzo. Avremmo però ancora tempo e modo di discutere sul tema.
Anche il Farm to Fork se ne occupa, prevedendo un sistema di etichettatura nutrizionale obbligatorio armonizzato a livello comunitario, che dovrebbe essere adottato entro la fine del 2022. Ma questa è già un’altra storia.
Sebastiano Corona
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