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Lo schema di certificazione SQNBA: a che punto siamo?

of Bitonti G.


Prosegue lentamente l’organizzazione dello schema di certificazione SQNBA. La pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto ha sancito un altro passo verso l’attuazione dello schema. Tuttavia, restano irrisolti i numerosi dubbi e problemi relativi all’applicazione del decreto e alle sue conseguenze. In particolare, tre sono le principali criticità che ancora pesano sullo schema proposto da MASAF e Ministero della Salute:
alterazione del mercato;
limitazione del diritto di libera circolazione delle merci e dei servizi;
debolezza tecnica dello schema.
Già da anni esiste, per le produzioni vegetali, il Sistema Qualità Nazionale per la Produzione Integrata (SQN-PI). Si tratta di uno schema di certificazione promosso e gestito dal MASAF, con tanto di logo, per garantire la produzione di vegetali coltivati con tutti i mezzi produttivi e di difesa dalle avversità volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici. Ebbene, tale schema coesiste senza problemi con numerosi analoghi schemi di certificazione similari: schemi accreditati sulla base della norma UNI 11233, schemi di certificazione privati (es. residuo zero), schemi di certificazioni rivolti al mercato estero (es. Planet Proof), schemi di certificazione riconosciuti GFSI come Global Gap.
Anche su altri argomenti, come la sicurezza e la qualità degli alimenti, coesistono molti schemi di certificazione che, benché rivolti a mercati diversi o con differenze metodologiche, sono molto simili tra di loro. Esempi ne sono gli schemi gestiti da IFS, BRGS, FSSC e molti altri ancora. Molti di questi schemi, tra l’altro, si sovrappongono ad aspetti molto normati e controllati dagli organi di controllo ufficiali come la sicurezza alimentare.
Persino in un settore estremamente regolamentato a livello europeo come quello dei prodotti biologici, trovano spazio progetti alternativi, come appunto la certificazione di produzione integrata o la certificazione delle produzioni biodinamiche.
È veramente difficile quindi comprendere come mai lo Stato italiano sul tema del benessere animale abbia preso una posizione così liberticida e autarchica da mettere in discussione la possibilità da parte degli organismi di certificazione e aziende di sviluppare o aderire a schemi di certificazione utili e necessari per le proprie strategie etiche e di sostenibilità, piuttosto che per motivi commerciali.
Anche il ruolo di Accredia non è indifferente, visto che molti dei suddetti schemi sono accreditati, mentre per il benessere animale ha in più occasioni confermato di non accettare nessuna domanda di accreditamento che non sia SQNBA. Questa posizione rischia di ingarbugliare ancora di più la situazione internazionale, visto che nel resto del mondo molti organismi di accreditamento hanno schemi accreditati riferiti a benessere animale e uso dei farmaci. Questo approccio rischia quindi di mettere a rischio progetti e investimenti messi in campo sia da aziende di produzione che da organismi di certificazione.
Altro aspetto delicato è la gestione dei rapporti con i mercati esteri, in particolare intracomunitari. Il principio della libera circolazione delle merci è sancito dall’articolo 34 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). In particolare, l’articolo 34 del TFUE stabilisce che “sono vietate le restrizioni alla libera circolazione delle merci tra gli Stati Membri”. Inoltre, l’articolo 35 del TFUE vieta le restrizioni all’importazione e all’esportazione di merci tra gli Stati Membri e gli Stati Terzi.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea è l’organo giurisdizionale incaricato di interpretare e applicare il diritto della UE, tra cui i Trattati e le leggi dell’UE. Se una legge nazionale viola il principio della libera circolazione delle merci, la Commissione europea, eventualmente sollecitata da operatori discriminati, può presentare una denuncia contro lo Stato Membro in questione presso la Corte di Giustizia, che ha il potere di dichiarare tale legge nulla e di ordinare allo Stato Membro di adeguarsi alle disposizioni dell’UE in materia di libera circolazione delle merci.
Benché il Decreto Interministeriale del 2 agosto 2022 stabilisca il libero accesso allo schema per tutti gli operatori dell’Unione Europea, evidenti limiti tecnici e burocratici ne impediscono di fatto l’attuazione. L’iscrizione alla Banca Dati Nazionale (rif. Art. 2), l’uso della Banca Dati Vigilanza (BDV), l’adesione al Sistema di Categorizzazione Classyfarm (rif. Art. 4 § 5.1.2) sono solo i principali ostacoli alla reale possibilità dell’applicazione del decreto al di fuori dei confini nazionali.
In Europa non mancano le organizzazioni e aziende con politiche e progetti attivi sul benessere animale (Tabella 1). Il Gruppo Bigard (www.groupebigard.fr) produce e commercializza carne di bovino. Fondata nel 1952, l’azienda è oggi uno dei principali produttori di carne di bovino in Francia e in Europa. Bigard è molto attivo per la qualità dei suoi prodotti e per il suo impegno nella sostenibilità e nella responsabilità sociale.
Cooperl (www.cooperl.com) è una società cooperativa agricola con sede a Lamballe, in Bretagna, Francia. Fondata nel 1966, è uno dei principali produttori di carne suina e pollame nel Paese, con una produzione di circa 1 milione di tonnellate all’anno. Cooperl è anche attiva nella produzione di mangimi per animali e nella trasformazione alimentare.
Van Drie (www.vandriegroup.com) ha un sistema integrato di gestione del benessere animale che considera diversi disciplinari. Van Drie ha anche già effettuato una analisi comparata di ClassyFarm-CReNBA con i sistemi di certificazione olandese. Da tale analisi risulta essere emersa una sostanziale sovrapposizione tra i sistemi olandesi, in particolare VK (Vitaal Kalf = vitello vitale) e i requisiti ClassyFarm-CReNBA.
Queste, o altre aziende, hanno forti interessi economici in Italia così come tante aziende italiane hanno forti interessi in Europa: i produttori di Prosciutto di Parma o San Daniele o i produttori di Parmigiano Reggiano o Grana Padano.
Il rischio concreto è di creare una guerra dei claim e dei veti incrociati, con gravi conseguenze sulle relazioni commerciali nonché possibili segnalazioni alla commissione europea che potenzialmente potrebbero far bloccare il decreto a causa del principio di libera circolazione delle merci tra gli Stati Membri. È evidente che bisognerà trovare una soluzione europea per tutte le aziende e per i loro prodotti di origine animale affinché si possano commercializzare materie prime, semilavorati e prodotti finiti permettendo l’utilizzo delle stesse informazioni in tutta Europa, senza protezionismi.
Restano infine non pochi dubbi tecnici sull’applicazione del decreto e della certificazione del SQNBA e di conseguenza sul valore che le verrà riconosciuto dai mercati, in particolare esteri, e dai consumatori. Permangono forti perplessità sui tempi e le modalità di certificazione. Ad oggi sono stati presentate le bozze dei requisiti di certificazione per i bovini e suini al pascolo. Senza scendere troppo nei dettagli, appare certamente difficile accettare che lo stato possa avallare in prima persona il “benessere” degli animali senza considerare le fasi forse più critiche: la gestazione, la nascita e lo svezzamento.
Avere un unico schema di certificazione possibile e per di più debole su alcuni parti cruciali si potrebbe rivelare critico per il settore e in particolare per le industrie di trasformazione italiane. Per questi motivi, nelle more che l’Unione Europea definisca un sistema europeo di etichettatura, si rende urgente e necessario definire un meccanismo di mutuo riconoscimento tra programmi di certificazione del benessere animale e uso degli antibiotici, sia in ambito nazionale che internazionale, sia pubblici che privati.
Mutuo riconoscimento basato su una oggettiva analisi di comparativa dei requisiti e di coerenza con i claim utilizzati. Conseguentemente, è urgente eliminare definitivamente ogni equivoco sul diritto alla coesistenza tra il SQNBA e altri schemi di certificazione similari con requisiti simili o più restrittivi.


Giuseppe Bitonti
BS Manager Food Feed & Farm
Kiwa Italia



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