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Ismea: tendenze e dinamiche del comparto suinicolo

of Redazione


Il contesto globale ed europeo

Livelli ancora elevati dei costi di produzione e problematiche sanitarie legate alla diffusione della Peste Suina Africana (PSA) stanno ancora condizionando il mercato suinicolo mondiale in questa prima parte del 2023, con un impatto significativo sulla minore disponibilità di carne e sulla conseguente tensione sui prezzi. Dopo il calo della produzione di carne suina UE registrato nel 2022 (–5% in numero di capi), la contrazione delle macellazioni è proseguita anche nel 2023 (–7,7% nel primo trimestre) interessando tutti i principali Paesi produttori, con picchi del –16% in Danimarca e del –9,8% nei Paesi Bassi.
Sostenuti dalla forte domanda e dalla scarsa offerta, i prezzi della carne suina nell’UE continuano a mantenersi su livelli elevati, raggiungendo picchi record nel 2023. A maggio si è palesato il primo segnale di arresto su base congiunturale con i listini dei suini categoria S-E stabilizzati in media a 241 e/100 kg peso carcassa, risultando comunque di quasi il 27% superiori al valore di un anno fa.
Per i suinetti prosegue, invece, l’aumento delle quotazioni europee e nel mese di maggio è stato mediamente sfiorato il livello di 89 e/capo, con una variazione del +77% rispetto allo stesso mese del 2022.
La minore competitività della carne suina UE e le ridotte disponibilità continuano a influire sul calo delle esportazioni, che è stato pari al –13,6% nel primo trimestre del 2023 (non considerando il Regno Unito tra le destinazioni extra-UE).
In lieve flessione i flussi verso la Cina (–2,1%), che resta la principale destinazione delle carni suine UE, e verso il Giappone (–1,5%); soprattutto a causa delle restrizioni per i focolai di PSA, risultano invece, in significativa flessione i volumi destinati verso le altre destinazioni asiatiche (Filippine, –32% e Corea del Sud –31%) in cui si sta affermando il ruolo del Brasile, ma anche verso l’Australia (–36%) e gli USA (–48%).

Il contesto nazionale

Le macellazioni in Italia

L’offerta di capi destinati al macello continua a decrescere a livello nazionale e nei primi quattro mesi del 2023 sono stati complessivamente macellati oltre 4,3 milioni di capi (di cui circa i ¾ all’interno del circuito Dop), facendo registrare un calo produttivo del 6,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (pari a 237.000 capi in meno).
L’aumento dei prezzi delle materie prime ha avuto (e continua ad avere) un significativo impatto sugli allevamenti nazionali. Per le aziende specializzate nell’ingrasso di suini, dopo il +20% registrato tra il 2022 e il 2021 secondo l’Indice Ismea dei prezzi degli input produttivi, si segnala ancora un +21% nei primi cinque mesi del 2023. A mantenere alta la tensione sui costi sono soprattutto i prezzi dei suinetti (+36% rispetto a gen.-mag. 2022). Seppur in frenata, risulta ancora positiva la dinamica dei prezzi dei mangimi (+10% rispetto a gen.-mag. 2022).
Rispetto alla fiammata registrata nelle fasi iniziali del conflitto in Ucraina, pur risultando ancora più elevati rispetto a quanto si verificava due anni fa, i listini degli alimenti zootecnici stanno progressivamente rientrando, anche in considerazione di una produzione mondiale attesa in crescita in particolare per la soia e il mais. In particolare, nel mese di maggio, la farina di soia è arrivata a quasi 510 €/t (–4% rispetto al 2022 e +9% rispetto ai livelli di due anni fa), mentre l’orzo è quotato a 243 €/t (–32% rispetto al 2022 e +30% rispetto ai livelli di due anni fa). Per il mais nazionale i prezzi sono scesi più rapidamente, attestandosi a 259 €/t (–31% rispetto al 2022 e –3% rispetto ai livelli di due anni fa).
Nei prossimi mesi non si escludono, tuttavia, nuove possibili tensioni sul mercato nazionale a causa della perdita delle produzioni foraggere nei territori alluvionati dell’Emilia-Romagna, in cui insistono aziende zootecniche (anche da latte) che sono alle base delle più importanti filiere produttive del made in Italy agroalimentare (prosciutti e formaggi grana DOP).

Andamento dei prezzi all’origine e all’ingrosso
La minor disponibilità di prodotto, a fronte di una tenuta della domanda finale, ha contribuito a tenere la pressione sui prezzi lungo la filiera, continuando a interessare sia la fase all’origine che la fase all’ingrosso. Secondo l’Indice Ismea dei prezzi all’origine, dopo gli incrementi registrati nel corso del 2022, le quotazioni medie dei suini da macello sono risultate ancora in aumento del 37,8% nei primi cinque mesi del 2023, in contrapposizione a un generalizzato rallentamento che sta interessando la totalità dei prodotti zootecnici.
Nel mese di maggio si evidenzia, tuttavia, un lieve calo congiunturale (–5,1% rispetto al mese precedente), che potrebbe segnare il punto di inversione di tendenza anche in prospettiva dei mesi estivi in cui la domanda di carne suina è più debole.
Scendendo nel dettaglio delle quotazioni degli animali vivi si evidenzia come il mercato nazionale abbia mantenuto elevati livelli anche nel 2023 mostrando i primi segnali di cedimento nell’ultimo mese: il prezzo dei suini pesanti (160-176 kg) — principale specializzazione degli allevamenti italiani, destinata a prodotti trasformati di qualità certificata (Dop) — è arrivato nel mese di maggio a 2,13 e/kg peso vivo posizionandosi su un livello superiore di oltre il 32% rispetto a un anno fa (–4,7% rispetto ad aprile).
Andamento analogo per il prezzo dei suini leggeri (90-115 kg), destinati alla produzione di carni fresche, che nel mese di maggio ha toccato il valore medio di 1,75 e/kg peso vivo (+35% su base annua) confermando la flessione iniziata già nel mese precedente.
I prezzi continuano a mantenere un livello sostenuto anche nella fase all’ingrosso, sia per i tagli di carne suina destinati all’industria che per quelli destinati al consumo fresco. In dettaglio, anche grazie alla tenuta delle esportazioni di prosciutti, i prezzi delle cosce fresche del circuito Dop si mantengono sopra i 6 e/kg, registrando nel mese di maggio un aumento del 15% rispetto a un anno fa; per le cosce fresche del circuito non tutelato l’apprezzamento rispetto a un anno fa è stato del +11%, superando mediamente i 5 e/kg a maggio 2023.
In sostanziale tenuta anche le quotazioni dei tagli freschi e per il lombo taglio Padova, in particolare, i prezzi hanno raggiunto a maggio 2023 un livello di 4,2 e/kg con un aumento del 16% rispetto a un anno fa.

Gli scambi commerciali
L’aumento dei prezzi su scala internazionale e i maggiori acquisti dall’estero per soddisfare il fabbisogno interno, sia di capi vivi che di tagli destinati al consumo fresco, hanno riportato in negativo il saldo della bilancia commerciale nazionale nel 2022 per un valore di 418 milioni di euro. In dettaglio, La minore offerta interna ha, infatti, dato impulso alle importazioni per un esborso complessivo di 2,6 miliardi di euro, pari al +26% in valore e +3% in volume rispetto all’anno precedente.
Sostenute da prezzi elevati, anche le esportazioni sono complessivamente cresciute nel 2022, sfiorando il valore di 2,2 miliardi di euro (+2,8% rispetto al 2021), di cui circa 1,92 miliardi di euro rappresentate da salumi. L’Italia è il primo esportatore mondiale di “preparazioni e conserve stagionate”, con una leadership consolidata nei principali Paesi acquirenti a livello globale e una crescita del fatturato realizzato all’estero del +7,3% rispetto al 2021), seppure a fronte di un lieve calo dei volumi (–0,4%).
La minore offerta interna ha continuato a spingere l’approvvigionamento dall’estero di capi vivi (+3,6% in quantità nei primi tre mesi del 2023) e di carni suine per il consumo fresco, mentre a causa della scarsa convenienza sono calate le importazioni di prosciutti freschi destinati all’industria (–6,4% in volume nei primi tre mesi del 2023), di carni surgelate (–7,8% in volume) e preparazioni e conserve (–5,1%).
Il generalizzato aumento dei prezzi ha determinato anche una crescita del fatturato nazionale realizzato sui mercati esteri. In particolare, nel primo trimestre 2023 per preparazioni e conserve suine si è registrato un ulteriore aumento (+12,1% in valore) a fronte anche di una crescita dei volumi (+7,8%).
Sul fronte delle quantità, gli aumenti hanno riguardato soprattutto i prosciutti cotti (14,4% in volume) e salsicce e salami stagionati (+4,2% in volume), mentre sono rimaste sostanzialmente invariate le esportazioni di prosciutti disossati, speck e culatelli (+0,2% in volume).
La Germania si conferma la prima destinazione dei prodotti della salumeria italiana e in questa prima frazione del 2023 il confronto con lo stesso periodo dello scorso anno rivela una tendenza positiva (+5,7% in volume), nonostante l’influenza della crisi economica e il prezzo elevato del made in Italy.
In ambito comunitario risultano in aumento anche le esportazioni verso la Francia, mentre tra i Paesi Terzi spicca il segno negativo registrato negli Stati Uniti (–12,3% in volume). Continuano ad essere penalizzate le destinazioni asiatiche, in particolare Giappone, a causa dei blocchi alle esportazioni imposti per questioni sanitarie.

La domanda domestica

In questa prima frazione del 2023, conseguentemente alla moderazione dei prezzi dei prodotti energetici supportata dall’orientamento restrittivo della politica monetaria comunitaria, la spinta inflazionistica ha subito una decelerazione passando, secondo i dati Istat, dal +10,0% di gennaio a +7,6% di maggio.
Per quanto riguarda il carrello della spesa degli Italiani, seppur in flessione, i prezzi dei prodotti alimentari hanno fatto segnare a maggio ancora un +11,3% su base annua, con un impatto significativo sulle scelte e le decisioni di acquisto in corrispondenza di un evidente calo del potere di acquisto.
Per quanto riguarda le carni fresche, l’incremento complessivo della spesa (+10,4%) è stato trainato dalle carni avicole e da quelle suine (rispettivamente +15,6% e +8,1% nei primi cinque mesi del 2023). Dopo la crescita dello scorso anno, con un vero e proprio effetto sostituzione nei confronti delle carni bovine, nei primi cinque mesi del 2023 anche le carni suine hanno perso appeal nelle scelte di consumo degli italiani, con un –3,4% in termini di volumi acquistati.
Per quanto riguarda i salumi, nei primi cinque mesi del 2023 la spesa è aumentata del 5,3% sostenuta da un generalizzato aumento dei prezzi e solo in parte calmierata da scelte dei consumatori che hanno privilegiato prodotti più convenienti, premiando soprattutto la mortadella che risulta l’unico segmento con una crescita delle quantità nel carrello.
La tendenza a risparmiare ha colpito soprattutto i prodotti di alta gamma, come il prosciutto di Parma DOP, per il quale la contrazione dei volumi ha superato il 6%.
Nei primi cinque mesi del 2023 si osserva, inoltre, il ritorno degli acquisti dei salumi “al banco servito”, dove è possibile trovare una maggior gamma di offerte e dove i prezzi unitari sono mediamente più contenuti, con incremento seppur lieve dei volumi (+3%), a fronte della flessione registrata dagli acquisti dei preaffettati confezionati (–7,3% in volume).

Le prospettive
Secondo le previsioni della Commissione UE, la produzione interna di carne suina dei 27 Stati Membri dovrebbe mediamente diminuire del 4,1% nel 2023, con contributi significativi al ribasso da parte di alcuni dei principali Paesi produttori (Germania –6,5%, Danimarca -6,2%, Paesi Bassi –4,2%). Ad influire su questa dinamica non solo la crisi energetica e la spinta inflattiva, ma anche il consolidarsi di un approccio forte verso la transizione ecologica e ambientale che in alcuni Paesi sta portando a riformare pesantemente il settore con una riduzione significativa del numero dei capi allevati. A livello nazionale l’aumento dei costi di produzione lungo tutta la filiera è stato compensato solo in parte dall’aumento dei prezzi finali di vendita, considerando l’impossibilità di scaricare a valle tutti gli incrementi sia per le politiche commerciali della distribuzione organizzata sia per le crescenti difficoltà dei consumatori a far quadrare i conti familiari senza dover ulteriormente tagliare i volumi nel carrello della spesa.
Per gli allevamenti le difficoltà principali sono collegate alla forte spinta al rialzo che ancora interessa i prezzi dei ristalli e alcune delle principali materie prime per l’alimentazione; altro elemento di forte criticità è quello dell’accesso al credito, considerati i tassi ulteriormente inaspriti dalle recenti decisioni della BCE, con un impatto anche più pregnante per le industrie di trasformazione se si tiene conto dell’immobilizzo di capitale per i lunghi tempi necessari alla stagionatura di salumi e insaccati.
Su tutto il settore pesa l’incognita della Peste Suina Africana, che per ora ha interessato solo i cinghiali selvatici e in misura controllata solo alcune aree marginali del territorio nazionale, ma che rappresenta una seria minaccia per gli allevamenti di suini con eventuali conseguenze rilevanti: dal blocco delle esportazioni, all’abbattimento di suini, alla contrazione delle attività di allevamento e di trasformazione.
Qualche spiraglio positivo per il 2023 si intravede nella crescita del canale Ho.re.ca., soprattutto in considerazione del forte aumento dei flussi turistici attesi in Italia per il periodo estivo, e nello sviluppo ulteriore delle esportazioni, che continuano a crescere non solo in termini di fatturato realizzato all’estero ma anche in termini di volume.
Appare chiaro, tuttavia, che anche sui mercati esteri la leva del prezzo non può essere spinta oltre, pena una perdita di concorrenzialità rispetto ai competitor internazionali, soprattutto in alcuni dei mercati target più colpiti dalla crisi economica.


Fonte: Tendenze e dinamiche recenti
Suino – Giugno 2023
Ismea – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare
ismeamercati.it



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