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La carne nel mondo

Giappone, Israele, Brasile, Stati Uniti

of Redazione


Giappone: riapertura all’import italiano di carni suine

Via libera all’export in Giappone di carni suine e salumi sottoposti a trattamento termico per i primi due stabilimenti italiani. La riapertura delle frontiere segue l’accordo di maggio 2023 tra i servizi veterinari del Ministero della Salute italiano e quelli del Ministry of Agriculture, Forestry and Fisheries giapponese sui requisiti sanitari necessari per la rimozione del bando dovuto alla Peste Suina Africana. Un risultato significativamente importante, si legge in una nota del Ministero della Salute, “per il Sistema italiano che testimonia gli eccellenti rapporti di collaborazione tra Italia e Giappone nell’ambito del Partenariato Strategico definito dai due Primi Ministri Meloni e Kishida nel gennaio 2023, all’interno del quale l’impegno straordinario e coordinato con l’Ambasciata d’Italia a Tokyo e con il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste ha consentito di creare condizioni negoziali favorevoli basate sull’evidenza scientifica e, al tempo stesso, sulla fiducia tra le parti”.
In Emilia-Romagna, ad esempio, si parte col prosciutto cotto dell’azienda Parmacotto. «Il tema dell’export delle carni suine è stato il primo punto che abbiamo portato all’attenzione delle autorità italiane in Giappone nel corso dell’ultima missione istituzionale che la Regione ha fatto nel paese asiatico nei mesi scorsi» ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura e alimentazione Alessio Mammi. «Ora lavoriamo perché ci sia attenzione e apertura anche per i salumi crudi stagionati, in particolare prosciutti stagionati oltre i 400 giorni» (fonte: EFA News – European Food Agency).


Israele: autorizzata la produzione e vendita di carne artificiale
Israele è il terzo Paese al mondo (dopo Singapore e USA) a legalizzare produzione e vendita di carne coltivata in laboratorio. Al tempo stesso, però, è il primo Paese a sdoganare prodotti ottenuti da cellule bovine. Usa e Singapore, infatti, avevano già a suo tempo autorizzato la produzione di cibi ottenuti da cellule di pollo. Il prodotto autorizzato è stato messo a punto dalla start-up Aleph Farms (aleph-farms.com). Il Ministero della Salute israeliano ha dichiarato che la decisione è stata presa “in considerazione della crescente domanda globale di proteine” e della necessità di realizzare “prodotti di origine non vivente” come “fonti alimentari alternative”. Nell’ambito di un programma pilota per l’esame di una proteina alternativa, si legge nella nota del ministero, “è stato approvato per la prima volta al mondo un nuovo alimento che include colture cellulari provenienti da bovini, noto anche come carne coltivata”.
La vendita sarà inizialmente autorizzata unicamente per la ristorazione. Solo in un secondo momento sarà possibile anche la vendita al dettaglio. Aleph Farms afferma di utilizzare cellule staminali da animali vivi nel processo produttivo e di “coltivarne” altre in bioreattori che riproducono le condizioni del corpo dell’animale. Le cellule vengono quindi mescolate con proteine vegetali provenienti da soia e grano, diverse dai cibi vegani oggi già piuttosto diffusi (fonte: EFA News – European Food Agency).


Brasile: nulla osta per espansione export carni bovine in Canada

Dopo un’analisi effettuata dalla Canadian Food Inspection Agency (CFIA), il Governo brasiliano, attraverso il Ministero dell’Agricoltura e dell’Allevamento (Mapa), ha ricevuto l’autorizzazione ad espandere le proprie esportazioni di carne bovina verso il Canada. La valutazione ha portato all’approvazione dell’importazione di carne proveniente da regioni recentemente riconosciute dalla World Organisation for Animal Health (WOAH, OIE) come zone indenni da afta epizootica senza necessità di vaccinazione. Le discussioni bilaterali sono avanzate dopo la riunione annuale della Commissione alimentare del Codex, tenutasi a Roma nel novembre 2023. Il nuovo progresso consente a Stati come Acre, Paraná, Rio Grande do Sul e Rondônia, oltre a 14 comuni dell’Amazzonia e cinque del Mato Grosso, di esportare carne bovina stagionata, disossata e priva di linfonodi in Canada. Santa Catarina, già qualificata per l’esportazione, continua ad essere una regione ammissibile, così come gli stati che mantengono la vaccinazione contro l’afta epizootica. D’ora in poi sarà necessario aggiornare i certificati di esportazione per garantire il rispetto dei requisiti stabiliti. «La decisione della CFIA rappresenta una pietra miliare per il settore agricolo brasiliano. La qualità riconosciuta della carne bovina brasiliana, unita al rispetto dei requisiti internazionali di salute animale, consolida ulteriormente la posizione del Brasile come attore di primo piano nel mercato globale delle esportazioni di carne», ha sottolineato il segretario al Commercio e alle Relazioni Internazionali del Mapa Roberto Perosa. Nel 2023, il Brasile ha esportato carne bovina per un valore di oltre 10,541 miliardi di dollari, corrispondenti a 2,28 milioni di tonnellate. Il Canada ha importato 39 milioni di dollari di carne bovina brasiliana (8.192.380 kg), registrando un aumento del 18% rispetto al 2022 (fonte: EFA News – European Food Agency; in foto, capi lungo le rive del fiume Paraiba, nel Nord-Est del Brasile).


Stati Uniti: Cal-Maine Foods, il più grande produttore avicolo USA, compra sito dismesso di Tyson Foods
Grandi manovre nel segmento della carne statunitense. Il gruppo Cal-Maine Foods (calmainefoods.com), infatti, ha acquisito un impianto di lavorazione dei polli da carne dal gigante della carne Tyson Foods, da tempo in difficoltà. Lo stabilimento acquisito è quello di Dexter nel Missouri, uno dei quattro di cui, l’estate scorsa, Tyson Foods aveva annunciato la chiusura nel tentativo di ridurre i costi in un contesto di rallentamento della domanda e di crollo dei profitti. Secondo quanto dichiarato da Cal-Maine, l’accordo, concordato per una somma non rivelata, prevede anche il passaggio di proprietà di un incubatoio e di un mangimificio nella stessa località. L’azienda prevede di convertire l’impianto di lavorazione dei polli da carne in un impianto di classificazione delle uova. Cal-Maine ha sottolineato che prevede di contattare alcuni degli allevatori che avevano rifornito l’impianto di Tyson per vedere se passeranno a un altro business, ossia quello di produrre uova.
«Questa transazione è coerente con la nostra strategia di crescita, che consiste nell’espandere la nostra attività attraverso acquisizioni selettive, oltre alle nostre iniziative di crescita organica» ha sottolineato Sherman Miller, presidente e amministratore delegato di Cal-Maine. «La sede di Dexter offre un’importante opportunità per espandere la nostra presenza geografica e migliorare la nostra capacità di servire i nostri stimati clienti con ulteriori capacità di produzione e distribuzione nel Missouri e nei mercati circostanti. Mentre estendiamo la nostra presenza sul mercato, rimaniamo concentrati su una gestione efficiente e sostenibile delle nostre attività esistenti e di quelle acquisite e sulla soddisfazione delle richieste dei nostri clienti».
L’accordo chiude un dicembre difficile per Cal-Maine che ha temporaneamente interrotto la produzione in uno stabilimento del Kansas a seguito di un’epidemia di influenza aviaria. Non solo. All’inizio di dicembre, un tribunale statunitense ha ordinato ad alcuni dei più grandi produttori di uova, tra cui proprio Cal-Maine, di pagare 17,7 milioni di dollari di danni ad una serie di aziende produttrici di alimenti: i colossi, infatti, sono stati riconosciuti colpevoli in una lunga causa di frode sui prezzi. In base alla legge federale, l’importo è stato triplicato a circa 53 milioni di dollari.
L’impianto, come accennato, fa parte dei quattro che Tyson Foods aveva deciso di chiudere: gli altri tre sono a Corydon, nell’Indiana, a Noel, sempre nel Missouri, e a North Little Rock, in Arkansas. Ma la “razionalizzazione” di Tyson non si è fermata qui: a settembre scorso, è stata annunciata l’intenzione di chiudere due dei suoi impianti di produzione di carne pronta per l’uso dopo che, a marzo 2023, aveva chiuso due impianti di pollame in Virginia e Arkansas, che complessivamente davano lavoro a oltre 1.600 persone. Una situazione difficile, aggravata dai conti dell’esercizio concluso a fine settembre, che presenta una perdita di 649 milioni di dollari, rispetto all’utile di 3,25 miliardi di dollari dell’anno precedente: le vendite si sono attestate a 52,88 miliardi di dollari, contro i 53,28 miliardi dell’anno precedente (fonte: EFA News – European Food Agency; photo © calmainefoods.com).



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