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Slow Wine Fair 2024

of Redazione


Giunta alla terza edizione e organizzata da BolognaFiere e SANA, Salone internazionale del biologico e del naturale, con la direzione artistica di Slow Food, Slow Wine Fair promuove i vini frutto di un’agricoltura sostenibile, incentrata sulla difesa della biodiversità e del paesaggio agrario, sull’uso oculato delle sue risorse, sulla crescita culturale e sociale delle comunità agricole, e su una maggiore consapevolezza dei consumatori.
I padiglioni di BolognaFiere si aprono a circa un migliaio di espositori, rappresentativi di tutta la filiera del vino: dalle cantine alle aziende che supportano la sostenibilità dei produttori, fino al mondo degli amari e degli spirits. Ad accomunare le cantine presenti, selezionate da una commissione di esperti, è l’adesione alla Slow Wine Coalition e ai principi del Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto. Numerosi anche i vini certificati biologici o biodinamici, grazie alla storica collaborazione tra BolognaFiere e FederBio.
Oltre all’Italia, i Paesi di provenienza vanno dai più “classici” — Austria, Francia, Germania e Spagna — ai meno noti, quali Argentina, Cile, Georgia, Turchia, Australia e Cina. Il pubblico può così degustare al banco d’assaggio migliaia di etichette italiane ed estere e dialogare direttamente con chi le produce.

Non solo vini
Per offrire un’esperienza conoscitiva e degustativa unica e completa, che va dall’aperitivo al dopo pasto, passando per la mixology, Slow Wine Fair ospita gli amari — nell’area dedicata alla Fiera dell’Amaro d’Italia, promossa da Amaroteca e dall’Associazione Nazionale Amaro d’Italia — e gli spirits, ovvero le bevande come brandy, rum, vodka e gin, ottenute dalla distillazione di cereali, frutta o verdura già sottoposti a fermentazione alcolica.
Il parterre dei partner della sostenibilità annovera, invece, una rosa qualificata di imprese della supply chain che, coi propri macchinari, attrezzature e tecnologie innovative, contribuiscono a rinnovare il sistema agricolo e permettono ai vignaioli di adottare metodi di produzione rispettosi dell’ambiente. Spazio, dunque, ai vivaisti attenti alle specie autoctone, ai vetri più leggeri e meno impattanti sulla logistica, ai materiali sostenibili per gli imballaggi, ai concimi e ai fitofarmaci organici e biodinamici, alle tecniche per recuperare e riutilizzare le acque reflue e alle migliori soluzioni hi-tech e digital per la viticoltura di qualità.

Il programma
Ad un’area espositiva così ampia e articolata si affianca il ricco programma di Slow Wine Fair. Qui, a spiccare, sono le masterclass, le attese degustazioni guidate che esplorano il panorama vinicolo italiano e internazionale e la realtà degli amari.
Domenica 25 febbraio si parte con “La biodinamica tra Europa e Sudafrica”, che propone un confronto tra i vini da viticoltura biodinamica dei due continenti e un focus sul Palatinato; a seguire, “Alla scoperta delle vigne storiche ed eroiche dell’Emilia-Romagna”, regione che si distingue per la biodiversità dei propri vini, e “Outsider, piccoli grandi vini contro ogni pronostico”, sui vitigni che, tra le 635 varietà registrate in Italia, sono stati prima dimenticati, quindi riscoperti, salvaguardati e valorizzati.
Lunedì 26, riflettori accesi su “Weingut Odinstal e l’illuminata direzione Schumann: la biodinamica in Pfalz”, ossia la più grande zona di produzione di Riesling al mondo e la regione viticola più estesa della Germania; “Il Modigliana bianco: la nuova stella dell’Appennino”, dove suoli difficili non hanno impedito a una piccola comunità di vignaioli di farne una sottozona della Doc Romagna sia per il Sangiovese che per vini bianchi a base Trebbiano; “Grappolo intero: confronto tra vecchio e nuovo mondo”, per verificare se il bicchiere contenga risultati tangibili di questo metodo produttivo.
In chiusura, martedì 27, l’approfondimento sulla “Rifermentazione: quando l’acidità rock crea vini star”, che analizza come l’acidità dei mosti — uno dei pilastri della rifermentazione — sia, da un lato, tra i caratteri che i consumatori amano e ricercano maggiormente, e, dall’altro lato, un elemento sempre più difficile da conservare a causa del cambiamento climatico.
Nutrito, poi, il palinsesto delle conferenze nelle Arene di Slow Wine Fair, dove dal 25 al 27 febbraio proseguono in presenza gli incontri finora avvenuti on-line e incentrati sul tema portante dell’edizione 2024: la fertilità del suolo. Partendo dall’assunto che solo da un suolo fertile e sano possa derivare un vino buono, il tema viene indagato sotto il profilo della rigenerazione del terreno e del ruolo che esso riveste in viticoltura, della necessità di politiche di tutela e del suolo come strumento di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico.
Questa attenzione conferma Slow Wine Fair come irrinunciabile occasione di confronto per i vignaioli e i vignerons che vogliono affrontare insieme il dibattito sulla fertilità del suolo e la crisi climatica, scambiarsi idee e buone pratiche produttive e farsi portavoce delle esigenze di chi già lavora nel rispetto della terra e delle comunità contadine. «Dopo due edizioni di grande successo, Slow Wine Fair sta prendendo corpo come l’evento del vino più identitario del panorama fieristico nazionale e non solo» sottolinea Giancarlo Gariglio, coordinatore della Slow Wine Coalition. «Questo grazie a un preciso lavoro sui contenuti, che puntano ad una viticoltura che rivoluzioni il sistema agricolo e presenti il vino come realmente è: un prodotto della pigiatura dell’uva che, se coltivata in modo virtuoso e seguendo pratiche agronomiche attente a preservare la salute del suolo e la sua vitalità, può contribuire a migliorare la salute del pianeta e a creare un sistema economico e sociale più giusto, rivitalizzando il tessuto dei borghi collinari a rischio di abbandono e di spopolamento».
«In sole due edizioni, Slow Wine Fair si è ritagliata un preciso spazio nel calendario delle fiere europee del vino — osserva Domenico Lunghi, Direttore delle Manifestazioni Dirette di BolognaFiere — e ora vogliamo consolidarla. La manifestazione si rivolge principalmente all’Ho.re.ca. e alla GDO: buyer, ristoratori, enotecari, importatori, distributori, cuochi e sommelier. Col supporto di ICE-ITA Agenzia, delle Camere di Commercio e della nostra rete di agenti, sono stati reclutati molti buyer esteri e operatori dal Centro-Nord Europa, dove il vino sostenibile — specie se biologico o biodinamico — è sempre più richiesto. E questi professionisti possono usufruire di un servizio di matching on-line per fissare incontri one-to-one con potenziali partner commerciali».
Se il taglio di Slow Wine Fair è spiccatamente b2b, nella giornata di domenica 25 i padiglioni di BolognaFiere si aprono anche ai wine lovers interessati ad ampliare i propri orizzonti degustativi.
Tornando al programma, lunedì 26 febbraio vengono conferiti i trentasei riconoscimenti legati al Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow. Sul podio, i locali — enoteche, ristoranti, osterie, bistrot e pizzerie — che, secondo il pubblico degli appassionati e una giuria di professionisti, meglio valorizzano i vini delle dodici categorie in concorso. Otto di queste categorie riguardano le migliori selezioni territoriali: Amarone, Champagne, Etna, Carso, Romagna, Rodano, Jura e Portogallo; quattro, invece, le categorie tematiche: i vini provenienti da vitigni autoctoni “minori”, quelli certificati biologici e/o biodinamici, quelli con il miglior rapporto qualità-prezzo e, infine, i locali all’estero con la migliore selezione di vini italiani buoni, puliti e giusti.


>> Link:
slowinefair.slowfood.it



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