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Osservatorio internazionale

Golden fish, African fish

of Baverez Blanco J.


La regione di Casamance in Senegal è una delle ultime regioni dell’Africa occidentale in cui si pratica la pesca tradizionale. Nonostante la crescente minaccia delle grandi industrie della pesca e le condizioni di lavoro durissime, i pescatori della zona producono pesce per molti Paesi africani. Ma per quanto ancora?”. Questa è la presentazione in sintesi di Golden Fish, African fish, coproduzione franco-senegalese del 2018 di Thomas Grand e Moussa Diop. Impossibile raccontare a parole la forza e la fatica degli uomini e delle donne del piccolo villaggio di pescatori di Kafountine e la sua lussureggiante vegetazione tropicale, i rumori e le cantilene, i colori vivaci dei costumi e delle pirogue, il ritmo sfrenato per non perdere tempo. Il documentario mostra attraverso straordinarie immagini il lavoro di una quantità sempre più crescente di pescatori “artigianali” e di addetti alla lavorazione del pesce, spesso immigrati africani impiegati per ogni fase che riguarda la filiera della pesca: portatori, affumicatori, essiccatori, autisti, operai per i conservifici e le fabbriche di farina di pesce e concime... Un vero melting pot che rappresenta l’Africa in miniatura!
Kafountine si trova nella regione meridionale della Casamance, nota anche come la “piccola Giamaica”, nella Provincia di Ziguinchor, racchiusa tra il Gambia e la Guinea-Bissau. Una regione particolarmente fertile e ricca di risorse, su tutte legname e petrolio, grazie al clima più favorevole alle coltivazioni rispetto al resto del Paese. La gentilezza e la generosità dei suoi abitanti è sorprendente e non ci si può sottrarre alla cerimonia dei 3 tè quotidiani: il primo, “nero come la morte”, amaro, destinato agli uomini, è il tè dei potenti; il secondo “dell’amicizia” invita ad aprirsi agli altri, a conversare, a stare insieme; il terzo, chiaro e molto dolce, come “l’amore”, è destinato a tutti.
Con le sue tradizioni gastronomiche e culturali, tutta questa zona rischia adesso di soffrire dello sviluppo della globalizzazione e dell’ingerenza della grande industria straniera che mette in pericolo la pesca prevalentemente alla sardina che nutre tanti Paesi africani. La Cina soprattutto, l’Europa e gli USA stanno tentando una penetrazione industriale in questa zona di rifugio dell’Africa occidentale, dove donne e uomini cercano di resistere al declino della pesca tradizionale senegalese che per anni ha dato e sostenuto la vita in loco. Le condizioni di lavoro sono durissime ma l’intera filiera della pesca a Kafoutine, molto organizzata nella divisione del lavoro e con principi rigidi, ha permesso per secoli ai Senagalesi di vivere e anche di condividere questa manna del mare. Qui si concentra infatti la più grande produzione alieutica della zona: il prodotto fresco pescato annualmente rappresenta 35.000 tonnellate, delle quali oltre un quarto viene trasformato dalle donne che operano nel settore.
Sempre di donne si tratta accennando alla tribù Diola, comunità che vive essenzialmente sul lavoro delle raccoglitrici di ostriche delle mangrovie di Casamance. Questi bivalvi vivono in acque tiepide non troppo salate e vengono raccolte con la bassa marea, lavoro lungo e faticoso con una resa di circa 100 chili per ettaro.
Da oltre 40 anni un movimento di ribelli ha generato una guerra a bassa intensità tra il governo senegalese e il MFDC, sfruttando delle sacche di povertà rurale e di degrado sociale. Ne ha risentito lo sviluppo economico della zona ma soprattutto è difficile pensare all’emancipazione delle donne in un tale contesto. La Regione Emilia-Romagna finanzia dal 2017 la Onlus COSPE per permettere alle donne di accedere equamente alle opportunità economiche attraverso un miglioramento delle unità di produzione, l’utilizzo di energie rinnovabili e di tecnologie appropriate, nonché di rafforzare il proprio ruolo all’interno della comunità.
Condividiamo pienamente questa iniziativa che ha l’obiettivo di investire sulle donne di Kafountine, veri pilastri, come tutte le africane, della loro società. Dando loro sostegno e aiuto, è tutta un’economia basata sulla pesca che viene rafforzata e non radicalmente trasformata come lo vorrebbero le potenze straniere. Kafountine diventa così il simbolo di tante lotte, contro il mare spesso difficile da affrontare e che sta divorando la costa ma che nutre e arricchisce, contro il progresso che ci obbliga a rinunciare ad abitudini secolari ma che potrebbe semplificare la vita, contro “l’invasione” e la prepotenza delle compagnie straniere che pretendono migliorare la situazione ma solo per fini economici propri.


Josette Baverez Blanco




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