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Raccolta dei rifiuti nei porti, come lavora Ogyre?

of Redazione


La plastica nel mare è una delle più gravi emergenze ambientali dei nostri tempi. Per questo è nato Ogyre, un mindset per ripensare i modelli di consumo e di business che negli ultimi anni hanno incrinato il rapporto tra uomo e ambiente. “Abbiamo messo la salvaguardia del mare al centro del nostro progetto, con l’obiettivo di ribaltare un paradigma ormai noto: l’uomo che consuma e sfrutta le risorse del pianeta puntando a una crescita illimitata che però la natura non può sostenere” scrivono su ogyre.com.

Ogyre deriva da Ocean Gyres, correnti oceaniche circolari, fondamentali per l’ecosistema, oggi purtroppo note per intrappolare la plastica in enormi isole di rifiuti. “Vogliamo che le Ocean Gyres tornino a essere un circolo virtuoso e vitale per l’oceano. Per questo abbiamo creato una catena del valore sostenibile e trasparente, che ci permette di raccogliere la plastica dai nostri mari attraverso i pescatori. Vogliamo dare la possibilità a tutti di agire direttamente tramite la raccolta di chili di plastica dal mare o con l’acquisto dei nostri prodotti. Senza oceano non c’è vita”. Il processo di raccolta dei rifiuti marini implementato da Ogyre è strettamente connesso alla mission del loro progetto: ricongiungere uomo e natura, e sostenere l’idea di un consumo consapevole e sostenibile nei confronti dell’ambiente.

In Italia, i rifiuti raccolti vengono portati a terra e depositati. Il gestore dei rifiuti si occupa di differenziarli, e poi portarli al centro di smistamento. Essendo rifiuti indifferenziati, ed estremamente deteriorati per via della colonizzazione da parte degli organismi marini sui fondali, è impossibile sia il riciclo che l’analisi statistica. Ogni raccolta viene infatti pesata, fotografata, registrata, digitalizzata e resa disponibile sulla dashboard di chiunque contribuisca alla raccolta rifiuti. In alcuni porti, come quello di Santa Margherita, i rifiuti sono estremamente deteriorati per via degli organismi marini sui fondali. Ogni contributo è consultabile, grazia alla piattaforma digitale in cui vengono registrati i dati della raccolta e convertiti in token, che certificano l’autenticità del lavoro svolto dai nostri pescatori. I token vengono assegnati alle persone che partecipano alla raccolta dei rifiuti marini e le informazioni sulla raccolta sono pubblicate su una dashboard dedicata, insieme alle foto della raccolta, la biografia dei pescatori e i dati relativi alla battuta di pesca.

Nei porti del Brasile, dopo la raccolta dei pescatori, i rifiuti vengono immediatamente divisi in riciclabili e non riciclabili e poi smistati. Dai dati analizzati, su 55.160,95 kg raccolti in sei mesi nel 2022, ben il 59,7% dei rifiuti era composto da materiali plastici, ma di questi solamente il 7,22% è stato riciclato. In Indonesia i rifiuti vengono raccolti, smistati e poi trasportati nelle specifiche destinazioni. Sui 19.231 kg di rifiuti raccolti nell’arco di 4 mesi nel 2022, solamente il 4,66% delle plastiche è stato riciclato.

“I dati raccolti sono fondamentali per il nostro lavoro e ci mostrano ancora una volta quanto sia importante agire sulla sensibilizzazione e sull’importanza della salvaguardia dei nostri oceani. Ci mostrano anche quanto sia importante continuare ad agire, e impegnarsi ogni giorno per raggiungere il nostro obiettivo finale: un oceano pulito, un mondo sano, una vita sostenibile”.

Team Ogyre

ogyre.com

instagram.com/o_gyre



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