Tanti impianti di pescicoltura oggi l’hanno superata, ma la Maricoltura Mattinatese mantiene un primato. È stata pioniera in Italia in questo settore, facendo galleggiare in mare agli inizi degli anni ‘90 le prime gabbie circolari per l’allevamento dei pesci. E, sempre in quegli anni, si è confrontata con la maricoltura francese per avviare quello che al tempo era solo un business in fasce.
A fondare questa società cooperativa del Gargano, che ogni anno produce 450 tonnellate di spigole e orate, è stato un agronomo di Mattinata, Francesco Santamaria (classe 1954). Ancora studente all’università di Bari, ebbe un’idea: fondare un impianto di mitilicoltura valorizzando una risorsa che dalle sue parti era ancora vergine. «Quando ero ragazzo — ricorda l’agronomo — Mattinata non era ancora una realtà turistica, si coltivava la terra e non c’era nemmeno la cultura della pesca, per questo cominciammo con la mitilicoltura». La mitilicoltura, però, avviata nei primi anni ‘80, non ebbe successo per via di un paradosso. «I nostri fondali sono così puliti che la cozza, essendo un filtrante del mare, fa fatica a crescere», afferma Luca Notarangelo, classe 1988, attuale presidente di Maricoltura Mattinatese. Per questo motivo, dunque, 10 anni più tardi si decise di convertire la mitilicoltura in pescicoltura. «A tale scopo — ricorda Francesco — nel 1992 ci venne incontro un progetto pilota della provincia di Foggia. Si mise dunque a frutto questa opportunità acquistando le attrezzature e formando il personale e così la nuova attività poté partire, arrivando nel giro di pochi anni a rifornire tutto il versante Adriatico. Dal nord barese fino a Venezia».
La pulizia dei fondali rappresenta da sempre un punto di forza della Maricoltura Mattinatese, perché non essendoci un accumulo importante di massa biologica, significa che la produzione è sostenibile. «Un fatto accertato dalle ispezioni condotte nel 2021 da Ispra e Arpa Puglia per conto del ministero dell’Ambiente» spiega Francesco. «Inoltre, ciclicamente monitoriamo i fondali in autocontrollo per accertarci che la produzione abbia un impatto reversibile». L’impianto di maricoltura si trova in località Mattinatella, una delle baie più amate dai turisti. Per arrivarci anziché voltare a sinistra e imboccare la strada che porta ai lidi si deve proseguire dritto verso il porticciolo, «costruito apposta per facilitare le operazioni degli addetti ai lavori», puntualizza Francesco.
Il porticciolo è sovrastato da una falesia sulla cui sommità si trova un ex caserma della guardia di finanza a cui si accede o per una strada laterale o tramite un ascensore. Dall’ex caserma, lasciata in concessione alla maricoltura, il mare è tutto un luccichio.
A poche centinaia di metri dagli ormeggi si vedono le 65 gabbie dell’impianto, 15 per gli avannotti, (i giovanili di spigole e orate) che non pesano più di 2/10 grammi, e 48 per gli esemplari adulti, ivi trasferiti una volta raggiunta la pezzatura di 40/80 grammi. Le prime, con un diametro di 11,5 metri, sono gabbie per il pre-ingrasso, le seconde, invece, con un diametro di 25 metri, sono gabbie per l’ingrasso. Dentro a ciascuna di queste gabbie nuotano circa 60/70 mila pesci, la cui libertà è delimitata da una rete che scende fino a 6,5 metri di profondità in un’area di bassi fondali. «È importante spiegare — afferma il presidente — che, nonostante l’alto numero di pesci allevati, la nostra resta una produzione rispettosa dell’ambiente, perché, ripeto, fino a quando non c’è un accumulo importante di massa biologica e fino a quando viene rispettato il benessere animale, grazie, da una parte, al ricambio delle acque dovuto alle correnti e, dall’altra, a un’alimentazione certificata con mangimi a base di farina di pesce e farina di graminacee, tutto avviene nel rispetto delle norme vigenti».
A testimonianza dalla salubrità delle acque dell’impianto ci sono pesci come cefali e boghe che in genere non si trovano in questi tratti di mare e spesso si vedono i polpi che trovano le loro tane nei tubi di cemento che sorreggono le reti.
Ovviamente per mantenere la funzionalità della struttura è necessario un lavoro di manutenzione. «A tal fine — spiega Notarangelo — i sub controllano che le maglie delle reti non siano rotte, per evitare la fuoriuscita di pesce, e controllano pure che non ci siano alghe e ostruzioni varie che impediscono il passaggio dell’ossigeno e il ricambio dell’acqua. Ad ogni modo, ogni rete dopo due mesi viene sostituita con una nuova per essere ripulita».
Molto importante per proteggere il pescato è anche la guardiania, supportata di notte da una sorveglianza radar che segnala la presenza di eventuali ladri.
Altre operazioni sono condotte dalle barche, da quella spara-mangimi, il cui equipaggio, grazie ad un software, sa esattamente la quantità da somministrare a ciascuna gabbia, a quella che trasporta gli addetti alla raccolta del pesce.
Orate e spigole sono catturate con un retino, 2 o 3 volte a settimana, per poi essere rovesciate in cassoni contenenti acqua e ghiaccio. Questi cassoni, che una volta riempiti pesano 3 quintali, vengono issati sulla falesia e successivamente trasferiti nella sala per il controllo della qualità. Qui gli addetti suddividono il pesce in base al peso. Le due pezzature sono la A (250/350 g) e la AA (400/600 g).
A questo punto, l’operatore procede con l’incassamento per poi pesare le casse e applicare sull’opercolo del pesce il sigillo della società. Dopodiché le casse, ciascuna dal peso di 6 kg, vengono sistemate su delle pedane in base agli ordini ricevuti e contrassegnate con un’etichetta indicante la zona di allevamento, il nome scientifico del pesce, la data di pesca e il numero del lotto (che cambia pescata per pescata), al fine di garantire la tracciabilità del prodotto. Le casse vengono infine ghiacciate e messe nella cella di stoccaggio. Qui restano al massimo fino alle 16:00, allorquando vengono caricate e spedite nel Nord Italia. In questo modo il pesce entro 24 ore dall’incassamento si trova già nelle pescherie per essere proposto nelle pezzature più piccole come prodotto per la griglia, e nelle pezzature più grosse come prodotto da sfilettare e servire al ristorante. Poi ovviamente ognuno ne fa l’uso che gli pare. L’importante è che il pesce sia buono e allevato in modo sano.
Gianluca Bianchini
Maricoltura Mattinatese Soc. Coop.
C.da Mattinatella
71030 Mattinata FG
Telefono: 348 9879109
E-mail: info@maricoltura.com
Web: maricoltura.com
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