L’allevamento dell’Azienda Agricola Davide Flora, nella campagna di Sutrio (UD), è un piccolo spettacolo: cura perfetta e grande attenzione al benessere animale, praticamente una “culla” di vacche Pezzate rosse e capre di razza Camosciata delle Alpi. La stalla colpisce al volo e anche i meno esperti possono rendersi conto che questo piccolo allevamento della Carnia contraddice in un istante la peggiore narrazione di chi non riconosce il valore economico, sociale e ambientale della filiera zootecnica. Insomma, un modello da raccontare. Comunicatori cercasi.
Ma veniamo al dunque. I fratelli Davide e Mattia Flora, 27 e 17 anni, allevano una cinquantina di vacche da latte, capre camosciate delle Alpi e meticce miste a Saanen nella loro azienda a conduzione familiare.
La Camosciata delle Alpi, in particolare, è una razza originaria della Svizzera, diffusasi soprattutto in Francia e Germania e in Italia nelle regioni alpine, con una presenza significativa in Piemonte, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. Vista la sua diffusione, nel 1973 fu istituito un apposito Libro Genealogico. Nel 2008, nel nostro Paese, si contavano 6.610 capi e 253 allevamenti.
Di taglia medio-grande, robusta e resistente, la Camosciata può affrontare condizioni climatiche e geografiche estreme, tipiche appunto delle zone montane. Il nome deriva dalla somiglianza del suo mantello con quello del camoscio alpino: pelo fulvo, variazioni di tonalità e una striscia nera lungo la schiena.
Frugale nell’alimentazione, è una gran produttrice di latte, principalmente utilizzato per formaggi freschi e stagionati, yogurt e ricotta. Ed è una capra dall’aspetto simpatico, amata dai bambini e dagli scolari che vengono in gita nell’allevamento durante le giornate delle Fattorie didattiche, promosse dall’ufficio turistico di Sutrio.
La mungitura del latte vaccino e caprino avviene due volte al giorno, conferito al Caseificio Sociale Alto But di Sutrio (www.caseificioaltobut.it). In parte, però, alcune vacche sono in asciutto almeno due mesi prima del parto, allo scopo di conservare il latte per i vitellini.
Gli animali fanno stalla e pascolo ma in estate sono trasferiti in alpeggio. In stalla sono alimentati con unifeed, un raccolto misto di tagli di fieno, e dopo la mungitura con vari mangimi per reintegrare i sali minerali e le vitamine. I Flora portano i loro animali in alpeggio durante i mesi estivi, a Malga Lavareit, a 1472 metri slm sui monti di Paluzza, davanti al confine austriaco e ai luoghi di battaglia della Grande Guerra.
A queste altezze producono artigianalmente ogni mattino ricotta fresca, burro, formaggi caprini e il Çiuç di Mont, un formaggio d’alpeggio presidio Slow Food. In malga — da giugno a ottobre — fanno anche cucina agrituristica carnica e danno ospitalità in 4 camere (prezzo notte e 30 pp in B&B e conto medio di tre portate e 25). Tra i piatti del cuoco Luigi Dereani si trovano ricette come i Canederli in crema di formaggi della casa, le Pappardelle al ragù di capriolo, la Salsiccia alla Carnica in vino bianco, con farina di polenta e ricotta affumicata.
Di sera si cena in taverna, il giorno ai tavoli con vista sulla catena montuosa, una corona di cime tra i 2 e i 3.000 metri dove si combatterono lunghe battaglie di posizione e trincea: il Pizzo Timau, Cima di Mezzo, Monte Coglians… Il luogo è incantevole: pascoli, boschi, profumi d’alta montagna e lo scampanellio di Pezzate rosse da latte, manze e capre Camosciate alpine.
Di proprietà comunale, Malga Lavareit è gestita dalla cooperativa AgriCleusis. La malga è raggiungibile anche in camper fino ai laghetti di Timau, a 900 metri slm, poi c’è un’ora di trekking su sentieri segnalati. Oppure si sale in jeep.
Massimiliano Rella
FB: lavareit
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