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àˆ tempo di buona carne polacca firmata "Sokolów"

di Ferrari F.

Accompagnati da Costantino Costa della Danish Crown Beef, divisione commerciale di Chiasso, e da Katarzyna Milnikiel vicepresidente di “Sokolów Export”, lasciamo Varsavia e dopo un paio d’ore d’auto arriviamo a Podlaski. Ci fermiamo davanti ad uno svettante, colorato palazzo che s’innalza maestoso sulla circostante pianura, alberata di betulle.

È la sede centrale, la casa madre, di “Sokolów Sa”, un marchio affermato, di meritata reputazione, economica e sociale, nel settore delle carni suine e bovine. Certificate e controllate secondo i più rigidi regolamenti comunitari e con licenze di vendita nei paesi UE, Usa, Canada, Giappone, Corea.

Sede centrale Sokolów, Podlaski (Polonia).

Un “meat gruppo” dunque di caratura internazionale, fiore all’occhiello dell’industria alimentare polacca, numero uno nella macellazione bovina, numero uno nei prodotti pronti e trasformati e numero due, ma ormai pronto al sorpasso, nella lavorazione del suino.

Ci attende il presidente Bogustaw Miszczuk, persona affabile, disponibile, arrivato al vertice della piramide, partendo dalla base, dopo aver contribuito direttamente alla crescita di un insieme che oggi conta ben sette stabilimenti, più quattro aziende di servizio, sparsi qua e là sulla terra di Copernico e di Chopin.

Bogustaw Miszczuk, Katarzyna Milnikiel e Krzysztof Remiszewski, direttore di produzione “Sokolów” di Podlaski.

Un’ascesa che documenta la capacità, l’efficienza e l’ottimismo che caratterizza questo complesso agroindustriale di assoluta eccellenza. E non a caso il logo grafico che lo raffigura è una quercia, simbolo naturale di forza positiva, di solidità e dunque di fiducia, sottolineata ulteriormente dal nome “Sokolów” scritto verso l’alto, verso un sicuro decollo.

Questa realtà dinamica, organizzata, estesa sul territorio, vicina al mondo rurale, ha una biografia intensa seppur concentrata in pochi anni.

Varsavia: uffici della “Sokolów Export”. Da sinistra: Costantino Costa, Slawomir Kawalec, presidente “Sokolów Export” di Varsavia e Katarzyna Milnikiel, vicepresidente “Sokolów Export”.

Per la verità qualche macello operava già nei lontani anni trenta ma lo sviluppo, il salto produttivo e l’apertura commerciale sono frutto degli ultimi tempi, dal duemila in poi quando la “Saturn Nordic Holding” — formata per il 50% dalla danese “Danish Crown”, tra i leader mondiali nella macellazione e lavorazione di bovini e suini, e per l’altra metà dalla finlandese “HK Ruokatalo” — rilevò interamente la “Sokolów” quotata allora alla Warsaw Stock Echange.

Da quel momento fu una corsa costante. I tre macelli di suino, i due di bovino e i due di trasformazione cominciarono a presentare bilanci sempre più attivi. L’ultimo, quello del 2006, ha raggiunto un fatturato di oltre 400 milioni di euro frutto del trattamento di 170 mila tonnellate di carne di cui il 30% esportato in vari Paesi del mondo.

Da sinistra: Costantino Costa, Danish Crown di Chiasso, Bogustaw Miszczuk e Katarzyna Milnikiel negli uffici della sede centrale Sokolów (Podlaski).

Rimanendo sulle cifre apprendiamo che il suino copre il 70% per cento dell’offerta globale, mentre il restante 30 lo occupa il bovino che imbocca principalmente la strada dell’estero, con una spiccata preferenza per il mercato italiano curato dall’ufficio Danish Crown di Chiasso, già diretto da lunga data da Romeo Costa e oggi, unitamente a Johan B. Nielsen, anche dai figli Andrea e Costantino. Dopo l’Italia altri sbocchi significativi sono Germania, Olanda e Spagna.

Ed è proprio sul beef, esportato per l’85% (in Polonia il suo consumo non supera i 6 kg pro capite) che “Sokolów” intende impegnarsi: migliorandone la genetica, curandone l’alimentazione e utilizzando le più appropriate e moderne tecniche d’allevamento.

Cella frigorifera dello stabilimento. Da sinistra: il giornalista Franco Ferrari e Costantino Costa con Marian Paszkiewicz, direttore dello stabilimento di Kolo e Slawomir Kawalec, presidente “Sokolw Export” di Varsavia.

«E a tal fine, in sintonia con i più attenti e qualificati allevatori, è stato avviato — ci spiega il presidente — un programma di cooperazione, intitolato “Insieme nel Futuro”, che tende ad una più accurata, razionale selezione e maturazione dei capi, ad eliminare fasi di stress e ad ottenere una qualità standardizzata su altissimi livelli, in grado perciò di assicurare maggiore competitività e redditività ai cooperatori.

Così facendo, riteniamo che il gap polacco, già oggi sensibilmente ridotto, rispetto ai riconosciuti standard danesi e tedeschi, possa addirittura azzerarsi nel giro di quattro/cinque anni, al termine cioè del progetto».

Sala di lavorazione della salsiccia.

Carne bovina perciò al centro dell’attenzione anche per Stawomir Kavalec, presidente di “Sokolów Export”. «L’intenzione è certamente quella di continuare a favorirne l’esportazione, che sta incontrando un forte consenso, emblematico il caso dell’Italia, ma vorremmo pure aumentarne il consumo all’interno. Troppo pochi quei 5/6 chilogrammi a testa. Come? Rendendo più estensivo l’allevamento, affiancando vacche da carne a quelle da latte, diminuendo insomma la produzione lattifera e incrementando le nascite di vitelli».

«Dobbiamo crescere. Siamo i primi e macelliamo solo il 15% di una popolazione di cinque milioni e mezzo di capi. Dopo di noi, il secondo, non arriva all’8%. C’è troppa frammentazione. Acquistando altri macelli, altre quote, ci piacerebbe portare la nostra percentuale al 30-40%. Per avere una maggior incidenza mercantile».

Non c’è dubbio che alla “Sokolów” non manchino le idee, gli obbiettivi. C’è fiducia nel futuro, nell’Europa, si fa marketing anche su aree lontane, in Giappone, in Cina, in Corea, si cercano opportunità, in particolare per suini e salumi.

Addetti alla lavorazione di carne bovina (Kolo).

Che le cose vadano bene lo ammette pure il presidente, senza però troppa enfasi, da uomo pratico qual è. «Mai fermarsi» è il suo commento. Anche dall’ Italia arrivano soddisfazioni. Sta diventando uno sbocco di rilievo. Piace la carne polacca per quel sapore pieno, gradevole, per la sua godibile tenerezza.

«Dal 2005, interviene Costantino, tutte le vendite vengono coordinate dall’Ufficio di Chiasso. Ogni settimana oltre 400 tonnellate di bovino raggiungono i nostri clienti, tra cui anche la grande distribuzione».

Stabilimento “Sokolów Beef” di Kolo specializzato nella lavborazione di carne bovina.

Con simili premesse siamo certi che “Sokolów”, forte del suo competitivo rapporto qualità/prezzo, della sua voglia di fare, di innovare, sarà e resterà leader a lungo.

Complimenti perciò a tutti i protagonisti, al management, ai tecnici, ai 5 mila dipendenti e per finire ai nostri gentili interlocutori: al presidente Miszcuk, a Kavalec, a Katerina e a Costantino che, sollecitato in tal senso, ci ha consigliato di assaggiare quanto prima “una lombata di scottona polacca: una squisitezza da non perdere”. Lo faremo al più presto!

Franco Ferrari



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