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Interviste

Chianina made in Austria

di Manicardi N.
A questa festa privata per una cinquantina di amici, parenti e conoscenti, in cui naturalmente la Chianina, “vittima sacrificale”, è finita nei piatti dei commensali, siamo stati invitati pure noi, anche in nome di una grande passione che Gerald (figlio di allevatori, ma con un passato come… cantante rock! e di successo) nutre non soltanto per questa razza di bovini italiani ma, in generale, per la cultura del nostro Paese, che lo porta a voler coltivare con grande simpatia anche frequenti rapporti diretti di vario genere.

Non è un caso quindi che, oltre alle enormi “fiorentine austriache”, si siano mangiati rigatoni al sugo, melanzane alla parmigiana accompagnate da vino rosso di Puglia e torte “sbrisolone” con passito di Pantelleria (anche perché la cucina è stata affidata alle esperte mani di Giovanni Fante che, pur non essendo cuoco di professione, si è rivelato ancora una volta un autentico chef). Un trionfo di gusti, colori e sapori di cui la Chianina macellata è stata la degna regina. Semplicemente squisita. Magra, più di quanto non si usi da noi, senza cioè quell’infiltrazione di grasso tra le masse muscolari che costituisce la marezzatura (anche perché il capo macellato era ancora molto giovane); tagliata alta, altissima; con peso, per ogni bistecca, sicuramente superiore al canonico chilogrammo; frollata alla perfezione; tenerissima, quasi da sciogliersi in bocca; condita, a richiesta, con olio, sale e pepe e una strizzata di limone dalla buccia verde; accompagnata, infine, con grossi zucchini a fette, anch’essi grigliati. Qui del resto è anche zona di coltivazione delle zucche, lisce, piccole e rotonde, che ricoprono numerosi terreni circostanti e dai cui semi si ricava un olio particolare privo di colesterolo, quello con cui è stata appunto condita la carne.
Una Dpg-Denominazione Geografica Protetta che costituisce il prodotto principale del marketing agroalimentare della Stiria, molto rinomato non solo per il sapore che ricorda quello delle nocciole, ma anche per le sue proprietà antiossidanti e di protezione dai disturbi cardiocircolatori. Insomma, abbiamo gustato un “mix” formidabile. Ma parliamo direttamente con Gerald, che, fortunatamente, capisce e si esprime perfettamente in italiano.


Gerald, come sei arrivato alle tue Chianine?
«È stato molto difficile, perché nessun allevatore della Val di Chiana voleva vendermele. Ho provato una prima volta, ma sono dovuto tornare a casa a mani vuote. Avrei voluto una vacca incinta, però nessuno era disposto a darmela. Inoltre, le Chianine allevate in quelle zone, in quelle grandi aziende dove sono abituate allo stato brado, mi sembravano animali troppo focosi per il mio piccolo allevamento. Per fortuna, quando nel 2006 sono tornato a Bibbiena, vicino ad Arezzo, ho potuto avere contatti con aziende più piccole e simili alla mia e alla fine sono riuscito a comperare 4 femmine e 1 maschio e a portarmele in Austria».


A Dobl avevi già altri capi?
«Sì, avevo una ventina di Simmental, che è la razza più diffusa da queste parti». Infatti nell’allevamento ce ne sono ancora; la Simmental austriaca appartiene al gruppo di razze Pezzate rosse derivate Simmental. Anch’essa è stata ottenuta, verso il 1830, incrociando una razza locale, la Bergschek, con la Simmental svizzera e con quella tedesca, a riprova del fatto che gli Austriaci, evidentemente, sono molto interessati anche a quello che succede all’esterno del loro territorio. Oggi la Simmental austriaca costituisce circa l’80% del bestiame bovino austriaco, ma è forse più apprezzata per la produzione del latte che non per le carni. Da qui, anche, la decisione di Gerald di rivolgersi alla Chianina, che è esclusivamente razza da carne.


Speri di arrivare commercialmente a coprire quel settore di nicchia che al momento, dalle tue parti, pare scoperto?
«Sì. Con le mie attuali 28 Chianine, tra cui ci sono anche 3 tori e 5 vitelli, vorrei raggiungere il numero di circa 40-50 capi per poi iniziare la vendita della carne. Il mio obiettivo sono i ristoranti con una clientela un po’ esigente». 


Bisognerà aspettare ancora un po’, perché la Chianina raggiunge la maturità per la macellazione a pesi vivi molto elevati, che costringe a tempi di ingrasso più lunghi di quelli di altre razze da carne. Ma, secondo noi, Gerald riuscirà certamente nell’impresa, già così bene avviata come si vede dalla sua trentina di capi — che pascolano senza il minimo stress vicino a casa e vicino ai box con mangiatoia dove si può completare l’allevamento ideale, che è quello “legato” — belli nel loro mantello bianco porcellana, con la loro gigantesca mole che non si sminuisce neppure di fianco a quella della maestosa ex-caserma. D’altra parte, è la razza bovina più grande al mondo!
Per quanto riguarda l’adattabilità va poi ricordato che la Chianina è una razza che si adatta facilmente a diversi ambienti climatici, come dimostra il fatto che — pur essendo una razza autoctona dell’Italia centrale (soprattutto Toscana e Umbria, ma anche Romagna, nelle zone gravitanti intorno alla Val di Chiana da cui prende il nome e dove è conosciuta da più di 2000 anni) — è tra le più distribuite nel mondo. Molti soggetti sono stati esportati in Asia, Cina, Russia, Canada, Stati Uniti, Brasile ed Australia, e utilizzati sia in purezza che come incrocio su razze locali. Mancava l’Austria, ed ha provveduto Gerald Sifkovits.

Certo che mangiare queste enormi bistecche alla fiorentina prodotte integralmente in Austria dentro la “barchessa” di una fattoria locale, in mezzo ai canti a più voci in stile jodler (che un tempo veniva usato anche per richiamare il bestiame), è un’esperienza particolare, che siamo ben lieti di aver potuto vivere. Orgogliosi che ancora una volta i prodotti italiani siano così apprezzati da chi italiano non è, tanto da farne un vero e proprio oggetto di “culto”.


Nunzia Manicardi



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