Nel corso di Cibus 2024 ASS.I.CA., Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi aderente a Confindustria, ha organizzato un convegno per le aziende e gli operatori del settore dal titolo “Salumeria italiana: le sfide per il futuro, tra le incertezze del commercio internazionale e l’aumento dei costi produttivi”. Tanti i temi emersi dagli interventi, ma il focus è stato la situazione attuale della salumeria italiana, che sta attraversando uno dei periodi più difficili degli ultimi anni, con l’allarme della Peste Suina Africana (PSA) che incombe come una spada di Damocle sull’intero sistema produttivo. «Col ritrovamento a metà aprile di un cinghiale infetto a Varano de’ Melegari, la zona di restrizione è stata allargata alle aree di Collecchio, Sala Baganza e Felino, mettendo in forte crisi le aziende che esportavano in Paesi quali il Canada e gli Stati Uniti. Abbiamo già aziende che hanno messo in cassa integrazione i dipendenti: da allarme sanitario la peste suina rischia di diventare un allarme sociale» ha affermato il presidente di ASS.I.CA. Francesco Pizzagalli. Le istituzioni non possono ignorare ciò che sta accadendo. «Dobbiamo essere uniti nell’affrontare le opportunità di sviluppo attraverso modalità di confronto con le istituzioni. È giusto chiedere sussidi quando le nostre aziende vengono messe a rischio per colpe e situazioni che non sono imputabili a noi, ma i sussidi servono per affrontare la drammaticità del momento. Abbiamo bisogno di un sostegno reale agli investimenti, che sono quelli che garantiscono il futuro. L’intera filiera suinicola ha bisogno di aiuti straordinari, di nuove forme di accesso al credito per garantire la sopravvivenza di un settore che ha creato benessere in tanti territori, che ha valorizzato nel tempo le peculiarità dei territori, che non ha rincorso le delocalizzazioni per andare a produrre là dove costava meno produrre». Come fare per garantire il futuro della filiera suinicola? «Occorre equilibrio sul piano economico della distribuzione del valore. Dare vita ad un sistema di filiera sostenibile, ripensare al ruolo delle produzioni DOP e IGP».
Davide Calderone, direttore di ASS.I.CA., è entrato nel dettaglio dei danni della PSA, con numeri che danno la dimensione del danno. «Fino a questo momento si sono avute perdite legate al mancato export per circa 500 milioni di euro in due anni e, se le cose non dovessero migliorare, il rischio sarebbe di subire ulteriori perdite per 60 milioni di euro al mese. Queste cifre avrebbero potuto essere anche più elevate, se non fosse stata messa in campo dal Ministero della Salute — col sostegno di ASS.I.CA. — un’azione costante di informazione e dialogo con i principali Paesi importatori dei prodotti suinicoli. Insieme all’attività diplomatica e tecnica del Governo si è agito per il contenimento delle misure restrittive di ordine sanitario vigenti in molti Paesi importatori».
Il convegno è proseguito con gli interventi di esperti e analisti del comparto agroalimentare. Mariella Ronga, della Direzione Filiere e Analisi dei Mercati Ismea, ha presentato i risultati della ricerca inedita sulla distribuzione del valore all’interno della filiera suinicola nazionale, col caso di studio sui prosciutti cotti e prosciutti DOP. «Il progetto di ricerca ASS.I.CA.-Ismea è stato articolato in due annualità in cui sono state approfondite, in uno scenario fortemente segnato da un aumento dei prezzi in tutte le fasi della filiera, le dinamiche di due dei prodotti leader della salumeria italiana: il Prosciutto cotto Alta Qualità e il Prosciutto di Parma. In dettaglio, l’analisi ha evidenziato l’importanza delle relazioni di filiera e la ripartizione del valore dalla stalla al banco taglio».
Luigi Stimolo, Responsabile Area Mercato di BMTI (Borsa Merci Telematica italiana), ha parlato delle dinamiche interne alla filiera e degli scenari del mercato nazionale e internazionale. «Dall’analisi di BMTI risulta chiaro come alcune delle criticità che negli ultimi anni hanno coinvolto il settore suinicolo, tra cui l’aumento dei prezzi e le problematiche legate all’aumento dei costi di produzione, si siano attenuate nella prima parte del 2024. La speranza è che i dati continuino a migliorare affinché, anche durante il lavoro svolto dalle CUN in sede di formulazione delle tendenze di mercato e dei prezzi indicativi, si possa riscontrare una remunerazione per tutti gli attori della filiera suinicola».
Con Marco Limonta, Consumer Packaged Goods Director di Circana, si sono analizzate le scelte di acquisto del consumatore, all’interno di un contesto comunque positivo per i salumi. «In un mercato che ha fatto registrare nel 2023 un generale calo dei volumi, pari a –0,9%, i salumi si sono contraddistinti per performance positive. Sia considerando tutti i canali distributivi, includendo i Discount (+0,2%), ancor di più considerando i soli Ipermercati + Supermercati + Libero Servizio piccolo (+1,7%). Sicuramente queste performance sono state aiutate da un aumento dei prezzi, meno elevato rispetto alla media del Largo Consumo Confezionato. Tuttavia, anche nei salumi assistiamo ad un cambiamento nelle scelte di acquisto da parte degli Italiani: categorie con prezzi elevati sono stati maggiormente penalizzate dal contesto inflattivo, mentre altre, con prezzi più bassi, sono state premiate dal consumatore. Consumatore che ha messo in atto diversi cambiamenti anche nei “luoghi” dove effettuare gli acquisti di salumi, privilegiando il Banco Taglio (+4,6%) rispetto al Libero Servizio (–0,3%). Il Take Away si conferma in difficoltà, con un calo dei volumi pari a –2,7%».
Mauro Lusetti, presidente Associazione Distribuzione Moderna e Conad, ha evidenziato le criticità del mercato interno. «L’export agroalimentare italiano potrebbe andare ancora meglio se venisse posta una maggiore attenzione ai consumi domestici. Le nostre eccellenze crescono forti se possono contare su un mercato interno che ne sostenga gli investimenti. Penso che per continuare a crescere le imprese industriali italiane dell’agroalimentare debbano pensare, con le istituzioni e le altre componenti della filiera, a mettere in atto piani di lungo termine che favoriscano la loro aggregazione in campioni nazionali di dimensioni adeguate a essere competitivi nei mercati internazionali».
Un aiuto può arrivare dal sistema del credito. «Sosteniamo con importanti quote di mercato il settore della produzione dei salumi, della macellazione suina e della trasformazione carnea» ha dichiarato Marco Perocchi, responsabile Banca d’Impresa di Crédit Agricole Italia. «Abbiamo attivato dei tavoli di ascolto coi produttori per approfondire le loro necessità immediate e cercare le migliori soluzioni e gli strumenti finanziari più adeguati per sostenere tutta la filiera».
Fonte: ASS.I.CA., assica.it
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