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Bevande

code 420, uno spumante stupefacente

di Lagorio R.


Triste sorte ha accompagnato negli ultimi decenni la canapa. In tempi antichi, veniva utilizzata in Asia centrale per scopi medici, spirituali, religiosi e ricreativi. Poi i Greci le preferirono il potere inebriante del vino, ma venne riabilitata nel mondo musulmano, dove è vietato l’alcol. Tollerata dal Cattolicesimo nel Medioevo, papa Innocenzo VIII emise una bolla che ne vietava l’uso ai fedeli. Nell’Ottocento la cultura francese riscoprì l’hashish a scopo ricreativo e diventò un’autentica moda tra intellettuali come Victor Hugo, Charles Baudelaire e Alexandre Dumas.

Dal canto suo, l’Italia è stata per secoli importantissima produttrice di canapa, sia per il clima, sia perché la pianta cresce su terreni difficili, soprattutto come necessità di piante oleose (l’olio di canapa è un ottimo condimento), fibrose (per ottenere tessuti, carta e corde) e mangime (foglie) per il bestiame o come concime naturale. Melitta Weiss Adamson ha raccolto una lunga serie di ricette medievali che menzionano zuppe a base di canapa consumate nei monasteri europei (Routledge, 2002).

A differenza dell’alcol, l’avversione nei confronti della canapa si cela negli interessi economici, politici e sociali degli Stati Uniti degli anni ‘30: mentre l’alcol fu reintegrato dopo il fallimento del proibizionismo, la canapa fu demonizzata non per motivi di salute pubblica, bensì per proteggere l’industria farmaceutica. In quegli anni la canapa aveva un contenuto di THC (il tetraidrocannabinolo, alla base degli effetti psicotropi) che la metteva in diretta concorrenza con i barbiturici e gli analgesici di sintesi.

Anche l’industria della carta vedeva nella canapa un ostacolo alla propria espansione: economica e sostenibile, avrebbe potuto sostituire il legname nella produzione della carta. Le aziende petrolchimiche come la DuPont stavano inoltre proponendo sul mercato fibre plastiche e nylon derivati dal petrolio che vedevano la canapa come una diretta antagonista e anche il nascente settore automobilistico con Henry Ford stava per proporre carrozzerie in bioplastica di canapa che era in chiara contrapposizione col sorgere delle plastiche non biodegradabili. Per proteggere questi interessi furono lanciate campagne di disinformazione che portarono al Marihuana Tax Act del 1937, una legge che imponeva severe restrizioni anche sull’utilizzo della canapa industriale. Sotto la spinta delle lobby americane pure l’ONU si adeguò alle regole del proibizionismo nel 1961.

Va detto che oggi la canapa iscritta nel catalogo europeo, risultato di moderna selezione genetica, non produce THC e per questo il suo consumo è stato riammesso, avendo la Commissione europea stabilito il 2 giugno 2023 che le foglie della pianta di cannabis possono essere considerate un prodotto alimentare tradizionale. Il recente DDL Sicurezza ne vieta invece coltivazione e commercio e costituirebbe un’aperta violazione delle norme comunitarie alla libera concorrenza e circolazione delle merci.

Tema del resto archiviato in alcuni Paesi, come in Slovenia, dove Bogdan Mak, sulle colline di Vodole, non distante da Maribor (www.stajerska.si), ha creato uno spumante esclusivamente grazie alla fermentazione della canapa. «Non è facile cambiare l’atteggiamento del mercato nei confronti della canapa industriale» afferma Mak, che però ha collocato praticamente tutte le prime 25.000 bottiglie prodotte nella primavera 2024. Ovviamente, poiché la bevanda non è prodotta dall’uva, non può essere chiamata vino. Questo spumante dal gusto che ricorda il succo di sambuco, erbaceo e dal finale amaricante, è prodotto senza solfiti ma aggiungendo solo zucchero di canna per innescare la fermentazione. Il nome della bevanda dal colore verdolino è code 420. «Si tratta del codice della cannabis, usato negli USA negli anni ‘70, quando gli studenti si davano appuntamento per gli incontri dedicati al relax con la canapa. Il 20 aprile (4/20) è internazionalmente riconosciuto come il giorno della canapa» racconta Mak.

La tenuta Sunny Paradise (Sončni Raj) produce e vende anche Vermut alla canapa. In questo caso, l’alcol deriva dalla frutta e vengono messe in infusione buccia di limone, cardamomo, cannella, camomilla, assenzio e canapa. E chi ama gli amari che siano amari, trova a Vodole un’ottima alternativa nell’Amaro 420. In questo caso gli ingredienti sono davvero pochi: assenzio al 70% e canapa, ma il gusto è… stupefacente.

Riccardo Lagorio


Sunny Paradise Estate

Vodole 2, 2229 Malečnik

Telefono: +386 (0) 51 472 554

E-mail: bogdan@sonce.je

Web: www.fontanavin.com



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