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Pesca

Cultura marinara in evoluzione: il grande mare delle reti da pesca italiane

di Manicardi N.


Da tempo immemorabile, a tutte le latitudini e in qualsiasi condizione atmosferica, l’uomo affronta il mare per portargli via il suo tesoro più prezioso: il pesce. Forme e tipologia delle reti da pesca sono, di conseguenza, pressoché infinite. Nel tempo, tuttavia, tecniche e metodologie si sono evolute di pari passo con la crescente conoscenza scientifica delle varie specie presenti e disponibili. Anche gli attrezzi da pesca sono cambiati diventando sempre più idonei ad una maggiore redditività del lavoro. Si sono modificati pure i materiali, passando da quelli naturali a quelli sintetici. Questa evoluzione è sempre in corso perché lo sviluppo tecnologico non conosce sosta. Negli ultimi tempi, però, vi è una sensibilità maggiore verso i problemi ambientali, da parte sia dei pescatori che delle amministrazioni, e si tiene sempre più conto dell’impatto dell’attività sulle risorse e sull’ambiente.

La regolamentazione della pesca è diventata perciò più stringente e specifica e anche ogni attrezzo da pesca ha una sua propria regolamentazione che ne fissa i limiti costruttivi, le caratteristiche di armamento, le zone e i tempi in cui può essere usato al fine di conseguire un impatto sostenibile all’interno di una pesca sempre più responsabile.


Forme e tipologie

In Italia si possono distinguere 2 forme fondamentali di reti da pesca, piano-quadrate e cilindriche, e 5 tipi: da circuizione, a strascico, da posta fissa, da posta alla deriva e cosiddette speciali. Su ognuna di esse sarebbe bello potersi soffermare. Ci basta qui ricordarne i loro nomi, tutti suggestivi e legati ai dialetti del posto (si veda l’elenco complessivo in www.wikipedia.it) e che in taluni casi sono diventati anche cognomi (ad esempio, Bragagna, Cannata, Tremaglino). Facciamo notare che il tipo di rete costituisce sia lo strumento che la tecnica di pesca.


Reti di circuizione

Per banchi piccoli come sardine, più grandi come sgombri e grandissimi come tonni: Ravastinella, Tonnarella, Agugliara, Cannata (Incannizzata, Cannizzata, Vollaro per cefali, Mugginara, Cefalara), Gastaurellara (Gastavrellara), Lampara, Ravastina, Lampara a mazzetta (a masseta), Lampara a mugginara (a musia).


Reti a strascico

Sono trainate sul fondo del mare da una o due barche: Carpasfoglie (Sfogliera, Scacciadiavoli), Mazzonara (Mazzonara scavapietre e sciabichello), Mussoliera, Mussoliera a piombo, Ostreghera, Ostregaro, Paranza (Tartane), Paranza chiara, Paranza spessa, Rapido (o Rampone), Sciabica (Ingegno, Migavizza, Sciaveca, Tuono, Tratta), Sciabichello, Sciabichello di fondo, Tartana chiara, Tartana spessa, Tartanella (Ragno, Tartagna, Rastrello, Bragotto, Gianchettou), Tartanone (Tartannone), Vastasegna, Chalut à perche.


Reti da posta fissa

Molto lunghe, verticali, sono lasciate in mare e sono le prede a raggiungerle e a rimanervi impigliate: Ciaulara, Minosciara, Mugginara, Rete maritata (Incanzellata, Lacciara con bardassole), Rete da storioni, Salterello, Tonnarella, Tremaglino, Tuppidara, Palamitara, Paurara, Opalara, Schetta (Ritorta, Schete, Schietto, Schiettas), Scormara, Sepera, Tramaglio (Rezza,Tremaggio, Intramacchiata, Schetto, Bombine, Gombine, Rete trimagliata, Rete vestita, Rete a parete, Rezzella, Tremaglio, Tremaze, Zabara, Re de trie, Re de barboni, Cerberai), Bestinara, Cheniara, Squadrara, Terebara, Palombara, Rete canale, Martavello (Bartavello, Bartevello, Bertavello, Bertovello).


Reti da posta alla deriva

Libere di muoversi in balia delle correnti e tenute con galleggianti sopra o sotto la superficie dell’acqua: Menaide, Menaidozza, Rarilo, Lacciarella, Sardara, Sardelera.


Reti speciali

Pedaruola (Pedarola), Rabbio, Rastrello a manganello, Rete da capparozzoli, Rete peschiera, Ingegno (Croce), Tratta per pesca minuta, Angamo, Bilancette (v. Bilancella, Bilancione), Bilancia (a lampiane e a maglie cieche), Bilancia da terra (Rete volante, Lucerna), Bilancioni, Rullo, Scacchiera, Sparviero o Rezzaglio o Giacchio o Jacco, Teleta, Telone per pesce novello, Tonnara, Tonnarella, Trabucco (Padellone), Tramuardo, Bragagna, Ferro da poverazze, Ferro per calcinelli, Grivarulo.


L’improvvisa apertura alle innovazioni tecnologiche

Tutto il mondo della pesca, attaccatissimo alle proprie tradizioni di cui è stato sempre molto geloso, ha subito una grande evoluzione a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale. Le innovazioni che sono state introdotte hanno cambiato il quadro di un’attività che resisteva immutabile da almeno 2.000 anni per quanto riguarda sia le tecniche e gli strumenti di lavoro e i materiali impiegati per costruirli. Queste innovazioni sono pervenute da altri contesti, ma i rapidi e favorevoli risultati che hanno apportato hanno finito per imporsi con grande rapidità anche nel settore della pesca, con piena accettazione da parte degli addetti, perché hanno permesso una migliore qualità di vita e una maggiore redditività.


L’introduzione delle fibre sintetiche

La maggior parte degli attrezzi da pesca era costruita, fino a pochi decenni fa, con fibre tessili, in particolare con fibre vegetali. Venivano usate prevalentemente canapa, cotone, manilla, sisal, cocco. Le fibre vegetali si prestano molto bene alla costruzione delle reti da pesca, però tutte presentano la caratteristica, che nel caso della pesca diventa un difetto, di essere putrescibili. Bisognava perciò trattarle di frequente per non farle marcire e, per lo stesso motivo, farle asciugare ben bene, con grande dispendio di energie e di tempo. Ma, quel che è peggio, tutto ciò costringeva a interrompere l’attività finché le reti non fossero pronte.

Poi è iniziata l’era della plastica e, con essa, sono apparse le fibre sintetiche che hanno una tenacità ben superiore a quella di qualsiasi fibra naturale, sia pur vegetale. La tenacità non eccessiva dei materiali naturali comportava di conse­guenza la necessità di confezionare le reti con fili piuttosto grossi, che però creavano problemi nelle fasi di pesca. Questa necessità è venuta meno con l’arrivo delle fibre sintetiche, che hanno risolto questo e altri problemi.

Le fibre sintetiche, e in particolare la fibra poliammidica, sono imputrescibili e quindi non necessitano di procedimenti e cure per evitare la putrefazione. Resistono a lungo allo sfregamento dovuto all’uso e non invecchiano mai se non, in misura molto limitata, a causa dell’esposizione alla luce. Hanno, come già detto, una tenacità molto più alta di quelle vegetali.

La fibra poliammidica offre una forte resistenza all’abrasione, il che equivale a dire che consente una vita di lavoro molto lunga. Si sono potute così costruire reti più grandi con fili più sottili, risparmiando sul peso dell’attrezzo e sulla sua capacità di filtrare l’acqua trattenendo il pesce.

L’uso delle fibre sintetiche ha permesso inoltre di trovare nuovi processi di lavorazione, diversi da quelli tradizionali, per quanto riguarda la produzione delle pezze di rete a telaio fino ad arrivare alle reti senza nodo (prodotte con un telaio nato per il ricamo), che sono quelle maggiormente usate per armare le reti a strascico.

In pochi anni le fibre sintetiche hanno soppiantato le fibre vegetali che oggi sono praticamente scomparse dal mondo italiano della pesca. Se ne usano ancora in piccolissime quantità per la produzione di cavi, ma è ormai da parecchi anni che non se ne producono più.


L’attenzione all’ambiente

I tempi moderni hanno imposto anche la necessità di prestare sempre maggiore attenzione all’impatto della pesca e delle reti da pesca sull’ambiente marino. In alcune regioni, in cui l’equilibrio naturale è a rischio, l’utilizzo delle reti è stato vietato per non danneggiare la flora acquatica, anche in considerazione del fatto che una rete può estendersi per molti chilometri di lunghezza.

Molta attenzione deve essere posta poi al problema delle cosiddette “reti fantasma”, quelle che possono venir dimenticate dai pescatori e che diventano un potenziale pericolo per certe specie di fauna marina che possono finirvi intrappolate (frequenti, purtroppo, i casi di tartarughe e delfini) diventando anche facile preda per eventuali predatori.



Nunzia Manicardi


(photo © Peter Boccia x unsplash).



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