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EUMOFA: le cozze nell’UE

di Redazione


Produzione mondiale

A livello globale la produzione di cozze nel 2020 è stata di 2,2 milioni di tonnellate, provenienti principalmente dall’acquacoltura (2,1 milioni di tonnellate, pari al 97% del totale). Tra il 2011 e il 2020 la produzione mondiale di mitili è aumentata del 7%, sospinta principalmente dall’aumento della produzione cinese e cilena. Nel 2020 la metà della produzione mondiale era costituita da altri mitilidi (50% della produzione a livello globale). Nello stesso anno, il 18% della produzione era rappresentata dalla cozza cilena, mentre le cozze atlantiche e quelle mediterranee, entrambe prodotte in Europa, costituivano rispettivamente il 18% e il 4% della produzione globale. La Cina, che è il principale produttore, nel 2020 ha fornito il 43% della produzione mondiale di mitili. Dietro la Cina seguono i Paesi dell’UE-27 e il Cile, che nello stesso anno hanno apportato rispettivamente il 20% e il 19% della produzione mondiale. Mentre tra il 2011 e il 2020 la produzione cinese e cilena è aumentata rispettivamente del 24% e del 38%, la produzione dell’UE-27 è diminuita del 12%.

La produzione nell’UE
Nel 2020 la produzione di mitili nell’UE si è attestata su 430.748 tonnellate, di cui 406.970 tonnellate, pari al 94% del totale, provenienti dall’acquacoltura. Tra il 2011 e il 2020 la produzione dell’UE ha avuto un andamento oscillante caratterizzato dalla tendenza al ribasso (del 13%8). Questa tendenza generale alla contrazione si riscontra in quasi tutti gli Stati membri dell’UE (ad eccezione della Grecia e di altri Stati Membri dai volumi ridotti, come Svezia, Bulgaria e Portogallo). Italia, Irlanda e Germania hanno registrato il calo più significativo (rispettivamente del –36% per l’Italia e del –35% per Irlanda e Germania). Tra il 2011 e il 2020 la produzione sia della pesca sia dell’acquacoltura è diminuita nel suo complesso, registrando un calo rispettivamente dell’11% e del 39%. La riduzione della produzione ittica può essere attribuita alla diminuzione della produzione danese, a cui si ascrive quasi tutta la pesca di mitili nell’UE (il 95% della pesca dell’UE nel 2020). La Spagna è di gran lunga il principale Paese produttore dell’UE, con una produzione nel 2020 di 204.492 tonnellate, pari a quasi la metà (47%) della produzione di mitili dell’UE. Seguono la Francia (con 61.378 tonnellate, 14% della produzione di cozze dell’UE), l’Italia (con 50.913 tonnellate, 12%), i Paesi Bassi (con 32.420 tonnellate, 8%), la Danimarca (con 28.548 tonnellate, 7%), la Grecia (con 19.155 tonnellate, 4%) e l’Irlanda (con 14.729 tonnellate, 3%).
Importazioni extra-UE
Le importazioni di mitili dai Paesi terzi riguardano principalmente le conserve di mitili, nel 2021 che hanno rappresentato il 91% delle importazioni extra-UE in volume e l’87% in valore. Si tratta di circa 43.000 tonnellate, per un valore di oltre 114 milioni di euro. Quasi tutte le preparazioni a base di cozze importate nell’UE provengono dal Cile e corrispondono probabilmente a cozze cotte. Tra il 2012 e il 2021 il valore delle importazioni è aumentato del 27% (13% in termini reali), mentre il loro volume è diminuito del 7%. Il calo del volume è dovuto alla riduzione delle importazioni di mitili freschi e congelati (rispettivamente –85% e –50%). Per contro, le importazioni di conserve di mitili sono aumentate in volume del 25%.
Anche i prezzi delle conserve di mitili d’importazione sono cresciuti del 21% in termini nominali (del 7% in termini reali). Mentre tra il 2012 e il 2021 le importazioni di mitili congelati sono diminuite del 50%, i prezzi sono aumentati del 48% in termini nominali (del 31% in termini reali).

Esportazioni extra-UE

Nel 2021 le esportazioni extra-UE di mitili ammontavano a 6.770 tonnellate, per 26,3 milioni di euro. Le esportazioni extra-UE sono costituite principalmente da mitili freschi (47% del volume delle esportazioni e 33% del loro valore), dietro a cui seguono le preparazioni e conserve a base di mitili (42% del volume delle esportazioni e 57% del loro valore). La Spagna e il Belgio sono stati i principali Stati Membri ad esportare preparazioni di mitili verso Paesi Terzi (48% e 15% del valore delle esportazioni di preparazioni a base di mitili nel 2021), mentre l’Italia e la Francia sono stati i principali esportatori di mitili vivi verso Paesi Terzi (con il 40% e il 27% rispettivamente del valore delle esportazioni di mitili vivi). Le principali destinazioni erano la Svizzera e il Regno Unito (rispettivamente per il 30% e il 20% del valore delle esportazioni extra-UE). Tra il 2012 e il 2021 le esportazioni extra-UE sono aumentate del 9% in volume e del 15% in valore in termini nominali (dell’1% in termini reali). Tra il 2012 e il 2021 il volume delle esportazioni extra-UE di preparazioni e conserve a base di mitili ha oscillato, segnando una diminuzione complessiva del 10%. Nello stesso periodo, i prezzi delle preparazioni di mitili esportate sono aumentati costantemente del 18% in termini nominali (5% in termini reali). Nel periodo compreso tra il 2012 e il 2021 il volume delle esportazioni di mitili freschi è stato molto variabile, determinando una ripercussione sui prezzi.

Esportazioni intra-UE
All’interno dell’UE, i Paesi Bassi sono stati di gran lunga il principale esportatore di cozze (principalmente mitili freschi) con un valore nel 2021 di oltre 131 milioni di euro. Con circa 77 milioni di euro, la Spagna è stata il secondo esportatore (e il principale esportatore di preparazioni e conserve a base di mitili). Tra gli altri principali esportatori dell’UE figurano Danimarca, Germania, Irlanda, Francia e Italia. In misura minore il Portogallo è stato uno dei principali esportatori di cozze congelate (oltre 8 milioni di euro).

Importazioni intra-UE
Nel 2021 il Belgio è stato il principale importatore all’interno dell’UE con oltre 83 milioni di euro, seguito da Francia e Paesi Bassi con circa 55 milioni di euro ciascuno. Tra gli altri importatori principali figurano l’Italia e la Germania (oltre 25 milioni di euro). I mitili sono commercializzati prevalentemente freschi (75% del valore commerciale intra-UE nel 2021). Il Belgio è stato il principale importatore di mitili freschi, provenienti quasi tutti dai Paesi Bassi.

Consumo apparente per Stato Membro

Nel 2020 l’offerta complessiva di mitili (produzione + importazioni) nei 27 Paesi UE è stata di 552.636 tonnellate di peso vivo. L’approvvigionamento di cozze dell’UE si basava principalmente sulla produzione interna, che costituiva il 78% dell’offerta nell’UE e, in misura minore, sulle importazioni, che ne rappresentavano il 22%. Poiché le esportazioni ammontavano a 15.424 tonnellate di peso vivo, il consumo apparente a livello dei Paesi UE-27 (produzione + importazioni – esportazioni) è stato stimato in 537.212 tonnellate di peso vivo.
Nel 2020 i principali Stati Membri in termini di consumo apparente sono stati la Spagna, la Francia e l’Italia (consumo apparente superiore alle 100.000 tonnellate di peso vivo). Il consumo apparente in ciascuno degli altri Stati Membri era inferiore a 25.000 tonnellate di peso vivo.

Consumo e zone di raccolta

Il consumo di molluschi bivalvi vivi (compresi i mitili) può comportare dei rischi per la salute umana, poiché si tratta di organismi filtranti in grado di accumulare i contaminanti presenti nell’ambiente acquatico, come batteri patogeni, virus, tossine algali, ecc… Per ridurre il rischio legato a microrganismi con trasmissione oro-fecale, le aree di raccolta dei molluschi sono classificate in base ai risultati di un piano di monitoraggio dei batteri indicatori di contaminazione fecale. Nell’UE, con l’adozione del Regolamento (CE) n. 853/2004, l’Unione ha stabilito i criteri per la classificazione delle zone di raccolta dei molluschi e ha determinato il livello di trattamento post-raccolta necessario prima che i molluschi possano essere considerati idonei al consumo umano.
Le zone di raccolta sono classificate in tre livelli sanitari:
i molluschi (comprese le cozze) provenienti dalle zone di classe A possono essere immessi sul mercato direttamente, senza ulteriori trattamenti successivi alla raccolta;
quelli provenienti dalle zone di classe B devono essere sottoposti a trattamento di depurazione;
i molluschi provenienti dalle zone di classe C devono essere sottoposti a un trattamento prolungato di stabulazione o cucinati con un metodo riconosciuto per garantirne la conformità allo standard di categoria “A”.
I molluschi provenienti da zone non classificate non possono essere immessi sul mercato.



Riepilogo
La Spagna produce solo la cozza mediterranea (Mytilus galloprovincialis) e la maggior parte della sua produzione è concentrata in Galizia (97% della produzione spagnola nel 2020). A livello dell’UE la Spagna è il maggiore produttore di cozze e anche il loro principale consumatore. La Spagna dispone inoltre di una sviluppata industria di trasformazione delle cozze. La produzione di mitili avviene con l’impiego di due metodi: la coltura a corde sospese (che è quello predominante) e la coltura di fondo.
La Francia, che è il secondo produttore e consumatore, produce sia cozze atlantiche, sia cozze mediterranee. Una quota significativa della produzione di cozze viene commercializzata nell’ambito di programmi di qualità. Vengono utilizzati diversi metodi di produzione, tra cui quello predominante è il bouchot (che nel 2020 copriva l’83% della produzione francese di cozze).
L’Italia è al terzo posto in termini di produzione e consumo, ma negli ultimi anni ha fatto registrare un calo significativo della produzione. La maggior parte della produzione italiana di mitili (Mytilus galloprovincialis) si concentra sulle coste adriatiche. I metodi di produzione utilizzati sono tre: la coltura di fondo (tipica delle aree lagunari del Delta del Po), il metodo su pali fissi (che è quello più antico, diffuso nelle aree lagunari e zone costiere riparate delle regioni meridionali) e il sistema, ora prevalente, che utilizza longline sospese (o filari flottanti) in mare aperto.
Nel 2020 l’Irlanda si è classificata al settimo posto a livello UE. Si tratta di un mercato relativamente limitato, con un consumo apparente ridotto rispetto agli altri principali produttori1. Vi vengono praticati due metodi di produzione: il sistema della coltivazione in corda e quello della coltivazione di fondo, di cui il primo è quello maggiormente diffuso.
Le importazioni nell’UE di cozze provenienti da Paesi Terzi superano le esportazioni. Nel 2021 il deficit commerciale dell’UE ammontava a 104,4 milioni di euro. Le importazioni nell’UE da Paesi Terzi riguardano principalmente i prodotti conservati, di cui il Cile è il principale fornitore. Per contro, l’UE esporta prevalentemente cozze fresche (soprattutto da Francia e Italia) e preparazioni e conserve a base di mitili (soprattutto da Spagna e Belgio). Fra le principali destinazioni della produzione dell’UE figurano Svizzera e Regno Unito. Il commercio intra-UE coinvolge diversi Paesi che sono sia primari produttori, sia consumatori. Fa eccezione il Belgio, che, pur non avendo una produzione acquicola, è un importante consumatore di cozze. Il mercato belga, quindi, dipende fortemente dalle importazioni dagli altri Stati Membri, e difatti nel 2021 il Belgio è stato il più grande importatore all’interno dell’UE, con importazioni provenienti principalmente dai Paesi Bassi.
L’analisi della struttura del prezzo affrontata in questo rapporto si concentra sulle seguenti catene del valore:
le cozze fresche di pezzatura normale vendute nei supermercati e nei negozi specializzati in Spagna, sulla base delle analisi effettuate dall’Osservatorio dei prezzi e degli alimenti del MAPA sulla catena del valore e sulla formazione del prezzo delle cozze fresche di acquacoltura2;
le cozze fresche allevate su bouchot in Francia e le cozze a marchio Specialità Tradizionale Garantita (STG) Moule de bouchot vendute dal produttore a una centrale d’acquisto della grande distribuzione;
le cozze fresche standard (prive di certificazione) allevate su longline in Francia e vendute direttamente dal produttore a ristoranti locali in Francia;
le cozze fresche in corda prodotte in Italia e vendute in sacchetti di rete nella Grande Distribuzione italiana;
le cozze fresche in corda prodotte in Irlanda ed esportate alla rinfusa sul mercato francese, per essere lavorate e confezionate da un acquirente francese (confezionatore).
I principali risultati di questa analisi possono essere riassunti nel modo seguente:
i prezzi di prima vendita variano da 0,70 e/kg a 1,70 e/kg a seconda della specie, della qualità del mitilo e del Paese di origine (i prezzi più alti franco allevamento si riscontrano in Francia per le cozze bouchot), nonché dell’impegno di segmentazione sostenuto dal produttore (ad esempio, la certificazione);
il prezzo al dettaglio (IVA esclusa) delle cozze era diverso sui mercati italiano, spagnolo e francese: ammontava a circa 2,65 e/kg in Italia, 2,82 e/kg in Spagna e 3,60 e/kg in Francia. La materia prima incide per il 26% del prezzo finale al dettaglio sia in Spagna, sia in Italia, mentre rappresenta il 44% del prezzo finale in Francia; o sul mercato francese la cozza irlandese si vende al dettaglio a 3,91 e/kg.
Fonte: EUMOFA, European Market Observatory for Fisheries and Aquaculture Products.
Caso studio: le cozze nell’UE, novembre 2022



Note
Consumo apparente = catture + acquacoltura + importazioni – esportazioni
www.mapa.gob.es/es/alimentacion/temas/observatorio-cadena/Estudio%20Mejill%C3%B3n%20acuicultura_tcm30-128411.pdf

* Sul prossimo numero della rivista, Il Pesce n. 2/2023, sarà riportata la sezione dedicata all’analisi del mercato italiano.



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