Siamo ad Erbusco, nell’operosa provincia di Brescia, alla scoperta di una società fortemente legata al mare. Su una superficie di 4.000 m2 si sviluppa infatti l’attività più che ventennale di AD.AQ. Srl, Advanced Aquaculture, business di successo fondato da Stendert Zuurbier che, tra le tante attività, realizza impianti di acquacoltura chiavi in mano completi di tutto, mentre per la pesca professionale è leader nella vendita delle reti da posta per il mercato italiano e croato. Lo abbiamo incontrato nella sede dell’azienda e gli abbiamo fatto qualche domanda.
Signor Zuurbier, com’è andato l’anno appena trascorso?
«È stato un anno complicato, soprattutto per la situazione venutasi a creare sul mercato e determinata da diverse condizioni ambientali, per quanto riguarda l’acquacoltura, e che stanno provocando problematiche di una certa portata. Dal più banale del riscaldamento delle acque fino agli ultimi effetti della presenza del batterio Lactococcus. In AD.AQ. ci occupiamo principalmente della costruzione di sistemi per impianti di maricoltura, soprattutto spigole e orate e, occasionalmente, anche di strutture per l’allevamento e ingrasso del tonno. Oltre a ciò realizziamo anche forniture per la molluschicoltura, ma il principale mercato resta quello dell’allevamento in mare».
Le condizioni ambientali stanno avendo un impatto importante sul comparto di pesca e acquacoltura.
«Sì, stiamo riscontrando mortalità del tutto inaspettate negli allevamenti italiani e anche esteri, ovvero Grecia, Turchia, la zona orientale e, parzialmente, anche la Croazia, vale a dire, come ben capirete, le principali zone di produzione. La situazione è differente in un altro mercato, per noi importante, che è quello magrebino, cioè il Nord Africa, dove queste problematiche non sono ancora state evidenziate da un punto di vista sanitario. Date queste premesse va da sé che la situazione in cui ci troviamo ad operare non sia molto tranquilla per gli anni a venire.
A ciò va aggiunto che in AD.AQ., oltre ai classici sistemi di gabbie per allevamento di pesce in mare, ci stiamo occupando sempre più della produzione di elementi accessori ad alto valore tecnico. In particolare, mi riferisco ai sistemi per l’alimentazione del pesce allevato, al fine di rendere questa attività più efficiente attraverso una meccanizzazione e automatizzazione del processo.
Oltre a ciò, visto il tipo di ambiente, stiamo producendo barche in polietilene, materiale principe per la realizzazione di imbarcazioni e strutture destinate al mare grazie al fatto di essere naturalmente a bassissimo impatto e di avere pochissima manutenzione. In questo modo componiamo al meglio un sistema integrato tra le gabbie — anch’esse composte da tubi in polietilene — con le barche, evitando danni da urti e garantendo sistemi a bassa manutenzione».
Il vostro lavoro richiederà anche un certo livello di customizzazione per seguire le richieste e specifiche esigenze dei clienti?
«Abbiamo la necessità di essere, tra virgolette, molto poco industriali e molto più artigiani. I sistemi completi che si producono in un anno sono pochi in termini numerici e anche il tipo di prodotto non è di tipo seriale ma determinato dalle necessità del cliente. Ciò detto, siamo un’azienda che deve fare per forza riferimento all’outsourcing, con produzioni esterne da raccogliere e combinare per realizzare un prodotto finito».
Siete artigiani del mare nel mezzo della provincia bresciana, tra le vigne del Franciacorta!
«La nostra presenza in questa parte d’Italia, e cioè molto vicina al Lago d’Iseo, non arriva a caso. Da sempre abbiamo infatti anche un’attività importante nella distribuzione di reti per la piccola pesca, quella tradizionale e da anni siamo il principale distributore di questo prodotto in Italia e nella zona adriatica, fino alla Croazia.
Aggiungo che sì, è vero, noi distribuiamo reti dalla Franciacorta, conosciuta nel mondo per tutt’altro prodotto, ma non dimentichiamo che i primi telai meccanici per la costruzione di reti annodate sono comparsi proprio qui, sulla piccola isola del lago d’Iseo, Monte Isola, che conta 1.500 abitanti. Tradizionalmente quello è stato il centro italiano dove furono utilizzati i primissimi telai meccanici artigianali atti alla produzione delle reti».
La vostra è un’attività che ha già raggiunto il traguardo dei vent’anni. Ma qual è stato l’incipit?
«Per risponderle devo riprendere qualcosa che mi riguarda personalmente e che coinvolge anche la famiglia: le nostre attività nel campo della pesca o, per meglio dire, delle lavorazioni plastiche, nascono dall’esigenza di sostituire un prodotto naturale, quello che veniva un tempo utilizzato per far galleggiare le reti e le linee di galleggiamento, cioè il sughero.
Inizialmente mio padre produceva i galleggianti in PVC espanso, detti qui volgarmente “i stopai”, da “stopai”, che, in dialetto, vuol dire appunto tappo. Producendo noi per primi il PVC espanso a cellule chiuse, abbiamo poi iniziato a utilizzare questo tipo di materiale per realizzazioni più grosse, cioè le boe, i primi galleggianti, ecc… Ed è così che storicamente abbiamo fatto il nostro ingresso in questo mondo».
Tornando ai sistemi di allevamento, oltre alla maricoltura siete attivi anche nelle forniture per gli allevamenti di pesci in acqua dolce?
«La risposta è sì e aggiungo che qui si sta aprendo una nuova frontiera, decisamente molto interessante, che caratterizza aree dove c’è tanta ricchezza d’acqua come l’Est Europeo e l’Oriente. Sostanzialmente per l’allevamento delle specie d’acqua dolce, come ad esempio la trota, lo storione e tante altre specie, si sta sviluppando la possibilità di sostituire le tipiche vasche a terra con strutture a gabbia. Recentemente abbiamo realizzato un impianto in un lago dei Carpazi, in Romania, per l’allevamento della trota che assicura ottime prestazioni dal punto di vista della crescita e del rispetto ambientale. Il risultato è molto più sostenibile rispetto ad un progetto sviluppato attraverso la realizzazione di vasche e canali da scavare. Inoltre, questo è anche un tipo di allevamento che, ovviamente, per essere economicamente redditizio, deve necessariamente garantire alte densità di popolazione ittica per metro cubo, dunque un’attenzione massima agli impianti di ossigenazione e a molti altri elementi. Quest’altro modo di allevare, per quanto pur sempre invasivo, intendiamoci bene, perché comunque in strutture collocate all’interno di laghi o fiumi o, per esempio, in bacini idroelettrici, lo fa in misura molto meno impattante e con risultati decisamente migliori. E noi usiamo solo materiali chiaramente compatibili con l’ambiente».
Il vostro orientamento verso i mercati esteri è strategico?
«Decisamente sì, dato che contribuisce al 70% del nostro fatturato. All’interno della quota export per noi il mercato magrebino in termini generali è il principale».
Elena Benedetti
AD.AQ. Srl Advanced Aquaculture
Via dell’Artigianato 39
25030 Erbusco (BS)
Telefono: 030 7731187
E-mail: info@adaq.it
Web: adaq.it
AD.AQ., principale riferimento dei maggiori rivenditori di reti da pesca per il settore della pesca professionale
Simon Zuurbier (in foto) si occupa in particolare della distribuzione delle reti a livello nazionale e internazionale. «Un segmento che si sta sviluppando rapidamente è quello delle reti premontate, particolarmente apprezzate dalle nuove generazioni di pescatori che non hanno per esempio tempo e voglia di rammendare le reti dopo una sessione di pesca» ci dice Zuurbier. «A questo proposito, AD.AQ. presenterà quest’anno sul mercato un prodotto premontato o finito». Tra i prodotti distribuiti ci sono anche le reti per la pesca volante o a strascico e per il palamito. A ciò si aggiunge anche la fornitura di prodotti d’abbigliamento, per un totale di 2.500 specifiche abitualmente gestite a magazzino e uno storico di 6.000 referenze. |
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