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Speciale Norvegia

The Norwegian way

di Borghi G.

Spettacolari formazioni rocciose e acqua, tanta acqua, gelida, limpida, anzi, cristallina: la Norvegia fonda l’economia nazionale sulla ricchezza delle sue aree marine, sei volte più estese della sua superficie terrestre. Nessun segreto, nessun mistero ma natura, gestione sostenibile delle risorse e persone, in un connubio perfetto tra l’esperienza scaturita da una tradizione secolare nella gestione del mare, nell’utilizzo responsabile delle sue risorse naturali e nell’allevamento del pesce e la proficua collaborazione con il mondo della ricerca e della scienza: sono questi i principi su cui si basa l’acquacoltura della Norvegia, settore in cui la nazione è leader indiscusso a livello globale.
Accogliendo l’invito del Norwegian Seafood Council, ente che ha l’obiettivo di divulgare la cultura del pesce norvegese nel mondo, noi de Il Pesce, insieme ad altri rappresentanti della stampa italiana, siamo andati a vedere e ad incontrare di persona “gli anelli” che compongono e sono la forza di questa filiera e in particolare di quella del salmone, il “re” dell’acquacoltura norvegese (la Norvegia produce più della metà del salmone allevato nel mondo, NdA), amatissimo dai consumatori italiani. L’Italia è infatti il settimo mercato per quanto concerne il consumo di salmone norvegese (il terzo a livello globale se consideriamo il prodotto che arriva nel nostro Paese attraverso Danimarca, Polonia, Lituania, Olanda…), con 2,4 kg l’anno pro capite, esattamente come gli Spagnoli. Sono più Norwegian Salmon lovers di noi i Francesi (3,2), gli Australiani (3,2), Israele (4,2) e il Belgio (3,1), senza considerare i 5,6 kg dei padroni di casa, i Norvegesi, a loro volta superati dagli Svedesi, che arrivano a consumare 5,7 kg pro capite di salmone l’anno.
Salmone, merluzzo, aringhe e patate sono gli ingredienti principi della cucina norvegese, una cucina che riflette l’anima rurale del Paese e il forte attaccamento alle tradizioni dei suoi abitanti, ma che ha comunque saputo evolversi anche grazie ai giovani chef che hanno reso più contemporanea questa visione, pur mantenendo come base l’utilizzo di straordinarie materie prime, pesce e prodotti ittici in primis.
«In questi ultimi anni l’Italia, un partner commerciale che si può definire storico, considerati i rapporti di lunghissima data che legano i nostri due Paesi, soprattutto grazie allo stoccafisso, ha confermato di essere uno dei mercati più interessanti e in crescita per il salmone norvegese» ci dice Tom-Jørgen Gangsø, direttore Italia del Norwegian Seafood Council e nostra speciale guida in questo viaggio che ci ha portati sopra il Circolo Polare Artico, a Stokmarknes, nell’arcipelago delle Vesterålen, una piccola cittadina sede dell’Hurtigrutemuseet, originale museo che celebra la storia della Hurtigruten, la compagnia di navigazione dei traghetti postali dei fiordi, su su fino a Tromsø, la città più grande della Norvegia settentrionale, illuminata durante i lunghi inverni dalle Aurore Boreali e in estate dal Sole di Mezzanotte, e sede della UiT, l’Università Artica della Norvegia, orgoglio del Paese.

L’oro rosa di Norvegia
Proprio a Tromsø si trova il quartier generale del Norwegian Seafood Council, che tra i suoi compiti ha anche quello di effettuare analisi di mercato, disponendo di uno dei database di prodotti ittici più grandi al mondo. Dai risultati di un’indagine NSC effettuata in 27 dei mercati più importanti per i prodotti ittici norvegesi, 7 consumatori su 10 ritengono che il Paese di provenienza sia un elemento essenziale quando ci si trova a dover procedere all’acquisto di pesce e prodotti ittici. Ed ecco perché è proprio sull’origine che si concentra il marchio di proprietà del Norwegian Seafood Council, “Seafood from Norway”.
La Norvegia è il secondo maggior esportatore al mondo di prodotti ittici, con più di 147 mercati di destinazione, 2,8 milioni di tonnellate di prodotto esportato per un valore pari a 172 miliardi di NOK, ben oltre i 14 miliardi di euro. Perché se è indiscutibilmente il petrolio la base economica del paese scandinavo, l’industria ittica segue a ruota (“La Norvegia è una monarchia fondata sul salmone affumicato, lo stoccafisso e il petrolio” scrive Camilla Bonetti nel delizioso “Dalla A alla Å. Norvegia: istruzioni per l’uso”).
Le acque marine norvegesi sono tra le più pescose esistenti e il Paese dispone di una delle flotte più grandi al mondo. Ma è l’industria dell’acquacoltura il comparto che può essere portato ad esempio per i risultati raggiunti, oltre che a livello economico (“Ogni operatore appartenente all’industria dell’acquacoltura — circa 52.500 persone — crea un valore pari a 2,4 milioni di NOK” si legge nel rapporto The Ripple Effects of the Aquaculture Industry pubblicato alla fine del 2023 da Nofima per conto del Fondo norvegese per la ricerca sui prodotti ittici – FHF, nofima.com), l’acquacoltura norvegese lo è soprattutto in termini di sviluppo tecnologico, sostenibilità, attenzione al benessere animale e al preservare l’ambiente, coinvolgendo tutti ma proprio tutti gli attori della filiera, dall’industria mangimistica all’università, dai centri di ricerca come Akvaplan-niva o Nofima, fino al governo.
“L’allevamento di pesce in Norvegia ebbe inizio negli anni ‘70, quando per la prima volta il salmone dell’Atlantico cominciò ad essere allevato all’interno di gabbie galleggianti in mare” si legge nel sito dell’ente NSC. “Ancora oggi il Paese sfrutta la sua esperienza in fatto di etologia, biologia marina e tecnologia per garantire la sicurezza alimentare e il futuro dell’acquacoltura”. Consapevole di cosa rappresenti per la sicurezza alimentare a livello globale il comparto dell’acquacoltura e al fine di garantire lo sviluppo dell’industria di settore nel pieno rispetto degli ecosistemi, da sempre la Norvegia adotta misure rigorose che tengono conto delle normative governative e dei progressi scientifici. Una legge specifica del parlamento, l’Aquaculture Act, già nel 2005 sanciva un impegno su questo fronte, mettendo in collaborazione autorità, industria ittica e consumatori.
«Nonostante la grande quantità di fake news che circolano ancora oggi sul pesce d’allevamento e sul settore dell’acquacoltura tutto, attaccando in particolare l’industria dei mangimi di inquinare l’ambiente depauperandone le risorse, cifre e dati scientifici ci dicono esattamente il contrario» afferma Leif Kjetil Skjæveland, sustainability and public relations manager di Skretting. Un Gruppo che è attualmente uno dei leader mondiali nel settore dell’acquacoltura ma nasce, come buona parte dei protagonisti del settore industriale ittico norvegese, negli anni ‘60, all’alba dell’acquacoltura, da una piccola azienda a carattere familiare «Facciamo qualche esempio: l’acquacoltura norvegese non usa praticamente mai antibiotici — dal 1994 i vaccini hanno sostituito gli antibiotici e oggi meno dell’1% dei salmoni allevati è trattato con antibiotici durante la sua vita —; quando li usa, lo fa sotto stretto controllo medico, tanto che nel corso degli ultimi vent’anni i controlli effettuati sui pesci non hanno mai e dico mai trovato residui! E ancora, Skretting acquista solo ingredienti certificati per i propri mangimi, sia quelli marini che la soia. La nostra ad esempio proviene dal Brasile ed è certificata Deforestation free. Siamo attentissimi agli sprechi e tutte le nostre attività sono comunicate nella massima trasparenza.
Le industrie che fanno parte della filiera dell’allevamento norvegesie del salmone, insomma, sono tra le più sostenibili al mondo: non a caso Skretting Norway per tre anni consecutivi (2022/’23/’24) ha ricevuto il riconoscimento di PwC Climate Winner».

Gaia Borghi


Nota
Photo © Marius Fiskum, @fiskum, e Norwegian Seafood Council.



Fondato nel 1991, il Norwegian Seafood Council è un’organizzazione che si occupa di comunicazione e marketing ed è di proprietà del Ministero norvegese del Commercio, dell’Industria e della Pesca. Finanziato dall’industria ittica nazionale, collabora con essa al fine di aumentare il valore dei prodotti ittici norvegesi sui mercati mondiali. Un’ottantina i dipendenti e la sede principale a Tromsø ma gli uffici NSC sono presenti in 15 nazioni con una copertura a livello globale, da Seul al Giappone, passando per Nigeria, Giamaica, Brasile, Messico e naturalmente Europa. «Concentrandoci sulle qualità uniche dei prodotti ittici norvegesi, sulla loro preparazione e corretto utilizzo, lavoriamo per aumentarne la domanda da parte dei consumatori di tutto il mondo, potenziando così le singole attività di marketing delle industrie norvegesi» dichiara Børge Lotre, direttore Market Insights and Market Access NSC. “Seafood from Norway” è il marchio di proprietà di NSC. “Seafood from Norway rappresenta il nostro ambiente naturale e le persone che lavorano in questo settore: persone straordinarie, affidabili e orgogliose di rappresentare il pesce norvegese. La nostra reputazione si basa su una combinazione di risorse e valori difficile da trovare in altre parti del mondo: le acque limpide e fredde dei nostri mari, la ricchezza di risorse naturali, il rispetto per la natura, la cultura e le tradizioni millenarie degli abitanti delle nostre coste”.

>> Link: en.seafood.no – www.pescenorvegese.it


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