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Ristorazione

La nuova cucina mediterranea trionfa ad Andria con il QOCO 2003

di Ranalli D.

Sullo sfondo, lo splendido Castel del Monte di Federico II. In primo piano, quattordici giovani chef, provenienti da dieci Paesi del Mediterraneo. Questo lo scenario della quinta edizione di "Qoco — Un filo d’olio nel piatto", il concorso gastronomico internazionale, svoltosi alla Tenuta Cocevola di Andria (Bari), dal 3 all’8 novembre scorso, che ha visto la partecipazione di un’illustre giuria, presieduta da Alfonso Iaccarino, del ristorante "Don Alfonso" di Sant’Agata sui due Golfi e composta da tre grandi chef — lo spagnolo Albert Adrià del ristorante "El Bulli", lo svizzero Martin Dalsass del "Santabbondio" di Lugano e l’italiano Tonino Mellino del "Quattro Passi" di Massa Lubrense — nonché nove importanti giornalisti di settore.

Un grande successo per l’Italia, che si è fatta promotrice dell’ennesima celebrazione dell’alta gastronomia e si è anche aggiudicata la vittoria grazie alle prodezze culinarie di Sabino Di Stasi, chef pugliese dell’Hotel Palace di Bari. A conquistare la giuria "Bavette ai calamaretti e carciofi, con pesce azzurro con salsa di pomodori secchi, capperi e olio extravergine d’oliva" e "Cannellini e cicorietta selvatica, su crostone di pane d’Altamura, con cialda di pecorino canestrato e soffritto di olio extravergine di oliva, aglio e rosmarino".

Grande semplicità in un’interpretazione fortemente mediterranea, amplificata dall’impiego di prodotti tipici legati al territorio pugliese, le linee distintive della cucina del Di Stasi, che ha preceduto l’israeliano Hagbi Lirian ed il maltese Steven Agius nella classifica finale. Lo chef di Canosa di Bari ha restituito il titolo all’Italia, dopo la performance di Andrea Galli, al primo posto nel 2000, in un ricco avvicendarsi ai posti d’onore di cuochi dalla diverse nazionalità nel corso delle varie edizioni: nel 1999 primeggiò la Spagna con Marc Joli Centena, nel 2001 Bernard Roth per la Francia e lo scorso anno la Palestina, rappresentata dal talento culinario di Saad Marwan. Tutto questo a testimonianza di una forte vocazione internazionalistica del Qoco, rivolto tuttavia a valorizzare il bacino mediterraneo. Un bacino dalla cultura millenaria e dalla tradizione composita, eppure derivante da un’unica matrice fondamentale. Nell’organizzazione della quinta edizione si è tentato di ampliare il numero dei Paesi rappresentati dai giovani chef, con l’obiettivo di valorizzare la nuova cucina mediterranea in tutti i suoi molteplici stili interpretativi e di incoraggiare, al contempo, un significativo scambio di idee, proposte e filosofie culinarie.

Il confronto gastronomico diviene, pertanto, inevitabilmente anche culturale, se è vero che la cucina di un popolo molto riflette della sua interiorità e tradizione. Grande soddisfazione da parte dal sindaco di Andria, Vincenzo Calderone. "Al suo quinto anno posso dire con sicurezza che "Qoco — Un filo d’olio nel piatto" ha raggiunto la piena maturità. La manifestazione, promossa dal comune di Andria e sostenuta da Regione Puglia, Provincia di Bari, Camera di Commercio di Bari, con la collaborazione dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio e della Femo (Federazione Euromediterranea Municipalità dell’Olivo), ha infatti raggiunto l’obiettivo di diventare un laboratorio permanente sulle nuove tendenze della cucina mediterranea, incentrata sul prodotto olio extravergine di oliva" ha affermato Calderone. "Dal 1999 ad oggi abbiamo visto crescere la cucina dei Paesi di minore tradizione gastronomica, che sta ormai affermando tutta la sua qualità e la sua capacità di innovazione, e crescere quel dialogo tra cucine diverse, ma legate ad un’unica radice storica e culturale".

I concorrenti, infatti, vengono selezionati in finali nazionali nei singoli Paesi ed acquistano il diritto di partecipare con un assistente alla finale internazionale di Andria. Due le prove: una ricetta a tema libero ed una a tema obbligatorio indicato dalla giuria. Altrettanti i parametri di valutazione: la mediterraneità del piatto, intesa come capacità di innovare nel solco di un’antica tradizione gastronomica, e la valorizzazione dell’elemento "olio extravergine d’oliva" — utilizzando esclusivamente quello prodotto dagli uliveti di Andria — come simbolo forte e pregnante della produzione agricola e dell’alimentazione dei Paesi appartenenti al bacino del mare nostrum.

Daniela Ranalli



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