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Storia e cultura

Un Manuale di agricoltura del ‘500

di Gaddini A.


Nel 1523, all’epoca di Enrico VIII, fu pubblicato in Inghilterra il “Boke of Husbandry” di Anthony Fitzherbert, un manuale di pratica agricola, diretto agli agricoltori meno esperti, ricco di consigli per la migliore gestione dell’azienda, nello stile di Marco Porcio Catone, detto il Censore, autore del Liber de agri cultura del 160 a.C. e degli altri autori latini che ne seguirono le orme nei secoli successivi.

L’autore
Anthony Fitzherbert (1470-1538) era un proprietario terriero di Norbury nel Derbyshire, nel nord dell’Inghilterra. Si firmava Mayster Fitz-herbarde, raccontava di essere allevatore da quarant’anni ed aveva almeno tre aziende agricole, a Castleton in the Peak, nel Derbyshire, a Caldon nello Staffordshire, presso Dove Dale, vicino a How Grange e a Wittington, presso Lichfield, nello Staffordshire. In realtà, Fitzherbert era più noto come giurista, autore di importanti testi come La Graunde Abridgement del 1511 e Diversité de courtz et leur jurisdictions del 1523, e fu nominato Judge of common pleas, un magistrato addetto a controversie civili tra cittadini. L’attività di giurista non gli impedì, tuttavia, di occuparsi di agricoltura, con una assiduità tale da permettergli di scrivere un manuale, tanto che per secoli si è dubitato che il giurista e l’imprenditore agricolo fossero due persone diverse, accomunati solo dallo stesso nome. Il Boke of Husbandry ebbe una nuova edizione nel 1534, stampata da Thomas Berthelet di Fleet Street a Londra, che fu poi ristampata nel 1757 da Robert Vansittart nell’antologia “Certain ancient tracts concerning the management of landed property” e poi nel 1882 a Londra da Trübner & Co., Ludgate Hill, per la English Dialect Society. Va notato che il termine husbandry oggi è comunemente riferito alla sola zootecnia, mentre esiste un altro significato, che si estende a tutte le attività agricole, ed è quello usato da Fitzherbert.

Il Boke of Husbandry
Il principio di Mayster Fitz-herbarde era che i giovani allevatori inesperti dovevano ascoltare i consigli dei più esperti, piuttosto che dare retta alla scienza dei filosofi. Il manuale segue le caratteristiche della zootecnia dell’epoca, principalmente basata sugli animali da lavoro. A questo proposito Fitzherbert ritiene il bue da lavoro molto più profittevole del cavallo per varie ragioni. Il bue ara anche il terreno più argilloso di collina, dove il cavallo rimarrebbe fermo, mentre il cavallo lavora bene ed è più veloce in terreni piani e sciolti. Il bue può essere lasciato al pascolo tutta la notte, e anzi soffre a stare troppo in stalla, e vive anche solo di paglia e di poco fieno mentre il mantenimento del cavallo costa più del doppio perché esige fieno e granaglie. Infine, il bue non ha bisogno di essere ferrato e dopo morto fornisce carne, mentre il cavallo no (il tabù degli Inglesi verso la carne equina è tuttora presente). L’autore consiglia caldamente di fabbricare e riparare gli attrezzi in casa (dà una lunga e dettagliata descrizione delle varie parti dell’aratro) e di produrre da sé le sementi, i concimi e gli animali agricoli necessari, per evitare di essere imbrogliati dai venditori.
L’autore dà consigli su come fare a mantenere fossi e siepi, come procurarsi la legna e innestare ed allevare gli alberi da frutto. Molti consigli riguardano uno stile di vita molto parsimonioso, compreso l’andare a dormire molto presto per non sprecare le candele. Infine, consiglia di gestire il più possibile il bestiame con recinti, senza affidarsi a mandriani, pastori o porcari.
Per quanto riguarda i cavalli, Fitzherbert descrive quattro classi di operatori che definisce di delinquenti, l’horse-master, che compra puledri bradi, li alleva e li vende ancora bradi oppure addomesticati. Il corser è colui che compra e vende cavalli già addestrati alla sella. L’horse-leche è il veterinario dei cavalli; infine c’è il potycarye, ossia il farmacista. Per Fitzherbert la cosa migliore sarebbe curarsi gli animali da soli, anche se l’horse-leche non sarebbe d’accordo perché gli verrebbe a mancare il pane. Seguono consigli per curare i seminativi, in particolare cereali, fagioli e piselli, con consigli su quali specie scegliere in base al terreno e alla stagione. Per la semina dei legumi l’autore consiglia di camminare sul campo arato: se la terra canta o piange o comunque emette qualche rumore sotto i nostri passi, è troppo bagnata per seminare: go vpon the lande, that is plowed, and if the land synge or crye, or make any noyse under thy fete, than it is to wete to sowe. Dopo consigli sulle varie lavorazioni del terreno, si concentra sulla letamazione, all’epoca unico mezzo per concimare i campi. Per l’autore il letame equino è il peggiore, quello dei ruminanti è ottimo, e quello di piccione è il migliore di tutti, a condizione di spargerlo in strati sottili. Fitzherbert cita il detto: “chi ha pecore, maiali e api, che dorma o che vegli se la cava” (he that hath bothe shepe, swyne, and bees, slepe he, wake he, he maye thryue) e questo perché sono allevamenti di poco spazio e di minimo costo, ma molto redditizi.

Gli ovini
Fitzherbert ritiene gli ovini il bestiame più redditizio. Consiglia di svezzare gli agnelli a 16-18 settimane (anche oggi gli ovini inglesi sono allevati quasi esclusivamente per la carne), per consentire alla pecora di tornare in calore e prendere l’ariete per la festa dell’esaltazione della vera croce, il 14 settembre. L’autore riferisce dell’abitudine di alcuni di svezzare molto più tardi, a 32 settimane, ma in questo caso si ritarda il calore e il latte scarseggia, quindi molti agnelli muoiono per mancanza di latte, o perché le madri li abbandonano. In caso di morte dell’agnello suggerisce di scuoiarlo e di adattare la pelle su un agnello orfano o la cui madre ha poco latte: in questo modo la madre dell’agnello morto lo allatterà. Su pascoli ricchi lo svezzamento può essere spontaneo, quando la madre va in asciutta; se invece il pascolo è povero e la pecora è costretta ad andare in asciutta, la scelta migliore è di vendere l’agnello. Dato che l’agnello sta in salute finché succhia il latte, la scelta comune nella regione del Peak di svezzare a 12 settimane, per poi mungere per 5-6 settimane, fa sì che gli agnelli non siano belli come gli altri. L’autore ritiene importante separare le pecore in più recinti, uno dei quali, più piccolo, basterà per 40 pecore, per poterle esaminare individualmente e accorgersi di quelle che hanno problemi, che vanno curate, assegnate a un buon pascolo e vendute quando saranno tornate in forma. Il proprietario deve vigilare affinché il pastore abbia sempre un cane, un bastone da pastore, un paio di cesoie e una scatola di catrame per medicare le ferite delle pecore (and a shepeherde shoulde not go without his dogge, his shepe-hoke, a payre of sheres, and his terre-boxe). In giugno le pecore vanno accuratamente lavate e poi tosate; se durante l’operazione riportano ferite, si medicano col catrame, utile per medicare ferite o per la scabbia, ma se il catrame costa troppo si può fare un infuso con ginestra, tutte le parti, tagliata fine, e salamoia e sugna di pecora, chiudere il tutto in un contenitore e quando una pecora ha la scabbia o i pidocchi, va lavata con questo composto sciolto in acqua, usando un panno.

L’allevamento dei bovini
Se si compra un bue deve essere giovane, non avere la gotta, avere orecchie e coda intatti, torace ampio e pelle spessa, che non aderisca troppo al costato. Una vacca deve nutrire bene il vitello, un manzo o una giovenca da ingrassare non devono leccarsi troppo o rifiutare la capezza. Per comprare bestiame grasso bisogna tastarlo bene nella parte anteriore della groppa, dietro la spalla e sopra l’ultima costola e sopra l’osso dell’anca e la groppa vicino la coda. Prima di comprare animali da vita è necessario sapere dove sono cresciuti: se vengono da una terra migliore della nostra non si troveranno bene; inoltre bisogna vedere se non ci siano segni di malattia nella zona da cui provengono gli animali. L’autore elenca e descrive le principali malattie, nella maggior parte curate con salassi e tagli in varie parti dell’animale, meno spesso con erbe. Fitzherbert identifica anche l’infettività di certe malattie, pur in assenza di qualunque conoscenza microbiologica, dato che consiglia di interrare le carcasse degli animali morti ad una profondità tale da impedire ai cani di scavare e disseppellirle. Inoltre Fitzherbert invita a tagliare la testa all’animale morto e a metterla in cima a un palo, sulla siepe di recinzione, a lato della via principale, in modo che chi passa sappia che c’è in giro la malattia. Per l’allevamento dei vitelli i migliori sono quelli nati tra la Candelora (2 febbraio) e maggio, per sfruttare al meglio il latte, e quando il vitello sarà svezzato ci sarà ancora abbastanza erba per loro e all’arrivo dell’inverno saranno abbastanza robusti da resistere. Inoltre, la vacca tornerà in calore e darà un vitello un anno dopo il precedente. Se si fa nascere il vitello dopo maggio, questo sarà svezzato in inverno e la madre probabilmente non andrà in calore e resterà vuota. E se il vitello dovesse nascere dopo il 29 settembre, giorno di San Michele (Michaelmas), bisognerà spendere molti soldi per alimentarlo a fieno. I vitelli vanno castrati tra i 10 e i 20 giorni di età. Se si hanno due gemelli maschi, e se ne castra uno, mettendoli entrambi al pascolo, dopo 4 o 5 si vedrà che quello castrato sarà cresciuto di più, ma se si castra dopo l’anno sarà più piccolo di corpo e con le corna corte. I vitelli e puledri si possono far pascolare nei boschi cedui giovani se c’è molta erba, ma i vitelli devono essere ritirati entro aprile e i puledri un po’ dopo altrimenti prendono le zecche e i pidocchi e possono morire. I bovini e i cavalli possono pascolare insieme, con la proporzione di 100 bovini per 20 cavalli, perché sono complementari nel consumo delle specie erbose, non altrettanto accade con ovini e cavalli. Nell’allevamento della vacca da latte (melch kye) bisogna fare attenzione che non sia troppo grassa altrimenti va in calore e produce meno latte. Inoltre, se al parto la vacca è troppo grassa c’è rischio. D’inverno non è opportuno mettere al pascolo i bovini insieme con pecore e cavalli, perché i primi li feriscono a cornate.

Allevamento dei cavalli
È importante allevare cavalli per l’azienda. Le cavalle vanno fatte accoppiare non 9-10 giorni ma 20 giorni dopo il parto. Ci sono idee opposte su cosa fare per avere puledri maschi: alcuni dicono che l’accoppiamento va fatto con la luna nuova, altri con la luna vecchia, in realtà secondo Fitzherbert non c’è differenza. Conviene separare gli stalloni dalle giumente piuttosto che tenerli a lungo insieme, per aumentare la libido, e non si devono dare troppe giumente a un solo stallone, per evitare che ne trascuri alcune. Lo stallone va dato alle giumente da maggio al giorno di San Bartolomeo (24 agosto). Fitzherbert descrive poi dettagliatamente le principali malattie del cavallo. L’allevatore deve vigilare perché i cavalli possono sciogliersi dalla capezza e andare a pascolare nei campi di qualche latifondista. In questo caso i pynder, incaricati di bassa forza dei proprietari individuano il bestiame estraneo che pascola sui suoi terreni, e lo sequestrano finché il padrone non paga il danno fatto.

Allevamento dei suini
Fitzherbert consiglia di decidere in anticipo quanti capi suini allevare, e di tenere solo scrofe e verri e non maiali castrati: se si allevano sei maiali l’anno, due siano verri e quattro scrofe. Il verro mangia e cresce di più del maiale, anche d’inverno e la scrofa produce molti suinetti ma rende anche al macello quanto un maiale, e se la scrofa fa troppi suinetti, si vendono o si macellano. I suinetti si allevano in primavera e ad inizio estate, mentre in inverno è troppo freddo e verrebbe a costare troppo.

Allevamento delle api
L’allevamento delle api richiede poco lavoro e porta molti vantaggi. L’autore spiega le modalità pratiche per l’allevamento, sottolinea la necessità di proteggere le arnie dal freddo, orientando l’imboccatura verso sud e coprendole con paglia di grano o di segale.

Importanza del ruolo della donna
Fitzherbert sottolinea l’importanza del ruolo della donna, senza la quale raramente l’allevatore riesce a tirare avanti: seldom doth the housbande thryue, withoute the leue of his wife. Tra i lavori che una donna può fare sono elencati: badare ai figli, mungere le bestie, mandare grano e malto al mulino, fare burro e formaggio, badare agli animali da cortile, proteggerli da altri animali quando covano, preparare l’orto e seminare lino e canapa, filare la lana, aiutare il marito nell’aratura, andare a vendere al mercato i prodotti aziendali.

The Boke of Surveying and Improvements
Un’altra opera di Fitzherbert sull’agricoltura è The Boke of Surveying and Improvements (“Il libro delle supervisioni e dei miglioramenti”), edito nel 1523, lo stesso anno del Boke of Husbandry, che è concepito come un manuale per i sovrintendenti delle grandi aziende che fanno capo ai nobili, grandi proprietari terrieri, e tratta soprattutto dell’aspetto economico delle aziende, rimandando spesso al libro precedente per l’aspetto tecnico. Per Fitzherbert è necessario che i signori si dotino di sovrintendenti esperti per le loro tenute, che conoscano bene ogni singola parcella, dove si trova e cosa vi si coltiva, per mantenere profitti e rendite che sono indispensabili per il loro grado e il
dini, i boschi, i pascoli e il carico di bestiame che possono sostenere e descrive come valutare il valore dei vari immobili. Contiene inoltre consigli su come gestire i seminativi e i pascoli e come riconvertire terreni deteriorati o difettosi, pascoli sommersi, infestati da ginestra spinosa, da felci o da erica. Tratta della gestione dei boschi e della legna e contiene modelli di atti di cessione di terreni e diritti, formule di giuramenti, complicate norme per le eredità fondiarie.
Il libro affronta anche questioni etiche, quando stigmatizza il comportamento dei grossi proprietari terrieri che sfruttano i pascoli comuni a inizio estate per vendere il bestiame a inizio inverno, oppure lo ingrassano ulteriormente sui propri pascoli non sfruttati, sottraendo agli agricoltori più poveri i pascoli per il proprio bestiame. Si possono leggere alcune curiosità, come l’usanza di pagare i tributi al padrone in natura, ad esempio con galline a Natale e capponi a Pasqua, ma anche con libbre o mezze libbre di pepe. Il consiglio di marchiare il bestiame per evitare furti evidenzia come anche nell’Inghilterra del ‘500 l’abigeato fosse diffuso. Infine si accenna al pascolo dei suini nel panage, il sottobosco, al quale erano ammessi anche i mezzadri, col pagamento di mezzo penny a capo, simile all’attuale sistema della dehesa spagnola o del montado portoghese.



Andrea Gaddini



Bibliografia

Certain Ancient Tracts concerning the Management of Landed Property Reprinted, London, Printed for C. Bathurst at the Cross Keys, overagainst Saint Dunstan’s Church, Fleet Street and J. Newbery, at the Bible and Sun, in St Paul’s Churc Yard, 1757.
Fitzherbert Anthony Sir, Here begynneth a ryght frutefull mater: and hath to name the boke of surueyeng and improume[n]tes [Imprinted at London: in fletestrete by Rycharde Pynson, printer to the kynges noble grace, The yere of our lorde god, MDXXIII. the. xv. day of Iuly. [1523]] Early English Books Online Text Creation Partnership, 2011.



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