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La carne nel mondo

Mondo, Germania, Francia, USA

di Redazione


Mondo: Rabobank, settore suinicolo, torna la redditività
Secondo l’istituto multinazionale olandese Rabobank, la produzione globale di carne suina sta raggiungendo un punto di svolta, col ritorno del settore alla redditività, anche se i rischi rimangono sempre presenti. La contrazione del numero di animali sta rallentando poiché si sta raggiungendo un equilibrio tra domanda e offerta. Dopo diversi mesi di declino, il numero di scrofe nei Paesi chiave nella produzione di carni suine sta iniziando a stabilizzarsi. I costi inferiori dei mangimi stanno compensando l’inflazione di altri costi: le scorte globali di cereali e semi oleosi hanno infatti ridotto i prezzi dei mangimi per la maggior parte dei produttori. Nonostante le preoccupazioni iniziali della stagione, un ottimo raccolto nei Paesi del Sud America ha incrementato le scorte, esercitando ulteriore pressione sui prezzi. La carne suina rimane ben posizionata come opzione proteica a basso costo per i consumatori, soprattutto considerando il costante aumento dei costi della carne bovina. Mentre i prodotti a basso costo continuano a registrare guadagni sproporzionati, si registra una tendenza verso prodotti surgelati. Col picco del tasso di inflazione, secondo Rabobank, dovrebbe esserci una graduale ripresa delle vendite di carni a valore aggiunto e lavorate (fonti: Rabobank – UNAItalia).


Germania: la produzione di carne diminuisce a causa dell’aumento dei costi
e dell’eccessiva regolamentazione

Nel 2023 la produzione di carne in Germania è scesa a 6,8 milioni di tonnellate (–280.000 t) rispetto all’anno precedente, con un calo del 4%, segnando il settimo anno consecutivo di calo. La riduzione ha interessato soprattutto le carni suine e bovine. L’Associazione dell’industria tedesca della carne (VDF) e l’Associazione federale dei produttori tedeschi di salumi e prosciutti (BVWS) hanno attribuito il calo all’elevata pressione normativa, all’incertezza politica e all’aumento dei costi. Anche le esportazioni tedesche di carne e prodotti a base di carne sono state fortemente limitate nel 2023 a causa, tra le altre cose, della comparsa della Peste Suina Africana (PSA) in Germania. Molti Paesi Terzi hanno mantenuto i divieti sulle importazioni di carne suina tedesca. Il minor volume di animali destinati alla macellazione ha portato alla chiusura e alla vendita di stabilimenti.
L’industria manifatturiera, dominata anche da aziende di medie dimensioni, soffre gli oneri economici causati dagli elevati prezzi dell’energia e delle materie prime, dall’aumento dei salari e dalla carenza di manodopera. Questo aumento dei costi rende difficile per le aziende offrire i propri prodotti a prezzi ragionevoli. L’elevata inflazione degli ultimi anni, soprattutto nel settore alimentare, ha avuto un impatto significativo sul comportamento di acquisto dei consumatori. I macelli e gli stabilimenti di lavorazione sono molto preoccupati anche per le possibili conseguenze delle varie norme già attuate in Germania o la cui introduzione è attualmente in discussione. VDF e BVWS si oppongono inoltre all’aumento del prezzo degli alimenti di origine animale attraverso una tassa per finanziare l’animal welfare (fonti: VDF e BVWS/ Germania, v-d-f.de – wurstproduzenten.de).


Francia: sviluppata un’etichettatura specifica per il benessere dei prodotti di origine animale

L’etichettatura per informare i consumatori sul benessere degli animali allevati per la produzione alimentare sta aumentando in Europa. Tuttavia, i criteri utilizzati variano notevolmente da un’etichetta all’altra. L’Unione Europea sta valutando la possibilità di creare un’etichettatura armonizzata. In questo contesto, l’ANSES, Agenzia francese per la salute e la sicurezza alimentare, ambientale e sul lavoro, ha effettuato una valutazione tramite esperti per offrire agli attori del settore zootecnico una base scientifica su cui sostenere questa etichettatura. Nelle sue linee guida, l’Agenzia raccomanda di adottare un sistema con cinque livelli di benessere, da A, il migliore, a E. Il livello E corrisponde al rispetto esclusivo dei requisiti imposti dalla legislazione europea sul benessere degli animali, siano essi relativi alla sistemazione, al trasporto o alla macellazione. Questa classificazione, facilmente comprensibile per il consumatore, dovrebbe anche aiutare i produttori a migliorare progressivamente la considerazione del benessere degli animali.
La maggior parte delle etichette esistenti sul benessere degli animali tiene conto solo dei metodi di allevamento e dei mezzi implementati per migliorarli. Per questo motivo il gruppo di lavoro ANSES raccomanda che gli indicatori da valutare si riferiscano principalmente allo stato di benessere dell’animale, basandosi cioè su misurazioni effettuate sull’animale stesso. Un’altra delle sue specificità è quella di tenere conto non solo delle condizioni di vita degli animali destinati alla produzione alimentare ma deve includere anche quella degli animali di selezione-moltiplicazione. Nel caso in cui le informazioni sugli antenati non siano disponibili, gli esperti ritengono che i prodotti non dovrebbero essere classificati a un livello superiore al livello C (fonti: anses.fr – 3tre3.it).


USA: avanzano i divieti sulla carne artificiale

Gli Stati Uniti iniziano a vietare la carne artificiale di laboratorio: nelle ultime settimane prima la Florida, l’Alabama poi, hanno approvato leggi che ne vietano la produzione e la vendita. In Alabama, il governatore Kay Ivey ha firmato il decreto il 7 maggio scorso: la legge rende illegale la produzione, la vendita e la distribuzione della fake meat o carne da laboratorio e, in caso di violazione, prevede fino a tre mesi di carcere, la revoca della licenza nel caso si tratti di uno stabilimento alimentare e una multa di 500 dollari. Tra gli Stati che si dicono pronti a schierarsi dalla parte del no alla carne finta con una legge ci sono anche Arizona, Tennessee e Texas. «La legge che vieta la carne coltivata è una mossa sconsiderata che ignora gli esperti di sicurezza alimentare e la scienza, soffoca la libertà di scelta dei consumatori e ostacola l’innovazione americana», ha dichiarato in proposito Sean Edgett, responsabile legale dell’azienda Upside Foods, che ha anche lanciato una petizione in risposta alla misura approvata in Florida, incoraggiando i cittadini a “dire ai politici che non possono controllare ciò che mangiano e a sostenere l’innovazione alimentare” (fonte: EFA News – European Food Agency).



Carni rosse britanniche un’ottima annata: export in continua crescita

È un momento molto positivo per l’industria britannica della carne rossa secondo l’Agriculture e Horticulture Development Board (AHDB), l’ente inglese che collabora con il Governo e l’industria delle carni per sviluppare opportunità internazionali per questo prodotto. Le ultime statistiche di HMRC (His Majesty’s Revenue and Customs) hanno evidenziato che, nel 2023, le esportazioni di carne dal Regno Unito ammontavano a 1,7 miliardi di sterline, trainate principalmente dalla forte domanda di agnello britannico sui mercati internazionali. Ed è proprio l’Europa il principale mercato di destinazione della carne d’Oltremanica: il valore totale delle spedizioni di carne rossa verso l’UE durante il periodo è aumentato del 2% su base annua, pari a 1,3 miliardi di sterline.
A fare da capolista in fatto di importazioni di carne ovina è la Francia, che rappresenta il mercato di destinazione più importante del Regno Unito, con un export in aumento del 23% a valore e del 23% a volume su base annua. Segue la Germania, con esportazioni in crescita del 15% a valore e del 12% a volume. Anche l’Italia ha giocato un ruolo cruciale: le importazioni di carne ovina dall’UK nel 2023 sono aumentate del 37,42% rispetto all’anno precedente, passando da 2.656 a 3.650 tonnellate. Un dato che indica un significativo aumento nella domanda di agnello britannico sul mercato italiano nel corso di un solo anno e che conferma il Belpaese essere un mercato strategico per l’industria delle carni d’Oltremanica.
«Le esportazioni di carne ovina sono state senza dubbio un successo straordinario del 2023, guidate dalla domanda proveniente da mercati ad alto valore in Europa e dai mercati in via di sviluppo dell’Africa occidentale, come il Ghana e la Costa d’Avorio» ha dichiarato Jonathan Eckley (in foto), responsabile dello sviluppo del commercio internazionale di AHDB.
Se lo scorso anno le esportazioni di carne ovina hanno prosperato, però, quelle di carne bovina hanno registrato un calo del 15% a volume e del 9% a valore, situazione dettata dalla forte domanda interna, ma dalla debole domanda proveniente dall’Europa. In Italia le importazioni di manzo britannico lo scorso anno si sono mantenute all’incirca sui volumi del 2022: 3.256 sono state le tonnellate di carne bovina importata contro le 3.206 dell’anno precedente, registrando in questo modo un incremento di +1,56%. «L’Italia si conferma un mercato importante per noi — puntualizza Eckley — perché il consumatore italiano è consapevole della qualità con un’attenzione particolare alla provenienza e alla sostenibilità, tutte caratteristiche che la carne britannica può offrire».
AHDB, che da oltre 20 anni promuove le carni ovine e bovine inglesi in Italia, ha obiettivi chiari per il 2024. «Vogliamo continuare a presidiare il mercato italiano e portare avanti le buone performance conquistate lo scorso anno» conclude Eckley. «Per noi sarà fondamentale mantenere le relazioni con i numerosi partner e clienti che in tutti questi anni ci hanno dimostrato fiducia e collaborazione».

>> Link: ahdb.org.uk/exports/meat


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