Dino Villani (1898-1989), pubblicitario, pittore, incisore e critico d’arte, in Italia è considerato l’inventore della cosiddetta comunicazione integrata (slogan, valorizzazione del prodotto, azione di sostegno dei media, NdR). Nasce a Nogara, nel Veronese, e nella giovinezza vive a Suzzara, nel Mantovano. Nel 1930 si trasferisce a Milano dedicandosi all’attività che gli procura il successo, la pubblicità, collaborando coi grandi cartellonisti dell’epoca: Gino Boccasile, Marcello Dudovich e Leonetto Cappiello. Nel 1934 diviene direttore pubblicità della società dolciaria Motta: suo è il celebre logo della “M”. Proprio qui, con l’obiettivo di non interrompere l’attività produttiva alla fine della stagione dei panettoni natalizi, utilizzando una pasta analoga e gli stessi macchinari, inventa un nuovo dolce primaverile, la Colomba di Pasqua, che in breve tempo si impone nella tradizione nazionale. Dal 1938 amplia la sua attività, inventa il Concorso Miss Italia, il Premio Suzzara, intraprende un’attività di docenza presso l’Università Bocconi e, nel 1953, chiamato dal giornalista Orio Vergani, è tra i fondatori dell’Accademia Italiana della Cucina1, nata con lo scopo di promuovere la cultura culinaria nazionale all’estero, che nella primavera del 1964 affianca con i Ristoranti del Buon Ricordo.
Sulla Colomba pasquale si dicono e si leggono tante cose e per questo motivo abbiamo ritenuto interessante intervistare il diretto interessato.
Leggende e storia della Colomba moderna
Gentile Dino Villani, a lei si attribuisce l’invenzione della Colomba, uno dei dolci tradizionali più consumati durante la festività pasquali. Come docente e accademico, invece, qual è il suo parere sulle leggendarie origini di una Colomba come dolce pasquale?
«Vecchia storia è quella che, quando un’invenzione ha successo, vi è sempre qualcuno che interviene dicendo ma io, o qualche altro, l’ha detto o fatto prima. Indubbiamente non una, ma mille e mille volte una donna di casa, un panettiere o anche un pasticcere nei giorni antecedenti la Pasqua hanno fatto un biscotto o una torta a forma di colomba, soprattutto se si trattava di una Pasqua speciale. Un fatto occasionale che è ben diverso da una produzione organizzata, sistematica e a tutto tondo, dalla forma, nome, composizione dolciaria e, soprattutto, diffusione. Per fare un esempio: chi ha inventato l’automobile? Tanti hanno costruito un triciclo o un quadriciclo con un motore, ma il vero inventore dell’automobile è stato Henry Ford che per primo ha dato l’automobile a tutti, come ho fatto io con la Colomba Motta».
Certamente conoscerà la leggenda che vede protagonista il re Alboino e quella sul monaco irlandese San Colombano…
«Sono due belle leggende, che riguardano, la prima, un evento occasionale e, la seconda, un miracolo, che avviene in un periodo, la Quaresima, nel quale non vi erano, a nostra conoscenza, leggi religiose sui cibi come quelle che sarebbero state discusse e stabilite nel Concilio di Aquisgrana dell’anno 817. Già che siamo in argomento, non vi è alcuna documentazione per l’evento, anche questo occasionale, che farebbe risalire l’origine della colomba alla battaglia di Legnano (29 maggio 1176). Oltretutto, in quell’anno, la Pasqua era già caduta il 24 aprile 1176».
Lei che nasce in territorio veronese, un tempo sotto la Repubblica Veneta della Serenissima, saprà senz’altro che, soprattutto a Verona, ma anche Vicenza, Treviso (proprio trevigiana è la probabile origine), nel periodo pasquale si prepara una focaccia con farina, zucchero, burro, lievito e uova. Sull’antichità di questa focaccia non vi sono dubbi, mentre una versione “a colomba” è incerta, anche se pare che a Verona esistesse già alla fine dell’Ottocento.
«Non nego quanto mi dice e posso solo aggiungere che dolci a forma di colomba in Italia sono ben conosciuti da tempi antichi, nessuno può negarlo. Ma, come ho già detto, si tratta di produzioni legate a eventi occasionali, mentre alla base della mia intuizione di progettare e soprattutto far realizzare un prodotto ben definito e di largo consumo».
Grande è stato nel tempo il successo di quella che possiamo definire la sua Colomba. Come giudica la comparsa successiva di colombe di altre marche, prima tra tutte quella della ditta Vergani?
«Non deve sembrare strano, ma non mi è dispiaciuto, anzi, sono rimasto contento che altri abbiano seguito la strada da me iniziata a metà degli anni ‘30, dimostrando, proprio nel 1944 in piena guerra, l’importanza di un buon dolce capace di dare piacere e soprattutto fiducia. Mi riferisco proprio ad Angelo Vergani, che in un piccolo laboratorio di pasticceria a Milano, in Viale Monza, fonda un’azienda nella quale produce colombe, e poi anche alle altre ditte che contribuiranno a fare della Colomba di Pasqua un dolce che anche all’estero segnala un’identità italiana».
Come partecipante alla fondazione dell’Accademia Italiana della Cucina, qual è il suo giudizio sull’industrializzazione della cucina e, soprattutto, l’invenzione di nuove ricette, piatti e denominazioni gastronomiche?
«La cucina e la pasticceria per essere vitali devono interpretare e soddisfare le richieste, anche inconsce, di una società in continuo e sempre più rapido cambiamento, incessantemente avida di novità e varietà che solo un’industria può dare con prodotti nuovi e anche reinterpretando prodotti e modelli antichi e tradizionali. Sotto questo aspetto la colomba può essere considerata anche un’interpretazione pasquale del panettone natalizio».
Prof. Em. Giovanni Ballarini
Università degli Studi di Parma
Nota
Dino Villani, oltre che uno dei fondatori, fu a lungo presidente dell’Accademia Italiana della Cucina. In sua memoria è stato istituto un premio, il “Premio Dino Villani”, attribuito a coloro “che si distinguono nella valorizzazione dei prodotti alimentari italiani con alti livelli di qualità”.
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