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Organizzazione Produttori Vongola di Goro

e/kg) occupandosi comunque di tutto, dall’allevamento del seme con zone nursery al prodotto finito. «Non si poteva fare altrimenti — evidenzia Sandro Suncini, presidente della O.P. Vongola di Goro — dal mettersi assieme. E dovevamo farlo prima. In realtà, così come tutta la venericoltura alto adriatica, versavamo in un tale stato di difficoltà che fare squadra è diventata una necessità».

Nella Sacca di Goro e Gorino lavorano circa 1.300 pescatori. Parliamo di vongole veraci (le filippine bivalvi per capirci) la cui pesca nel ferrarese vale da sola il 50% circa della produzione italiana. 87.000 i quintali raccolti e venduti nel 2011 dal solo Copego – Consorzio Pescatori di Goro (realtà pluridecennale che con tutto il pescato locale ha fatturato lo scorso anno 50 milioni di euro e che conta 576 soci e 70 dipendenti) vero e proprio braccio commerciale operativo della O.P. e anch’essa presieduta da Suncini. «Come Consorzio abbiamo 5 linee di confezionamento di molluschi e una per il sottovuoto. Considerato che ad oggi — evidenzia Suncini — siamo al 70% circa della capacità produttiva della nostra sacca, e che la nostra laguna è così particolare e così diversa dalle altre che le vongole maturano in otto mesi circa quando ad altre zone ci vogliono anche due anni, i margini per un’ulteriore crescita ci sono tutti. Inoltre, le vongole di Goro resistono mediamente di più delle altre ed hanno una vitalità maggiore».

Perché è così particolare la vostra laguna? «Perché il Po garantisce un apporto completo e variegato di nutrienti, e perché operiamo all’interno di un parco naturale controllatissimo dalle strutture sanitarie competenti e perché il fondale, complice lavori di ripascimento affrontati nel 2008, sembra fatto apposta per la venericoltura». Le vongole pescate vengono destinate per il 53% circa alle esportazioni, in particolare Spagna e Germania. Altro punto di forza, secondo Suncini, ed elemento su cui indugia particolarmente l’O.P. è la tracciabilità garantita e completa fino al singolo pescatore e alla zona di stabulazione e raccolta, autorizzata su concessione del Consorzio. «Su questo puntiamo molto — sottolinea — perché il nostro obiettivo è quello di garantire la qualità della vongola di Goro sui mercati con un vero e proprio disciplinare di produzione. Intendiamo distinguerci. Siamo convinti di avere un prodotto eccellente, migliore di altri e per questo orientare il consumatore a cercare sul depurato il brand “Vongola di Goro” è uno dei nostri obiettivi, insieme a quello di riuscire, quanto prima, a commercializzare confezioni sottovuoto di vongole con a fianco una vaschetta di sugo pronto».

In attesa dell’investimento in comunicazione e marketing che il Consorzio dovrà sostenere in futuro per rafforzare il marchio “Vongola di Goro”, e che si preannuncia piuttosto ingente, i canali della Gdo che al momento propongono la vongola di Goro sono Mercadona in Spagna, e Carrefour, Auchan, Conad, Marr, Metro in Italia. «In un prossimo futuro contiamo di lavorare anche con altre catene della GDO, tra cui Coop Italia, e sicuramente apriremo un canale specifico con la ristorazione». 

Che l’offerta debba essere proporzionale alla domanda e non fuori controllo per mantenere la stabilità dei prezzi (motivo per cui, secondo Andrea Ricci, vicepresidente O.P., «sono andate in crisi le Cooperative che al di fuori di una strategia di squadra ad interesse condiviso svendevano il prodotto»), lo conferma uno studio recente dell’Università di Ferrara: sotto i 3 euro/kg i pescatori sono destinati a rimetterci. «Andando avanti per troppo tempo con 1,80 euro/kg o addirittura 1,50 — sottolinea Ricci — abbiamo finito per impoverire gli impianti, trovandoci senza seme che abbiamo dovuto comperare in altre zone. Finalmente abbiamo capito e ci siamo riuniti in O.P. Prima si adoperava un setaccio per raccogliere vongole di 15 mm, adesso ci siamo standardizzati sui 16 mm, ottenendo per tutti quanti più peso e maggiore qualità. Inoltre, ci stiamo organizzando attraverso un più rigido controllo delle quantità pescate per ottenere una raccolta omogenea tutto l’anno e per gestire al meglio le concessioni nell’interesse di tutti i pescatori».

L’intera superficie è suddivisa in campi, ognuno dei quali presenta diversa metratura, diverse caratteristiche idrodinamiche e morfologiche e, come conseguenza di queste ultime, una diversa produttività. Il Consorzio Pescatori di Goro, coadiuvato dal Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Ferrara, organizza almeno tre volte all’anno una serie di sondaggi finalizzati alla determinazione della consistenza della popolazione di vongole presenti nella concessione. I dati che ne scaturiscono permettono di elaborare diverse strategie riguardo lo spostamento da zone ad elevata densità ad altre ritenute più idonee, la semina del novellame e la preparazione dei fondali per la semina stessa. Ogni giorno sul sito del Copego, che cura la commercializzazione delle vongole conferite dalla O.P., vengono divulgate le analisi dei parametri chimico-fisici dell’acqua nella quale vengono pescati e depurati i prodotti. Attualmente gli allevamenti dediti alla molluschicoltura occupano circa 10 km2 dei 27 totali.

Se l’allevamento della vongola verace filippina rappresenta la produzione più importante, non bisogna dimenticare la mitilicoltura che si attua mediante impianti fissi di cozze in sospensione (long line in mare aperto) e l’attività di mitilicoltura su fondale sia in allevamento che su banco naturale. L’attività di mitilicoltura consente una produzione annua di circa 40.000 quintali. Le sperimentazioni sulla riproduzione dei molluschi, realizzate in collaborazione con l’Università di Ferrara, risalgono agli anni Settanta ed Ottanta del Novecento. L’attività si svolge complessivamente su 620 ettari di allevamenti di vongole veraci nella Sacca di Goro e circa 1.100 ettari per i mitili, presenti sia in Sacca sia al largo dello Scanno di Goro.


Gian Omar Bison



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