La storia dell’allevamento bovino italiano per la produzione della carne è intimamente legata all’ANABIC l’Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani da Carne, con sede a Perugia che celebra quest’anno il suo sessantesimo anniversario.
La storia dell’allevamento bovino italiano per la produzione della carne è intimamente legata all’ANABIC l’Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani da Carne, con sede a Perugia che celebra quest’anno il suo sessantesimo anniversario.
Nel 1961 gli allevatori delle razze tipiche dell’Italia centrale (Chianina, Marchigiana e Romagnola) decisero di riunirsi in un’unica Associazione per avviare un percorso di miglioramento genetico che esaltasse le caratteristiche peculiari di queste razze. Ad essi, dopo qualche anno si riunirono nell’ANABIC anche gli allevatori delle razze “rustiche” Maremmana e Podolica.
L’agricoltura e la zootecnia erano in quei tempi la fonte di sostentamento e di reddito di gran parte della popolazione italiana. Oggi la situazione è profondamente cambiata ma, l’allevamento delle razze bovine autoctone da carne, presente in oltre 5300 allevamenti di 17 regioni italiane (in particolare del Centro-Sud) è ancora vivo e rappresenta un importante presidio per la biodiversità, un baluardo di italianità e una garanzia di sostenibilità da annoverare tra i gioielli del nostro Paese.
Anche di fronte alla sfida epocale verso un mondo più sostenibile e più rispettoso dell’ambiente, l’allevamento bovino delle razze autoctone italiane si pone all’avanguardia.
Basti pensare che oltre il 70% degli allevamenti aderenti all’ANABIC lasciano gli animali al pascolo per tutto o gran parte dell’anno, che l’80% vivono in zone montane o svantaggiate del Centro e del Sud Italia, che, grazie all’allevamento estensivo, il livello di benessere degli animali è elevatissimo e l’uso di antibiotici ridotto quasi a zero.
Ma anche sul piano della trasparenza e della sicurezza alimentare, l’ANABIC ha messo in campo un progetto unico a livello nazionale ed europeo, con la costituzione delle Banca del DNA di tutti gli animali delle razze Chianina, Romagnola, Marchigiana, Maremmana e Podolica iscritti al Libro Genealogico.
Dai tempi della crisi della “mucca pazza” infatti sono stati raccolti campioni biologici di oltre 500.000 animali, grazie ai quali è possibile ricavare ogni informazione di carattere tecnico, genetico, scientifico anche ai fini di una efficiente tracciabilità della filiera di produzione della carne italiana. Un patrimonio di immenso valore a disposizione degli operatori, del mondo scientifico ed a garanzia di cittadini e consumatori.
L’ANABIC, nella sua veste di Ente per il miglioramento genetico dei bovini da carne, guarda con vivacità anche al raggiungimento di altri traguardi sulla sfida della sostenibilità: ha avviato ad esempio, una ricerca per l’individuazione e lo studio di animali con profili genetici ancora più “green”, attraverso l‘analisi della microflora del rumine, responsabile della emissione di metano al fine di selezionare quelli che presentano minori emissioni.
Insomma sessant’anni di attività al servizio degli allevatori portati bene e con gran voglia di continuare affinché anche le razze bovine italiane da carne siano protagoniste di un futuro sempre più “green” e più sostenibile.
ANABIC
www.anabic.it