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Consorzio del Prosciutto Toscano Dop, nel 2023 la produzione cresce del 10%

Prosegue la risalita post Covid, con una previsione di 340mila prosciutti marchiati ma preoccupa l’aumento delle materie prime, il presidente Viani: “Rincari fino al 13,5%”

07, Dec 2023

Una crescita produttiva ad oggi del 10% con una previsione di 340mila prosciutti marchiati, nonostante le difficoltà legate ai maggiori costi della materia prima, aumentati in media del 13,5% in un solo anno. È un 2023 che si chiude in crescendo per il Consorzio del Prosciutto Toscano Dop, in un trend positivo destinato ad aumentare con le festività Natalizie, storicamente vero e proprio periodo di boom delle vendite con ordini già in linea rispetto a quelli del 2022.

Il Consorzio, che racchiude 19 aziende toscane produttrici della Dop, ha infatti confermato la ripresa post Covid, pur rimanendo sotto la soglia record dei 400mila prosciutti marchiati pre-pandemia. Una motivazione da ricercare anche e soprattutto nella crisi della materia prima, come ribadito da Fabio Viani, presidente del Consorzio del Prosciutto Toscano Dop: “Nonostante la crescita del prodotto, come testimoniano i dati sulla produzione relativa al 2023, continua a preoccupare l’aumento dei costi riguardanti la materia prima, aggravata dalla recente inflazione che ha coinvolto l’intero Paese. È un problema che coinvolge l’intera filiera: l’allevatore deve far fronte a diversi rincari, dall’alimentazione al welfare dell’animale, fino all’aumento dei costi energetici. La crescita della materia prima porta a una contrazione della produzione che a cascata si riversa sulle aziende, fino al consumatore finale. Ecco perché credo sia importante porre rimedio anche a livello governativo, calmierando i prezzi e intervenendo sulla tassazione”.

In ogni caso il Consorzio del Prosciutto Toscano, oltre all’altissima qualità che contraddistingue la Dop, si è impegnato a mantenere i prezzi stabili. Nonostante il costo dei suini sia cresciuto ad oggi del 13,5% (secondo i dati delle Commissioni Uniche Nazionali), il prezzo finale al consumo non ha subito lo stesso aumento in proporzione, sempre considerando che l’80% del prodotto finisce direttamente al banco gastronomia, quindi a strettissimo contatto con il cliente.


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