Un percorso del gusto che va a coinvolgere, da una parte, i ristoranti tipici che abbiano nel loro menu i marubini, e, dall’altra, tutti gli amanti della cucina, gli appassionati e i gourmet che vogliano intraprendere questo viaggio tra gusti e sapori tipici. L’iniziativa durerà fino al 25 di febbraio
Avete mai sentito parlare dei marubini? Se siete stati in Lombardia la tappa d’obbligo è a Cremona, dove vi aspetta un impasto di farina di grano duro e uova, ripieno di carne di manzo marinata con verdure o vino rosso, con aggiunta di carne di vitello arrostita con burro e profumata con salvia o rosmarino. Al posto del vitello si può usare la carne di maiale spruzzata di vino bianco. Si aggiunge anche Grana Padano DOP e noce moscata. In alcune zone si usa, al posto della carne di vitello o maiale, il “pistum” (impasto di salame cremonese).
Ogni marubino è di per sé un viaggio, un’immersione nei sapori di un territorio racchiusi in uno scrigno di pasta. Per rendere questo percorso una vera e propria esperienza, è in partenza Il Cammino del Marubino, un itinerario alla scoperta del piatto tipico di Cremona.
Liberamente ispirato al celeberrimo Cammino di Santiago, l’iniziativa, in partenza da metà gennaio e che durerà fino al 25 di febbraio, coinvolgerà 24 ristoranti ubicati nella provincia di Cremona. Chiunque vorrà prenderne parte, potrà gratuitamente presso l’info point in Piazza del Comune a Cremona e nei ristoranti stessi l’apposito Passaporto del Marubino, con il quale potrà intraprendere il suo pellegrinaggio. Ogni pellegrino potrà recarsi presso i ristoranti coinvolti e consumare un piatto di marubini, dopodiché presenterà alla cassa il proprio passaporto, che verrà così validato con il timbro del locale, a testimoniare il suo passaggio per quella tappa del percorso. L’obiettivo è collezionare quanti più timbri possibili, andando così a scoprire le tante ricette e versioni dei marubini proposti nei vari ristoranti cremonesi.
L’iniziativa si inserisce all’interno degli eventi in programma in occasione della fiera enogastronomica Il BonTà (24-26 febbraio 2024 presso CremonaFiere), durante la quale si terrà la cerimonia della consegna delle compostele, le iconiche pergamene ricevute da chi conclude il cammino giungendo a Santiago, a tutti coloro che abbiano collezionato almeno dieci dei timbri presenti sul passaporto. Il viaggio nel gusto e nella tradizione cremonese parte dall’assaggio del primo marubino, ma si perfeziona solo completando Il Cammino del Marubino.
Il marubino
La realizzazione del marubino è abbastanza laboriosa: si inizia con la preparazione della carne per il ripieno. La carne di manzo, prima di essere brasata o stufata, deve marinare per 10 ore circa con le verdure, mentre la carne di vitello deve arrostire in padella con burro e olio e profumata con salvia e rosmarino. La carne di maiale invece deve cuocere in un tegame con una spruzzata di vino bianco. Dopodiché tutte le carni devono essere macinate. La pasta invece si ricava lavorando per circa 15 minuti farina di grano duro e grano tenero, uova e olio di oliva.
I marubini possono essere serviti asciutti o cotti nei “tre brodi” tradizionali, ottenuti mettendo in acqua fredda pollo (cappone o gallina), manzo, carne di maiale o salame da pentola e verdure. I marubini, o marubéen (probabilmente da marù = castagna, per via della forma e delle dimensioni, simili a quelle dei marroni) in genere vengono preparati per essere portati a tavola durante le festività natalizie o durante banchetti speciali.
La tradizione narra che, nel lontano 1414, il Signore di Cremona, Cabrino Fondulo, invitò a Cremona il Papa e l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, con l’intento di scaraventarli giù dal Torrazzo. Durante uno sfarzoso e cinico banchetto in loro onore, fece servire no straordinario piatto in brodo, i Marubini di Mubone. Caso volle che quei marubini furono oggetto di grandi complimenti da parte dei due ospiti ignari del loro futuro. Il ringraziamento spassionato per quel piatto fece quindi cambiare idea al despota, che rinunciò ai suoi intenti.
Nel 2003 alcuni membri dell’Accademia della Cucina Italiana hanno definito con atto notarile la nascita della ricetta intorno al 1500.